Renato Fucini: differenze tra le versioni

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[[File:Renato Fucini.gif|thumb|Renato Fucini]]
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'''Renato Fucini''' (1843 – 1921), scrittore italiano, noto anche con lo pseudonimo e anagramma di '''Neri Tanfucio'''.
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*''Se ancor, dolcezza mia, non lo sapete<br>Dove per me s'è aperto il Paradiso<br>Guardatevi allo specchio e lo vedrete<br>Tutto dinanzi a voi nel vostro viso...'' (p. 47)
*''Né lingua né becco, né gola non ha...<br>Povero merlo! come farà a cantà?'' (p. 51)
 
==[[Incipit]] di ''Il ciuco di Melesecche''==
===''Il ciuco di Melesecche''===
— Povero me, povera la mia famiglia! — gridava singhiozzando Melesecche sul corpo allampanato del suo ciuco che giaceva stecchito attraverso alla stalla. — Che ho fatto io di male in questo mondo, — continuava Melesecche, — per essere perseguitato dalla sventura con tanto accanimento? Eccola lí quella bestia impagabile! Eccola lí la mia speranza, il mio sostegno, il pane per i miei disgraziati figliuoli!
 
===''La Regina di cuori''===
<poem>La Regina di cuori,
un bel giorno d'estate,
rinunziando, pel caldo, ad andar fuori,
restò in casa a impastar delle schiacciate.</poem>
 
===''I due amici e l'orso''===
Due amici andavano insieme a diporto per una selva. Uno era buono e modesto; l'altro cattivo e vantatore sfacciato della propria generosità e del proprio coraggio.<br>
— Mi vedrai al cimento, — diceva egli al compagno, sgranando due occhi da basilisco e facendo il mulinello con un gran bastone bernoccoluto, — mi vedrai al cimento, se avremo la ''fortuna'' che ci capiti il ''pericolo'' di qualche ''disgrazia''.
 
===''La canzone da un soldino''===
<poem>«Canta, bambino, su, canta bambino;
poi ti darò un soldino...
Poi ti darò, se la canzone è bella,
un bel grappolo d'uva moscatella».</poem>
 
===''La novella del cane e del gatto''===
Bisogna sapere che nei tempi antichi, e precisamente ai tempi del paradiso terrestre, tutti gli animali erano amici fra di loro come tanti fratelli. Non come tanti fratelli che conosco io, capaci soltanto a farsi dispetti dalla mattina alla sera; ma buoni fratelli come son sicuro che presto diventeranno quelli che conosco io.
 
===''Fatto orribile'' d’un cane che morde un uomo | e d’un uomo che è morso da un cane===
<poem>Fermatevi, ascoltate, o buona gente;
vi canterò la canzonetta mia.
Se sarà corta, non v'è mal di niente:
il tempo mai non va buttato via.</poem>
 
===''La chioccia e i pulcini''===
— Quello che piú importa, figliuolini miei... Lei si pulisca subito il becco, porcellone! Lei ha beccato qualche porcheria! Guardi come l'ha sudicio! Vergogna!...<br>
La chioccia s'era interrotta per correggere il piú indisciplinato dei suoi pulcini. Rimase qualche momento a guardarlo, minacciosa e a ciuffo ritto, poi riprese il suo discorso.
 
===''I tre allegri cacciatori''===
<poem>Io narro di tre allegri cacciatori
che armati di trombone e di bisaccia,
una mattina insieme usciron fuori
per andarsene a caccia.</poem>
 
===''Il falco e la gallina''===
Non bisogna mai sgomentarsi davanti alle difficoltà, ma non bisogna neanche pretendere d'esser falchi quando siamo nati galline. Il mettersi in testa d'esser buoni a far tutto è da sciocchi, come è da poltroni il mettersi in testa di non esser buoni a far nulla.<br>
E a proposito di falchi e di galline, mi ricordo d'una storiella che cantava un cieco sulle cantonate, accompagnandosi con la chitarra:
<poem>''C'era una volta un falco di cent'anni''
''che aveva il covo in cima a un campanile...''</poem>
 
===''La casa di Bastiano''===
<poem>Questa è la casa fatta da Bastiano.
Questa è la talpa che ha mangiato il grano
che era nella casa di Bastiano.
E questo è il gatto che mangiò la talpa
la quale avea mangiato tutto il grano
che trovò nella casa di Bastiano.</poem>
 
===''Prepotenza umiliata''===
I Faraoni?!... chi? quei tirannacci feroci che anticamente regnavano nell'Egitto?... Quelli, caro mio, erano certi arnesi che a vederseli rigirare d'intorno c'era da sentirsi puzzar di morto prima che arrivasse il becchino. I Faraoni?! I Faraoni a ammazzare per un capriccio una, dieci, mille persone, ci pensavano come tu penseresti a mangiare una, dieci, mille ciliege lustrine, e forse meno. Di nulla nulla: ''Zà!'' e ti vedevi ruzzolare la testa per la terra come un popone senza gambo.
 
===''Il garzone del contadino''===
<poem>Quand'ero contadino
o, piuttosto, garzon d'un contadino,
io, da onesto garzone,
io badavo i cavalli del padrone.</poem>
 
===''La civetta''===
Una magnifica sera di giugno, il signor Luigi e i suoi tre figlioletti stavano insieme seduti a frescheggiare sul prato della villa. Il sole era presso al tramonto e il signor Luigi si compiaceva della impressione che quel superbo spettacolo faceva nelle giovani menti dei suoi piccini. Era un cicaleggio lieto ed animato e un continuo invitarsi fra loro, ora a guardare il giallo dorato dell'orizzonte, ora la delicata sfumatura con la quale il cielo passava da quel giallo infuocato al celeste puro, e il violetto dei poggi di faccia, e il roseo di quelli a tergo e le loro cime e il luccichío della prima stella della sera che brillava già tra i luminosi vapori del crepuscolo.
 
===''I bambini nel bosco''===
<poem>O babbi, o mamme, state ad ascoltare
la storia triste che racconterò;
e se incomincerete a lacrimare,
sei fazzoletti vi regalerò.</poem>
 
===''Il rublo fatato''===
Vi è in Russia una leggenda popolare, la quale insegna il modo di procurarsi, per mezzo della magia, un rublo fatato; e questo rublo, quando si spende, ha la virtú di ritornare da sé, intatto, nella tasca di chi lo ha speso. Per giungere a possedere questa magica moneta occorre sottoporsi a una quantità di prove paurose che io non ricordo bene quali e quante siano. Ne ricordo una sola: quella del gatto.
 
===''Gian Carlo''===
<poem>Gian Carlo era un onesto cittadino
negoziante di stoffe e liberale;
membro del Trinkensvaine di Dublino
e maggior della Guardia Nazionale.</poem>
 
==Bibliografia==
*Renato Fucini, ''[http://www.liberliber.it/biblioteca/f/fucini/index.htm Il ciuco di Melesecche]'', Giulio Einaudi editore, Torino, 1975.
*Renato Fucini, ''Le veglie di Neri'', TEN, 1993.
 
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