Sándor Márai: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*La [[follia]] non ha scopo. Il folle fa qualcosa, lo fa senza scopo né motivo, così perché lo può fare: si cava i denti con un chiodo arrugginito, o si mette a urlare parole senza senso, in un dialetto norvegese magari. (pag. 80)
 
* Si può entrare in contatto con le persone anche senza parlare.[...] c'è un modo di entrare in contatto tra esseri umani più percettivo e affidabile della parola, fatto di sguardi, silenzi, gesti e messaggi ancora più sottili; è il modo in cui un essere umano nel suo intimo risponde al richiamo di un altro, quella silenziosa complicità che nel momento del pericolo dà alla muta domanda una risposta più inequivocabile di qualsiasi confessione o argomentazione, e il cui senso è semplicemente questo: io sono dalla tua parte, anch'io la penso così, condivido la tua preoccupazione, noi due siamo d'accordo... (pag. 91)
 
*Gli [[ebrei]] sono esseri umani. [...] quindi ce ne sono anche di orgogliosi. Poi ci sono quelli avidi, quelli golosi, lascivi e anche ladri. Tra di loro c'è a chi piace imbrogliare il prossimo, e ce ne sono altri che mentono. Ma gli ebrei sono così perché sono esseri umani. [...] di ebrei ce ne sono tanti tipi. Chi crede che siano tutti uguali non li conosce. Gli ebrei non sono fatti tutti allo stesso modo. [...] Dire gli ebrei è una generalizzazione, proprio come se dicesse i cristiani. Ci sono ebrei e ci sono cristiani, e l'origine, a religione, lo stile di vita, la razza di sicuro comportano tanti tratti comuni... Ma gli ebrei differiscono gli uni dagli altri più di quanto non si assomiglino. (pagine 113-115)
 
{{NDR|Sándor Márai, ''Liberazione'' (''Szabadulás''), traduzione di Laura Sgarioto, Adelphi Edizioni, Milano 2008}}
 
== ''L'isola''==
===Citazioni===
*Non esiste alcun fine. È questo l’aspetto divino, grandioso della concezione, questa mancanza di scopo.
*Era ovvio che sarebbe potuto partire per questo viaggio soltanto rinunciando a ogni bagaglio superfluo, da solo. Quando si fanno esperimenti con sostanze esplosive sconosciute non si portano con sé in laboratorio i propri familiari.
*La gente si accontenta della superficie, di quei segni convenzionali che può scambiarsi senza pericolo, dell’assaggio, e resta assetata per tutta la vita.
*Ma che strani movimenti, i movimenti dell’amore! Per chi li osservi da fuori, che cos’altro può essere questo mordersi, abbrancarsi, afferrarsi per il collo, questo disperato battere con i pugni, con le unghie e con i denti sulla porta chiusa, questo rabbioso frugare in un corpo estraneo, che cos’altro può essere se non una grande scena di collera, una punizione, una resa dei conti?
 
{{NDR|Sándor Márai, ''L'isola'' (''A sziget''), traduzione di Laura Sgarioto, Adelphi Edizioni, Milano 2007}}
 
== [[Incipit]] di alcune opere==