Luigi Settembrini: differenze tra le versioni

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''Ricordanze della mia vita''
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*Vi sono due specie di [[Critica|critiche]]: l'una che s'insegna più di scorgere i difetti, l'altra di rivelare bellezze. A me piace più la seconda che nasce da amore e vuole destare amore, che è padre dell'arte, mentre l'altra somiglia superbia e, sotto colore di cercare la verità distrugge tutto e lascia l'anima sterile. (citato in [[Lina Pennesi]], ''Missionaria dei tempi nuovi'', da [[Guglielmina Ronconi]], C. d. V., 1950)
 
==''Ricordanze della mia vita''==
== Altri progetti==
===[[Incipit]]===
Ho a parlare di tante malinconie, lasciatemi prima rinfrescare lo spirito con le memorie dei miei primi anni quando entrai nel mondo, che mi parve tanto bello ed allegro. Io ero un diavoletto di bambino che pigliavo e rompevo tutto in casa; e mio padre che era ammalato
e ne pativa, mi diceva sempre: "La levatrice fu profetessa quando dopo il battesimo ti presentò a tua madre ed a me e disse che saresti riuscito un gran diavolo perché avevi rotta la fonte". "Non ho rotto
nessuna fonte," dicevo io. Ed egli: "Tu nascesti in [[Napoli]] nell'anno 1813, il 17 di aprile, giorno di sabato santo, e fosti il primo battezzato nella fonte della nuova acqua benedetta, e però rompesti la fonte". Così fui fatto cristiano e cattolico senza ch'io ne sapessi niente.
===Citazioni===
*Io aveva vent'anni, ed era della guardia nazionale, e una mattina feci la sentinella innanzi alla camera dove erano a consiglio i capi della repubblica, e quando uscirono presentai le armi a [[Domenico Cirillo]] che uscì primo, e mi guardò, e mi sorrise, ed io ancora ricordo quel sorriso: presentai le armi a [[Mario Pagano]] e [[Vincenzo Russo]] che andavano ragionando, presentai le armi a tutti gli altri. Si avvicinava il cardinale [[Fabrizio Ruffo|Ruffo]]. Chi può descrivere i furori della plebe, e il terrore che faceva il grido di "viva il re"? (p. 4)
*L'amore che io avevo ai libri mi era stato istillato nell'animo dal caro e benedetto padre mio, il quale era poeta, e aveva fatto versi improvvisi, e ne scriveva che mi piacevano tanto, ed era bel parlatore, e mi ragionava sempre di uomini grandi e della bellezza del sapere, e mi diceva sempre che nei libri si trova tesori inestimabili. "Quando tu leggerai e intenderai bene [[Virgilio]], [[Lucrezio]], [[Livio]], [[Cicerone]], e poi quando saprai il greco e leggerai [[Omero]], [[Sofocle]], [[Tucidide]], tu ti sentirai più che uomo, ci troverai bellezze divine, sapienza profonda; e se tu lavori, e Iddio ti benedice, tu potrai essere grande anche tu." (p. 6)
Intanto venne l’agosto, vennero le nuove delle tre giornate di luglio a [[Parigi]]. Che salti, che allegrie, che propositi facevamo noi altri giovani! S’aspettava anche noi il giorno di pigliare le armi, e scoparla
una volta per sempre questa razza borbonica nemica di ogni bene e di ogni libertà. re Francesco fu atterrito dalla novella. Corse voce che il giovane Ferdinando, che allora attendeva a riformare l'esercito, dicesse al padre: "Andiamo noi coi nostri soldati a rimettere l’ordine a Parigi". E Francesco rispose: "Che soldati! Ti puzza ancora la bocca di latte, e non sai che bestie sono i francesi". Se è vero, non so; né io ero lì in corte per udire cosiffatto discorso. Si diceva, e io lo ridico. Se è un’invenzione, dentro c’è la verità del carattere del padre e del figliuolo. Sul cominciare di novembre re Francesco morì dopo cinque anni regnati coi preti, con le spie e col carnefice. (p. 14)
 
==Bibliografia==
*Luigi Settembrini, ''Ricordanze della mia vita'', BUR, 1964 da http://www.liberliber.it/biblioteca/s/settembrini/ricordanze_della_mia_vita_volume_primo/pdf/ricord_p.pdf
 
== Altri progetti==
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