Raniero Cantalamessa: differenze tra le versioni

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{{intestazione|Intervista alla trasmissione ''A sua immagine'', Rai Uno, 28 novembre 2009}}
*A tredici anni io ho sentito la chiamata del Signore e con una chiarezza tale che non ho mai potuto dubitare nel resto della mia vita; è una grazia straordinaria.
*{{NDR|Su [[Giovanni Paolo II]]}} Alle volte mi lasciava sbigottito la sua umiltà. Diceva: «oggi ci ha spiegato tante cose», oppure: «pubblichi presto quello che ci ha detto oggi». Ma un aneddoto io lo ricordo sempre e lo devo raccontare: la prima volta che ho predicato in San Pietro, appena ho cominciato a parlare mi sono reso conto che dovevo parlare lentamente perché c'era un'eco nella basilica, però parlando lentamente durai dieci minuti più del previsto e il prefetto della Casa Pontificia — che era un vescovo, a quel tempo — era un po' nervoso, ogni tanto guardava l'orologio, perché dopo, come si sa, il Papa deve presiedere la Via Crucis al Colosseo. Io non lo vedevo perché era di fianco, però il giorno dopo questo vescovo — lo hanno detto alcune suore — dopo la liturgia il Papa lo chiamò e sorridendo gli disse: «Quando un uomo ci parla in nome di Dio, non bisogna guardare l'orologio»
*{{NDR|Alla domanda: come prepari le prediche?}} La preparazione per la predica è una cosa un po' difficile da definire, perché c'è di mezzo un lavoro intellettuale ma c'è anche tanta ispirazione dall'alto: si ''riceve'' e magari alle volte in un baleno si ha un'idea, un seme, e poi da lì viene tutto il resto. È così che avviene l'ispirazione [[profeta|profetica]]. Io me la immagino così: è una goccia di fuoco che ti cade nella mente e che di colpo ti dà l'autorità di Dio. Non che io sia un profeta, ma quando si annuncia la Parola di Dio c'è, in un modo o in un altro, sempre un elemento di profezia: si parla, anzi, si ''tace'' e si lascia parlare Dio, perché il vero profeta — diceva uno scrittore ebreo — quando parla tace, perché in quel momento non è lui che parla.
*{{NDR|Sul passare del tempo}} Non c'è nostalgia, perché con il Signore si va sempre avanti. E poi c'è un'età crescente, cronologica, ma c'è anche un'età decrescente, spirituale, per cui si può ringiovanire invecchiando; anzi, secondo i Padri della Chiesa, la Pasqua cristiana dovrebbe servire proprio a ringiovanire, a far passare dalla vecchiaia alla gioventù, e io credo veramente di sperimentare che, con Gesù, si vive sempre una nuova giovinezza.