Angelo Maria Ricci: differenze tra le versioni

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'''Angelo Maria Ricci''' (1776 – 1850), poeta italiano.
 
*''Odi gentil ronzio, | Che vien dalla foresta , | Un [[Ape]], o Nice , è questa | Che va predando i fior. | Copri col tuo grembiale | Le guancie ruggiadose, | Potria da quelle rose | Sugger più dolce umor''. (da ''Idillii'', citato in ''Efemeridi letterarie di Roma'', 1822)
 
==''Italiade''==
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===Citazioni===
*{{NDR|In argomento}} A' nostri tempi la [[Filosofia]] che chiede ragione di tutto, la [[Politica]] che mentisce sull'interesse universale, e la polvere da cannone, onde furono estinti i prodigj del valor personale, hanno esauriti i fonti della Epopea. La sola [[Cattolicesimo|Religione Cattolica]] può in oggi dar nobile subbietto di macchinismo all'invenzione d'un poema.
*''[[Italia]] Italia, ah non mi dir che dura | Memoria il canto mio ti rinnovella , | Forme e leggi cangiando e non ventura | Sorgesti in ogni forma ognor più bella, | Tu del mondo ornamento, e di natura | Ponesti in ogni balza archi e castella, | E se stillan di pianto i lauri tuoi, | La sventura, e il valor fecer gli eroi''. (ottava 5, canto I)
*''Non sai quanti perigli in uno involve | Sublime impresa, che dal ciel non scende, | Non sai che il trono è vil mucchio di polve, | Che dal soffio di Dio mal si difende.... | Non sai che il mondo i più felici assolve, Che volge il dorso a chi dall'alto scende... | Non sai. .. deh tu col senno, e col consiglio | Compagno al genitor ti mostra e figlio. . . || Qual Dio, qual man dirigerà quell'asta | Che il padre tuo contro gli altari ha spinto ? | Forse avversa la terra a lui non basta, | Che il cielo istesso a provocar s'è accinto.. . ? | Oh Dio qual crudo nembo a lui sovrasta , | Sia pur che torni o vincitore, o vinto.. . | Oh patria... oh figlio., oh re, questa è la meta | D'un età che sperai finir più lieta. ..'' (ottava 52-53 canto I)
*''Pel fior degli anni tuoi, per la pudica | Sposa in cui si confonde il tuo destino , | Pe' cari genitori , o figlio , lungi | Sien l'armi» e in pace i giorni lor raggiungi''. (ottava 54, canto I)
*''Dov'è quel [[Carlo Magno|Carlo]] , che d'Europa il pondo | Libra e corregge nell'immensa mole, | Germe sublime d'arbore fecondo., | E d'Ibera eroina inclita prole : | Ne' suoi be' giorni si raddoppia il mondo, | Nè mai tramonta ov' egli impera il sole , | Poichè aggiunti i materni ai patrii regni | Lo scettro stende oltre gli Erculei segni''. (ottava 33, canto III)
*''Ferve nel quarto cerchio opaco smalto, || Che qual sull'[[Etna]] ardente e bolle e fuma, | Sol che più ratto e liquido dall'alto | Volvesi, e non s'impietra o si consuma: | Ivi sta l'[[Ira]]; di bollente asfalto | Tinge i suoi ceppi e di viperea spuma, | E mentre cieca si dimena e scoppia, | Ne' suoi lacci s'intrica, e gli raddoppia''. (ottava 35, canto VI)
*''Rosso vapor n'uscia per l'aura fuora , | Come il [[Vesuvio|Vesevo]] dall'ignito grembo | Spesso manda un vapor, che dell'aurera | Talor si perde nel rosato lembo : | Lucid'alme spedite ad ora ad ora | Vedeansi trasparir tra 'l roseo nembo | E galleggiando per lo ciel sereno | Salian quasi faville al sole in seno... '' (ottava 59, canto VI)
*''Qual sovra i cieli entrambe ergon fiammante | Triangolar Piramide infinita .... | Un atomo è il creato a Lei davante, | Un lampo il sole, un palpito la vita . . . | L'immensa eternità solo un istante | Che a quel centro s'aggira, ond' è partita . . . | Della Triade increata è questo il Trono | E in tre voci vi suona — lo son chi sono. || Stassi il Padre , il Figliuolo , e il Divo Amore | In un distinti, e l'uno all'altro eguale . . . | Ma chi fissar potrebbe in quel fulgore | L'occhio che il sole a sostener non vale; | Bench' egli porti del divin Fattore | Poche faville in debil vase e frale, | Come raggiunger può chi tanto splende | La mente che se stessa non comprende ?'' (ottava 74-75, canto VI)
*''Sei giorni, e sei trascorsi erano appena, | Quando di [[Carlo Magno|Carlo]] apparver gli stendardi, E come allor che il torbid'austro mena | In pigra calma i gravi nembi e tardi; | Corrono a prevenir con varia lena | L' atro foriere i nuotator gagliardi, | Così di speme disperata accesi | Corrono all'armi i difensòr [[Pavia|Pavesi]] || Tutta in campo apparia già l'oste intera, | Che i larghi fossi in duplice intervallo | Disponea d'ogni intorno, e la trinciera, | E i gravi arieti approssimava al vallo : | Qual forse ad Ilio sovrastava altera | L' infausta mole del fatal cavallo , | Ed accennando da vetusti merli, | Pendean le spose italiche a vederli''. (ottava 25-26, canto VII)
*''Ov'è giudice [[Iddio]], sempre è la vita ''. (ottava 56, canto IX)