Angelo Maria Ricci: differenze tra le versioni

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*''Dov'è quel [[Carlo Magno|Carlo]] , che d'Europa il pondo | Libra e corregge nell'immensa mole, | Germe sublime d'arbore fecondo., | E d'Ibera eroina inclita prole : | Ne' suoi be' giorni si raddoppia il mondo, | Nè mai tramonta ov' egli impera il sole , | Poichè aggiunti i materni ai patrii regni | Lo scettro stende oltre gli Erculei segni''. (ottava 33, canto III)
*''Ferve nel quarto cerchio opaco smalto, || Che qual sull'[[Etna]] ardente e bolle e fuma, | Sol che più ratto e liquido dall'alto | Volvesi, e non s'impietra o si consuma: | Ivi sta l'[[Ira]]; di bollente asfalto | Tinge i suoi ceppi e di viperea spuma, | E mentre cieca si dimena e scoppia, | Ne' suoi lacci s'intrica, e gli raddoppia''. (ottava 35, canto VI)
*''Rosso vapor n'uscia per l'aura fuora , | Come il [[Vesuvio|Vesevo]] dall'ignito grembo | Spesso manda un vapor, che dell'aurera | Talor si perde nel rosato lembo : | Lucid'alme spedite ad ora ad ora | Vedeansi trasparir tra 'l roseo nembo | E galleggiando per lo ciel sereno Salian quasi faville al sole in seno... '' (ottava 59, canto VI)
*''Qual sovra i cieli entrambe ergon fiammante | Triangolar Piramide infinita .... | Un atomo è il creato a Lei davante, | Un lampo il sole, un palpito la vita . . . | L'immensa eternità solo un istante | Che a quel centro s'aggira, ond' è partita . . . | Della Triade increata è questo il Trono | E in tre voci vi suona — lo son chi sono. | Stassi il Padre , il Figliuolo , e il Divo Amore | In un distinti, e l'uno all'altro eguale . . . | Ma chi fissar potrebbe in quel fulgore | L'occhio che il sole a sostener non vale; | Bench' egli porti del divin Fattore | Poche faville in debil vase e frale, | Come raggiunger può chi tanto splende | La mente che se stessa non comprende ? (ottava 74-75, canto VI)
*''Sei giorni, e sei trascorsi erano appena, | Quando di [[Carlo Magno|Carlo]] apparver gli stendardi, E come allor che il torbid'austro mena | In pigra calma i gravi nembi e tardi; | Corrono a prevenir con varia lena | L' atro foriere i nuotator gagliardi, | Così di speme disperata accesi | Corrono all'armi i difensòr [[Pavia|Pavesi]] | Tutta in campo apparia già l'oste intera, | Che i larghi fossi in duplice intervallo | Disponea d'ogni intorno, e la trinciera, | E i gravi arieti approssimava al vallo : | Qual forse ad Ilio sovrastava altera | L' infausta mole del fatal cavallo , | Ed accennando da vetusti merli, | Pendean le spose italiche a vederli. '' (ottava 25-26, canto VII)
==Bibliografia==
*Angiolo Maria Ricci, ''Idillii'', Nistri, Pisa 1822.