Suso Cecchi D'Amico: differenze tra le versioni

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*[[Mario Camerini]], il più importante regista degli anni Trenta [...] non soffrì affatto di trovarsi fanale di coda nella ripresa del dopoguerra, dopo essere stato nel passato un grande innovatore. Era un uomo di rara simpatia e dirittura morale. (p. 159)
*Anche con [[Alessandro Blasetti|Blasetti]], come con [[Mario Camerini|Camerini]], non riuscii a collaborare con lo slancio con cui affiancai i registi che, come me, si trovavano ad affrontare il primo, o uno dei primi film. Mi pesava la carriera che avevano alle spalle, non sapevo con quale delle loro opere identificarmi. (p. 159)
*{{NDR|Dopo il film ''[[Fabiola]]''}} [[Alessandro Blasetti|Blasetti]] cambiò genere, lasciandosi tentaratentare dalla commedia e dalle antologie di racconti dell'Ottocento e dei giorni nostri. Come dire che, da ammiraglio, muovesse la flotta per andare a pesca di telline. (p. 159)
*Non dico il pubblico, ma neanche i registi, salvo eccezioni come Mario Monicelli o Blasetti, danno credito al lavoro degli sceneggiatori. [[Federico Fellini|Fellini]] mise a dura prova il fegato di [[Ennio Flaiano|Flaiano]], dichiarando sempre a destra e a sinistra di non avere sceneggiatura, e di andare sul set con in tasca un fogliettino grande quanto il biglietto dell'autobus, sul quale nottetempo aveva segnato qualche appunto. Sfacciato. Le sceneggiature le aveva eccome, almeno fino agli ultimi tempi. (p. 162)
*{{NDR|[[Federico Fellini|Fellini]]}} Molto simpatico, intelligentissimo, spiritoso. Grandissimo talento creativo e notevolissimo scrittore. [...] Fui entusiasta de ''[[I vitelloni]]'' [...] Mi piace moltissimo anche ''[[Amarcord]]'' e la prima parte di ''[[E la nave va]]''. Non sono una patita de ''[[La dolce vita]]'', e giudico ''[[Otto e mezzo]]'' il più bel film di Fellini. Un film molto importante. Quanto a ''[[Satyricon]]'', ''[[Roma (film)|Roma]]'', ''[[La città delle donne]]'', ''[[La voce della luna]]'', mi mettono lo sgomento che provo nei musei quando imbocco una di quelle sale piene dei quadroni di Rubens. (pp. 163-164)