Macalda di Scaletta: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
citazione dalla Crònica de Ramon Muntaner
Etichetta: caratteri ripetuti
Riga 14:
*{{NDR|Macalda, nel suo secondo incontro con Pietro d'Aragona, risponde a due domande del re, facendo allusione alle sue mire su di lui}} Finalmente il Re, sendosi accorto come a lei facea noia l'andarsene, cercò con la mente un altro mezzo per allontanar la disonesta opera<ref>Con riferimento all'approccio sessuale messo in atto dalla donna nei confronti del Re.</ref>; si volse dunque a colei e disse: «''che è quello che vie più temi?''» ed essa: «''che mio marito muoia''»; e di nuovo il Re: «''che è quello che più ami?''» e la donna: «''quello che più amo non è mio''». (Bartolommeo di Neocastro, ''Historia Sicula'', inizio del capitolo <small>LI</small>)
 
*{{NDR|Macalda e Alaimo durante l'accoglienza riservata da [[Messina]] a Pietro III d'Aragona }} Così lo accompagnarono al palazzo imperiale con grandissimo gaudio, sicché parea che Dio fosse sceso in terra su loro. Nella città era un prode uomo, capitano molto sperimentato e valente e che appellavasi messer Alaimo; aveva questi una mogliera molto bella e gentile, e valente del cuore e del corpo; larga nel donare, e, quando n'era luogo e tempo, valea nell'arme al par d'un cavaliero, e tutti i giorni scorreva con trenta cavalieri armati la città e la guardava, e capitanava le genti che doveano combattere alle mura e negli altri siti dove maggiore facevasi il bisogno. Quando la donna vide il re, né mai avealo innanzi veduto, ne rimase innamorata come di colui che era valente e aggraziato signore, non già per cattiva intenzione. Poiché il re ebbe preso alloggio nel suo palazzo, e i cavalieri e l'altra gente furono entrati in città, si apparecchiarono le mense, e il re, lavatosi le mani, si assise al convito con tutti i cavalieri, e tutti allegramente mangiarono. E messer Alaimo da Messina stette a mensa col re e con madonna sua mogliera; e poi servirono il re quanto meglio potettero, cosicché la donna non si staccò dal re, né quando andava cavalcando, né quando tornava a casa; e corteggiavanlo e facevangli tante gentilezze quanto più sapeano ella, il marito e tutti gli abitanti della città. Indi a poco videro giugnere a Messina ventidue galee e quattro taride del re molto riccamente armate di remi; e quei che v'erano sbarcarono e si rinfrescarono di tutto ciò che aveano bisogno. E il re facea dar loro prodigamente pane, vino e carne.({{ca}} Ramon Muntaner, ''Crònica de Ramon Muntaner'' Cap. XCVI<ref>''[http://books.google.it/books?id=y6NCAAAAYAAJ&pg=PA840#v=onepage&q&f=false Cronache catalane del secolo 13. e 14. Una di Raimondo Muntaner e l'altra di Bernardo D'Esclot]'', Cap. XCVI, traduzione di Filippo Moisè, Galileiana, 1844 (pp. 840-41)</ref>)
 
*{{NDR|Sulla sua conoscenza degli scacchi}} il [[scacchi|gioco degli scacchi]] [...] fu praticato in [[Sicilia]] anche dalle donne, come è attestato dal famoso episodio di Macalda, l'ambiziosa e intrigante moglie di quell'[[:w:Alaimo da Lentini|Alaimo da Lentini]] che fu uno dei principali protagonisti dei [[:w:Vespri siciliani|Vespri siciliani]], che durante la sua prigionia nel castello di Matagrifone di [[Messina]], giocava a scacchi con l'emiro Margam Ibn Sebir, anch'egli prigioniero di re Pietro III d'Aragona. ([[Santi Correnti]])