Luigi Settembrini: differenze tra le versioni

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==''Ricordanze della mia vita''==
===[[Incipit]]===
Ho a parlare di tante malinconie, lasciatemi prima rinfrescare lo spirito con le memorie dei miei primi anni quando entrai nel mondo, che mi parve tanto bello ed allegro. Io ero un diavoletto di bambino che pigliavo e rompevo tutto in casa; e mio padre che era ammalato
 
e ne pativa, mi diceva sempre: "La levatrice fu profetessa quando dopo il battesimo ti presentò a tua madre ed a me e disse che saresti riuscito un gran diavolo perché avevi rotta la fonte". "Non ho rotto
Io ero un diavoletto di bambino che pigliavo e rompevo tutto in casa; e mio padre che era ammalato e ne pativa, mi diceva sempre: "La levatrice fu profetessa quando dopo il battesimo ti presentò a tua madre ed a me e disse che saresti riuscito un gran diavolo perché avevi rotta la fonte". "Non ho rotto nessuna fonte," dicevo io. Ed egli: "Tu nascesti in [[Napoli]] nell'anno 1813, il 17 di aprile, giorno di sabato santo<ref>Via Magnocavallo, case di Don Innocenzo Rossi, poi del Signor Luigi Manzelli. ''(N.d.A.)''</ref>, e fosti il primo battezzato nella fonte della nuova acqua benedetta, e però rompesti la fonte". Così fui fatto cristiano e cattolico senza ch'io ne sapessi niente.
 
===Citazioni===
*Io aveva vent'anni, ed era della guardia nazionale, e una mattina feci la sentinella innanzi alla camera dove erano a consiglio i capi della repubblica, e quando uscirono presentai le armi a [[Domenico Cirillo]] che uscì primo, e mi guardò, e mi sorrise, ed io ancora ricordo quel sorriso: presentai le armi a [[Mario Pagano]] e [[Vincenzo Russo]] che andavano ragionando, presentai le armi a tutti gli altri. Si avvicinava il cardinale [[Fabrizio Ruffo|Ruffo]]. Chi può descrivere i furori della plebe, e il terrore che faceva il grido di "viva il re"? (p. 4)
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*Io le voglio un gran bene a quella città di [[Catanzaro]], e piacevolmente mi ricordo sempre di tante persone che vi ho conosciute piene di cuore e di cortesia, ingegnose, amabili, ospitali. (p. 34)
*{{NDR|da [[Catanzaro]]}} Il mare è distante da la città sei miglia, ma ti pare di averlo sotto la mano, e ne odi il fragore: vi si discende per una strada che va lungo un torrente, e quando sei su la riva trovi un villaggio che chiamano la Marina, dove i signori hanno loro casini e la primavera vanno a villeggiare. (p. 34)
*Quando da un luogo della città detto la Villa io guardai quella fioritissima veduta, volli trovare la fede di battesimo di Catanzaro, e dissi: "Se la vostra cronaca narra che un potente bizantino a nome Flagizio venne nell’ottavo secolo e fondò o ampliò la città, egli le dovette dare questo nome di ''Catantheros'', ''Catantharos'', (��������Κατανθήρος) che vuoi dire ''sul fiorito'', e glielo diede pel sito bellissimo ed amenissimo su cui forse ebbe una sua villa, e poi surse la città". "Oh, che Flagizio e che greco voi ci contate. Una volta c’erano due fratelli briganti, Cataro e Zaro, i quali dopo molti anni che scorsero la campagna, infine si pentirono, e vennero qui che era luogo forte, e nessuno poteva toccarli: qui abitarono con la loro compagnia e le loro famiglie, qui fabbricarono una chiesa e ci furono seppelliti; e così si formò la città che porta il nome di tutti e due." Ci ebbi una quistione lunga che non è decisa ancora: anzi ogni buon catanzarese tiene per i due briganti, e non so come non gli hanno messi tra i santi protettori della città. (p. 35)
*C’era stato il terremoto grande del 1832, e tutti ne parlavano con terrore, e mi mostravano le rovine in vari luoghi, e narravano fatti dolorosissimi. "Ah," mi diceva uno, "se non ci fossero i terremoti ed i briganti, la [[Calabria]] sarebbe il primo paese del mondo". (p. 35)
*L’arte che tutti i [[Calabria|calabresi]] sanno benissimo, dal più ricco all'ultimo mendico, è quella di maneggiare il fucile. (p. 35)
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*In quel sozzo lombricaio borbonico, il solo re [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando]] fu costumato.
*Nessun prete voleva riceverlo in chiesa. Il [[Antonio Ranieri|Ranieri]] parlò a parecchi parrochi, e tutti no: gli fu indicato quello di San Vitale come uomo di manica larga e ghiotto di pesci. Ei tosto corse a la Pietra del pesce, comperò triglie e calamai, e ne mandò un bel regalo al parroco, il quale si lasciò persuadere, e fece allogare il cadavere nel muro esteriore accanto la porta della chiesa. Così per pochi pesci [[Giacomo Leopardi]] ebbe sepoltura. Queste cose me le diceva il Ranieri, ed è bene che il mondo le sappia queste cose. (p. 40)
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==