Émile Littré: differenze tra le versioni

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==[[Incipit]] di ''Parole di filosofia positiva''==
Male si apporrebbe colui che, enunciando il nome della Filosofia positiva, credesse di risvegliare senz’altrosenz'altro, nell’animonell'animo degli uditori, la precisa nozione di essa. Finora, il saperne qualche cosa è una rarità, – anche nel genere di coloro (e sono molti, la Dio mercè, a’a' dì nostri) che volontieri ne parlano<ref>Io penso che l’Autorel'Autore abbia diretto questo rimprovero ai soli francesi. Devo però confessare che, durante il 1868, vidi sorgere qua e là, anche nell’Italianell'Italia nostra, il mal uso di lodare e biasimare la filosofia ''positiva'', senza troppa cognizione di causa. Il che appunto mi dispose a tradurre questa Operetta, – ''nella quale si vanno a parte a parte esaminando le note caratteristiche del Positivismo, le condizioni civili onde esso nacque, e i servigi che da noi richiede, e quelli che presta in generoso ricambio''.<br>
Esposi, com’eracom'era debito, al signor Littrè, il mio divisamento, non senza accennargli, per altro, che io dissento in certe questioni da lui, e che, se mi dava licenza di pubblicare la ''traduzione'', vi avrei, col suo beneplacito, aggiunto qualche nota in forma di critica. Or vedasi in che modo egli rispose (Lettera 22 marzo 1869) alla duplice istanza.<br>
«Amico del libero esame, io volontieri incontro le censure d’altruid'altrui – le vostre, o signore, aggradirò quale materia di riflessione e di studio.... Traducete quindi le mie ''parole'', giacchè di tanto vi sembrano degne: – rifondetele nel sacro idioma di codesta Italia, miniera d’opered'opere insigni, – fra le quali usa ricorrere sì spesso il mio pensiero, ad istruirsi, e a deliziarsi.» Modestia, cortesia, e dignitá, rivelatrici di un’animaun'anima illustre.<br>
Oh! se v’hannov'hanno francesi detrattori d’Italiad'Italia, ce ne compensa ad usura la categoria sublime degli Hugo, dei Favre, e dei Littrè.</ref>.
 
==Note==