Marion Zimmer Bradley: differenze tra le versioni

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Aggiunti incipit, bibliografia
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''Nel mondo della razza umana le maree del potere stanno cambiando. Per me le stagioni degli uomini arrivano e passano nell'arco di pochi istanti, ma a volte qualcosa in esse attrae la mia attenzione.''<br>
''I mortali affermano che nel mondo dei Faerie non cambia mai nulla, ma non è così. Ci sono luoghi dove i mondi sono vicini fra loro come le pieghe di una coperta, e uno di essi è il luogo che gli uomini chiamano Avalon. Quando le madri della razza umana sono giunte per la prima volta in queste terre, il mio popolo, che non aveva mai avuto un corpo, si è dato una forma a loro somiglianza; esse hanno eretto le loro case su pali al limitare del lago e cacciato nelle paludi, e noi abbiamo camminato e giocato con loro, perché quello era il mattino del mondo.''
 
===''La spada del caos''===
''I pensieri sono cose. Qualunque pensiero che agiti l'etere, muove tutti gli atomi e l'impronta di quel pensiero lascia una traccia eterna nel tessuto dell'universo. Tutto ciò che desideriamo con sincerità nel nostro cuore, si imprime nel tempo e nello spazio con tanta forza, che senza fallo si avvererà. Perciò, fratelli miei, fate attenzione a ciò che implorate, perché inevitabilmente lo avrete e non potrete sfuggirvi né con il tempo né per tutta l'eternità.''<br>
Da ''Il Libro delle Afflizioni'' Monastero di Nevarsin
 
===''La spada di Aldones''===
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===''La torcia''===
La pioggia era caduta per tutto il giorno, ora battente, ora ridotta a sprazzi, ma senza cessare mai del tutto. Le donne avevano portato in casa le rocche e i fusi per filare accanto ai focolari, e i bambini stavano acquattati sotto i tetti sporgenti del cortile, e si avventuravano allo scoperto per pochi istanti tra un'acquata e l'altra per sguazzare nelle pozzanghere e lasciare tracce di fango all'interno dell'abitazione. Prima di sera, la più vecchia tra le donne sedute accanto al fuoco cominciava a pensare che sarebbe impazzita per le grida e gli spruzzi, per le cariche dei minuscoli eserciti, il fragore delle spade di legno sugli scudi di legno, i rumori dei giocattoli rotti e i litigi conseguenti, il passaggio di consegne da un comandante all'altro, le urla dei «morenti» e dei «feriti» che venivano esclusi dal gioco.
 
===''Le foreste di Darkover''===
Quando mi svegliai, pensando di essere solo, ero sdraiato su un divano di pelle in una stanza bianca e spoglia con enormi finestre che alternavano vetri trasparenti a vetri opachi, dietro i quali il profilo delle montagne con le cime innevate diventava un'ombra pallida dai tenui riflessi metallici, glaciali.<br>
La memoria e l'abitudine diedero un nome a tutto ciò che mi circondava: l'ufficio spoglio, il bagliore aranciato del grande sole, le montagne in lontananza. Ma dietro una lucida scrivania di vetro era seduto un uomo che mi guardava fissamente... e quell'uomo io non lo avevo mai visto prima.
 
===''Le luci di Atlantide''===
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*Marion Zimmer Bradley, ''L'erede di Hastur'', traduzione di Roberta Rambelli, Tea, 2002. ISBN 8850202709
*Marion Zimmer Bradley & Diana L. Paxson, ''La Sacerdotessa di Avalon'', traduzione di Maria Cristina Pietri, 2001.
*Marion Zimmer Bradley, ''La spada del Caos'', traduzione di M. Cristina Pietri, in "I cento regni di Darkover", Ed. Nord, 1993.
*Marion Zimmer Bradley, ''La spada di Aldones'', traduzione di Riccardo Valla, Tea, 1994. ISBN 8878193577
*Marion Zimmer Bradley, ''La signora delle Tempeste'', traduzione di Riccardo Valla, 1989.
*Marion Zimmer Bradley, ''La signora di Avalon'', traduzione di Annarita Guarnieri, TEA, 2007. ISBN 8878185213
*Marion Zimmer Bradley, ''La torcia'', traduzione di Roberta Rambelli, Longanesi, 1987. ISBN 8878193267
*Marion Zimmer Bradley, ''La Torre Proibita'', traduzione di Roberta Rambelli, 1980.
*Marion Zimmer Bradley, ''Le foreste di Darkover'', traduzione di Maria Cristina Pietri, TEA, 1996. ISBN 8878198846
*Marion Zimmer Bradley, ''Le luci di Atlantide'', traduzione di Angela Ragusa, Tea, 1994. ISBN 8878195080
*Marion Zimmer Bradley, ''Le nebbie di Avalon'', traduzione di Roberta Rambelli, CDE, 1990.