Giuseppe Fava: differenze tra le versioni

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'''Giuseppe Fava''' detto '''Pippo,''' (1925 - 1984) è stato uno, scrittore, un saggista, un giornalista, un drammaturgo, un pittore ed uno e sceneggiatore italiano.
[[Immagine:Giuseppe Fava.jpg|thumb|right|100px|Giuseppe Fava]]
'''Giuseppe Fava''' detto Pippo, (1925 - 1984) è stato uno scrittore, un saggista, un giornalista, un drammaturgo, un pittore ed uno sceneggiatore italiano.
 
*A che serve vivere, se non c'e'è il coraggio di lottare?
*Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali. tiene continuamente alrerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo.
*Palermo è sontuosa e oscena. Palermo è come Nuova Delhi, con le reggie favolose dei maharajà e i corpi agonizzanti dei paria ai margini dei viali. Palermo è come Il Cairo, con la selva dei grattacieli e giardini in mezzo ai quali si insinuano putridi geroglifici di baracche. Palermo è come tutte le capitali di quei popoli che non riuscirono mai ad essere nazioni. A Palermo la corruzione è fisica, tangibile ed estetica: una bellissima donna, sfatta, gonfia di umori guasti, le unghie nere, e però egualmente, arcanamente bella. Palermo è la storia della Sicilia, tutte le viltà e tutti gli eroismi, le disperazioni, i furori, le sconfitte, le ribellioni. Palermo è la Spagna, i Mori, gli Svevi, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini, non c'è altro luogo che sia Sicilia come Palermo, eppure Palermo non è amata dai siciliani. Gli occidentali dell'isola si assoggettano perché non possono altrimenti, si riconoscono sudditi ma non vorrebbero mai esserne cittadini. Gli orientali invece dicono addirittura di essere di un'altra razza: quelli sicani e noi invece siculi. (Giugnoda 1983 – [[''I Siciliani]]'', giugno 1983)
*La morte a Palermo è diversa, la morte violenta. Più profonda, più arcana e fatale. Esige contemplazione: una fila di sedie tutt'intorno al corpo insanguinato, in mezzo alla strada, e ai parenti seduti immobili, in silenzio, a guardare. I ragazzini immobili e attenti. La morte è spettacolo da non perdere. La morte ha sempre una ragione d'essere. A Palermo essa va meditata e capita. (Giugnoda 1983 – [[''I Siciliani]]'', giugno 1983)
*Non si puo'può chiedere a tutti di fare il lupo solitario.
 
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