Luigi Capuana: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Luigi Capuana.jpg|thumb|right|Luigi Capuana]]
'''Luigi Capuana''' (1839 – 1915), narratore, critico, giornalista, e teorico italiano.
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*La signorina [[Grazia Deledda|Deledda]] fa benissimo di non uscire dalla sua Sardegna e di continuare a lavorare in questa preziosa miniera, dove ha già trovato un forte elemento di originalità. I suoi personaggi non possono esser confusi con personaggi di altre regioni; i suoi paesaggi non sono vuote generalità decorative. Il lettore, chiuso il libro, conserva vivo il ricordo di quelle figure caratteristiche, di quei paesaggi grandiosi; e le impressioni sono cosi forti, che sembrano quasi immediate, e non di seconda mano, a traverso un'opera d'arte. (da ''Gli ismi contemporanei'')
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*Questa benedetta o maledetta riflessione moderna, questa smania di positivismo, di studi, di osservazioni, di collezioni di fatti, noi non possiamo cavarcela di dosso. (da ''Per l'arte'', 1885)
 
==[[Incipit]] di ''Giacinta''alcune opere==
===''Cardello''===
Da tre giorni, nel paesetto non si parlava di altro che dell'arrivo del burattinaio.<br>
Davanti al magazzino da lui preso in affitto, una folla di ragazzi faceva ressa per vedere i preparativi delle rappresentazioni, quantunque il portone socchiuso non permettesse di scorgere quel che colui stava ad armeggiare là dentro.<br>
Si udivano frequenti picchi di martello, stridori di sega, brontolìi d'una voce arrochita che doveva essere del burattinaio, e, di tratto in tratto, i vagiti di una creaturina già vista più volte dai ragazzi in braccio alla giovine donna malaticcia che sembrava figliuola di quell'uomo e invece - così si diceva - ne era la moglie.
 
===''C'era una volta...: fiabe''===
====''Spera di sole''====
C'era una volta una fornaia, che aveva una figliuola nera come un tizzone e brutta più del peccato mortale. Campavan la vita infornando il pane della gente, e Tizzoncino, come la chiamavano, era attorno da mattina a sera: - Ehi, scaldate l'acqua! Ehi, impastate! - Poi, coll'asse sotto il braccio e la ciambellina sul capo, andava di qua e di là a prender le pagnotte e le stiacciate da infornare; poi, colla cesta sulle spalle, di nuovo di qua e di là per consegnar le pagnotte e le stiacciate bell'e cotte. Insomma non riposava un momento.
 
====''Le arance d'oro''====
Si racconta che c'era una volta un Re, il quale avea dietro il palazzo reale un magnifico giardino. Non vi mancava albero di sorta; ma il più raro e il più pregiato, era quello che produceva le arance d'oro.<br>
Quando arrivava la stagione delle arance, il Re vi metteva a guardia una sentinella notte e giorno; e tutte le mattine scendeva lui stesso a osservare coi suoi occhi se mai mancasse una foglia.
 
====''Ranocchino''====
Questa è la bella storia di Ranocchino porgi il ditino, e sentirete qui appresso perché si dica così.<br>
Si racconta dunque che c'era una volta un povero diavolo, il quale aveva sette figliuoli, che se lo rodevano vivo. Il maggiore contava dieci anni, e l'ultimo appena due.<br>
Una sera il babbo se li fece venire tutti dinanzi.
 
====''Senza-orecchie''====
C'era una volta un Re che avea una bimba.<br>
La Regina era morta di parto, e il Re avea preso una balia che gli allattasse la piccina.<br>
Un giorno la balia scese, insieme colla bimba, nel giardino reale. La bimba avea tre anni, e si divertiva a fare chiasso sull'erba, all'ombra dei grandi alberi. Sull'ora di mezzogiorno la balia s'addormentava; ma quando si svegliò, non trovò più la Reginotta. Cerca, chiama per tutto il giardino; nulla! La bimba era scomparsa.
 
====''Il Lupo-mannaro''====
C'era una volta un Re e una Regina che non avevan figliuoli e pregavano i santi, giorno e notte, per ottenerne almeno uno. Intanto consultavano anche i dottori di Corte.<br>
- Maestà, fate questo.<br>
- Maestà, fate quello.<br>
E pillole di qua, e beveroni di là; ma il sospirato figliuolo non arrivava a spuntare.
 
====''Cecina''====
C'era una volta un Re, che amava pazzamente la caccia, e per essere più libero di andarvi tutti i giorni, non aveva voluto prender moglie.<br>
I ministri gli dicevano:<br>
- Maestà, il popolo desidera una Regina.<br>
E lui rispondeva:<br>
- Prenderò moglie l'anno venturo.
 
====''L'albero che parla''====
C'era una volta un Re che credeva d'aver raccolto nel suo palazzo tutte le cose più rare del mondo.<br>
Un giorno venne un forestiere, e chiese di vederle. Osservò minutamente ogni cosa e poi disse:<br>
- Maestà, vi manca il meglio.<br>
- Che cosa mi manca?<br>
- L'albero che parla.<br>
 
====''I tre anelli''====
C'era una volta un sarto, che aveva tre figliuole, una più bella dell'altra. Sua moglie era morta da un pezzo, e lui si stillava il cervello per riuscire a maritarle. Le ragazze non avevano dote, e senza dote un marito è un po' difficile a trovarsi.<br>
Un giorno questo povero padre pensò d'andarsene in una pianura e chiamare la Sorte:<br>
- Sorte, o Sorte!
 
====''La vecchina''====
C'era una volta un Re molto giovane, che voleva prender moglie, ma voleva sposare la più bella ragazza del mondo.<br>
- E se non è di sangue reale? - gli domandarono i ministri.<br>
- Non me n'importa nulla.<br>
- Allora sappiate, Maestà, che la più bella ragazza del mondo è la figliuola di un ciaba. Ma il popolo, che è maligno, potrebbe chiamarla: la regina Ciabatta... Maestà, non sta bene: rifletteteci meglio.
 
====''La fontana della bellezza''====
C'era una volta un Re e una Regina, che avevano una figliuola bruttissima e contraffatta nella persona, e non se ne davano pace.<br>
La tenevan rinchiusa, sola sola, in una camera appartata e, un giorno il Re, un giorno la Regina, le portavan da mangiare in una cesta. Quando erano lì, sfogavansi a piangere.<br>
- Figliuola sventurata! Sei nata Regina, e non puoi godere della tua sorte!
 
====''Il cavallo di bronzo''====
C'era una volta un Re e una Regina, che avevano una figliuola più bella della luna e del sole, e le volevano bene come alla pupilla degli occhi.<br>
Un giorno venne uno, e disse al Re:<br>
- Maestà, passavo pel bosco qui vicino, e incontrai l'Uomo selvaggio. Mi disse: "Vai dal Re, e digli che voglio la Reginotta per moglie. Se non l'avrò qui fra tre giorni, guai a lui!".
 
====''L'uovo nero''====
C'era una volta una vecchia che campava di elemosina, e tutto quello che buscava, lo divideva esattamente: metà lei, metà la sua gallina.<br>
Ogni giorno, all'alba, la gallina si metteva a schiamazzare; avea fatto l'uovo. La vecchia lo vendeva un soldo, e si comprava un soldo di pane. La crosta la sminuzzava a quella, la midolla se la mangiava lei: poi andava attorno per l'elemosina.<br>
Ma venne una mal'annata. Un giorno la vecchina tornò a casa senza nulla.
 
====''La figlia del Re''====
C'era una volta un Re e una Regina, che avevano una figlia unica, e le volevano più bene che alla pupilla de' loro occhi.<br>
Mandò il Re di Francia per domandarla in sposa.<br>
Il Re e la Regina, che non sapeano staccarsi dalla figliuola, risposero:<br>
- È ancora bambina.
 
====''Serpentina''====
C'era una volta un Re e una Regina. La Regina era incinta.<br>
Un giorno passò una di quelle zingare che van dicendo la buona ventura, e il Re la fece chiamare:<br>
- Che partorirà la Regina?<br>
- Maestà, un serpente.
 
====''Il soldo bucato''====
C'era una volta una povera donna rimasta vedova con un figliolino al petto. Era di cattiva salute, e con quel bimbo da allattare poteva lavorare pochino. Faceva dei piccoli servigi alle vicine, e così lei e la sua creatura non morivano di fame.<br>
Quel figliolino era bello come il sole; e la sua mamma, ogni mattina, dopo averlo rifasciato, lavato e pettinato, un po' per buon augurio, un po' per chiasso, soleva dirgli:
<poem>- Bimbo mio, tu sarai barone!
Bimbo mio, tu sarai duca!
Bimbo mio, tu sarai principe!
Bimbo mio, tu sarai Re!</poem>
 
====''Tì, tìriti, tì''====
C'era una volta un contadino che aveva un campicello tutto sassi, e largo quanto la palma della mano. Vi era rizzato un pagliaio e viveva lì, da un anno all'altro, zappando, seminando, sarchiando, insomma facendo tutti i lavori campestri.<br>
Nelle ore di riposo cavava di tasca un zufolo e, tì, tìriti, tì, si divertiva a fare una sonatina, sempre la stessa; poi riprendeva il lavoro.<br>
Intanto quel campicello sassoso gli fruttava più di un podere. Se i vicini raccoglievano venti, e lui raccoglieva cento, per lo meno. I vicini si rodevano. Una volta quel campicello non lo avrebbero accettato neanche in regalo: da che lo aveva lui, non sapevan che cosa fare per strapparglielo di mano.
 
====''Testa-di-rospo''====
C'era una volta un Re e una Regina. La Regina partorì e fece una bambina più bella del sole. Insuperbita di questa figliolina così bella, spesso diceva:<br>
- Neppur le Fate potrebbero farne un'altra come questa.<br>
Ma una mattina, va per levarla di culla e la trova contraffatta, con una testa di rospo.<br>
- Oh Dio, che orrore!
 
====''Topolino''====
C'era una volta un Re, che più non viveva tranquillo, dal giorno in cui una vecchia indovina gli aveva detto:<br>
- Maestà, ascoltate bene:
<poem>Topolino non vuol ricotta;
vuol sposare la Reginotta;
E se il Re non gliela dà,
Topolino lo ammazzerà.</poem>
 
====''Il racconta-fiabe''====
C'era una volta un povero diavolo, che aveva fatto tutti i mestieri e non era riuscito in nessuno.<br>
Un giorno gli venne l'idea di andare attorno, a raccontare fiabe ai bambini. Gli pareva un mestiere facile, da divertircisi anche lui. Perciò si mise in viaggio, e la prima città che incontrò, cominciò a gridare per le vie:<br>
- Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol sentir le fiabe?
 
====''La Reginotta''====
C'era una volta un Re e una Regina che avevano una figliuola più bella della luna e del sole.<br>
Un giorno, dopo il pranzo, il Re disse alla Regina:<br>
- Maestà, guardate qui, tra i capelli. Sento qualche cosa che mi morde.<br>
La Regina osservò, scostando i capelli colle dita, e trovò un pidocchio che era uno stupore. Stava per ischiacciarlo.<br>
- No - disse il Re. - Proviamo d'allevarlo.
 
===''Giacinta''===
"Colonnello!" disse la Giacinta, attaccandoglisi familiarmente al braccio e trascinandolo un po' verso la vetrata della terrazza con vivacità fanciullesca.<br>
"È vero" continuò, parlandogli sottovoce "che il capitano Brogini ha un'amante brutta e vecchia la quale, per giunta, lo batte?"<br>
"Perdoni, signorina... " rispose il colonnello che a quella domanda aveva cessato di sorridere e si era fatto serio serio.<br>
"Al solito, gli scrupoli!" esclamò la Gicinta con una mossa di dispetto che fu sul punto di compromettere la serietà dell'uffiziale. "È una scommessa; me lo dica, mi faccia questo piacere: mi sgriderà poi, se ne avrà voglia... "
 
===''Il benefattore''===
Dal balcone centrale dell'Albergo del Gallo in piazza del Municipio a Settefonti, visto fermare la carrozza davanti al portoncino, l'albergatore era sceso giù in maniche di camicia, per dare il ben arrivato ai forestieri; e rimaneva un po' deluso, scorgendo che la carrozza ne conteneva uno solo. Il quale poi non si affrettava a smontare, ma restava rannicchiato in fondo al legno, con gli occhi socchiusi, quasi non avesse ancora avuto il tempo di svegliarsi interamente dal sonno fatto lungo la strada.
 
===''Il Drago e cinque altre novelle per fanciulli''===
====''Il Drago''====
- Uh! Il Drago!<br>
Le due bambine, che s’erano messe a giocare presso il muricciolo del ponticello dove la zia le aveva appostate per chiedere l’elemosina ai passanti, alla vista del vecchio che arrivava a cavallo all’asino, s’erano subito rimesse a sedere, la maggiore sul muricciolo, la minore per terra; e ripetevano insieme sottovoce:<br>
- Uh! Il Drago! Il Drago!
 
====''La prima sigaretta''====
Giorgio era un buon ragazzo, ma molto vanesio; i suoi compagni di scuola lo chiamavano il filosofo, perchè raramente si degnava fare il chiasso insieme con loro. Aveva da qualche tempo in qua la fissazione d’apparire giovanotto, quantunque non oltrepassasse i quattordici anni, e s’arrabbiava dell’ostinazione del suo babbo e della sua mamma che non volevano fargli smettere la camiciola col cinto e i calzoni a mezza gamba.
 
====''I padroncini''====
- Madonna mia!... I padroncini!
Con le mani in tasca e il bastone sotto braccio, il pecoraio si era fermato ad aspettare al varco i quattro monelli che laggiù, in fondo alla strada, tiravano sassi a un albero di albicocco per farne cascare a terra le albicocchine immature. Le macchie di rovi, che formavano siepe da quel lato, e la fronda d’un grosso ulivo che sormontava il ciglione gl’impedivano di riconoscerli.
 
====''La Commissione''====
Ogni volta che in casa del commendator Scalandri si riuniva la ''Commissione'', i bambini venivano relegati in uno stanzone in fondo al corridoio, e per loro era una festa.<br>
Che cosa fosse la ''Commissione'' non erano mai riusciti a saperlo.
 
====''Aria! Moto!''====
In casa Borsino avevano proprio paura che l’aria si mangiasse quei due bambini tanto desiderati e venuti con tanto ritardo; e avevano paura del freddo, del caldo; insomma non saprei dire di che cosa non avessero paura.<br>
Per ciò Angiolina ed Alfredo crescevano come fiori di serra, palliducci, stentatini, riguardosi e timidi da non sembrare due bambini, ma una donnina e un omino rimasti con quelle sembianze in virtù di qualche incanto.
 
====''Paura''====
Invano il babbo diceva a Masino:<br>
-Non bisogna aver paura di niente!<br>
Masino aveva paura di tutto, specialmente quando trovavasi solo in qualche stanza dov’era entrato credendo che vi fosse qualcuno. Vedendosi là solo solo, senza nessuna ragione cominciava a urlare pestando i piedi, coi pugni su gli occhi, tremante come una foglia:<br>
- Sciocco, perchè urli? Che è stato?<br>
- Niente, - egli piagnucolava. - Ero solo!<br>
 
===''Il raccontafiabe''===
====''Piuma-d'-oro''====
C'era una volta un Re e una Regina che avevano una figlia bella quanto la luna e quanto il sole; tanto frugola però, che facendo il chiasso metteva sossopra tutto il palazzo reale; capricciosa e bizzosa poi quanto può essere una bambina che i genitori non sgridavano mai. Più grosse le faceva e più questi ne ridevano:<br>
- Ah, ah, che frugolina! Ah, ah, che frugolina!
 
====''Grillino''====
C'era una volta due poveri contadini, marito e moglie, che campavano stentatamente, lavorando da mattina a sera. L'omo andava a giornata, la donna faceva dei servizietti alle vicine.<br>
Abitavano una casetta affumicata a pianterreno, e avevano appena un misero lettuccio e pochi altri mobili. Pure non si lamentavano mai. Andavano a dormire di buon'ora, e la mattina, prima dell'alba, erano all'erta.
 
====''La Mammadraga''====
C'era una volta una bambina, figlia d'un calzolaio. La madre, cullandola, le cantava sempre:<br>
- Dormi, figlia Regina!<br>
Dormi, il Reuccio arriva!<br>
Il marito, battendo le suole le faceva il verso, per ridere:<br>
Dormi, il Reuccio arriva!<br>
Dormi, figlia Regina!<br>
 
====''Re Tuono''====
C'era una volta un Re che aveva un vocione così grosso e forte, da poter essere udito benissimo fino a dieci miglia lontano. Quando parlava, pareva tuonasse; e per ciò gli avevano appiccicato il nomignolo di re Tuono.
 
====''Fata Fiore''====
C'era una volta due sorelle rimaste orfane sin dall'infanzia: la maggiore bella quanto il Sole, diritta come un fuso, con una gran chioma che pareva d'oro; la minore così così, né bella né brutta, piccina, magrolina e zoppina da un piede. Per la sorella, non aveva nome: era semplicemente la zoppina.
 
====''Trottolina''====
C'era una volta un vecchio tornitore che faceva trottole d'ogni forma e d'ogni grandezza.<br>
Quand'era la stagione delle trottole, i ragazzi si affollavano nella sua bottega:<br>
- Tornitore, mi fate una trottola?<br>
- Piccola o grande? Piatta o col cocuzzolo?
 
====''Mastro Acconcia-e-guasta''====
C'era una volta un vecchio falegname, che aveva una botteguccia e pochi arnesi del suo mestiere: una sega, un succhiello, una pialla, uno scalpello, un martello, una tanaglia, il pancone e nient'altro.<br>
Lavorava di grosso, e ordinariamente gli davano ad acconciare cose vecchie; per questo gli avevano appiccicato il nomignolo di Mastro Acconcia-e-guasta. Guastava un uscio e rimediava una cassa, un tavolino, due sportelli, secondo la richiesta. La colla e i chiodi dovevano comprarli gli avventori.
 
====''La figlia dell'Orco''====
C'era una volta un Re che aveva due figli, uno buono e l'altro cattivo. Quello buono era il Reuccio, e alla morte del padre doveva essere Re.<br>
La cosa non garbava al cattivo, e pensò di disfarsi del fratello per diventare Re lui. Un giorno gli disse:<br>
- Andiamo a caccia?
 
====''Bambolina''====
C'era una volta un pescatore che vivucchiava alla meglio col prodotto della sua pesca. Partiva in barca la sera, stava a pescare tutta la nottata, e la mattina dopo all'alba era di ritorno.<br>
Quando aveva fatto una buona retata, scorgendo da lontano la moglie che lo attendeva, ansiosa, alla spiaggia, le faceva segno di rallegrarsi, agitando per aria il berretto.
 
====''Il barbiere''====
C'era una volta un barbiere che faceva la barba alla povera gente. Scorticava le facce con un vecchio rasoio e vi trinciava braciole di quando in quando. E se gli avventori si lamentavano, egli, che era di umore allegro, rispondeva:<br>
- Per un soldino, vi faccio la barba e una braciola; e brontolate? Una braciola costa di più.
 
====''Il gattino di gesso''====
C'era una volta un figurinaio che andava attorno per le vie vendendo figurine di gesso:<br>
- Chi vuol figurine, chi vuole!<br>
Su la tavola che portava in testa sopra un cércine, vecchi panciuti, gatti e conigli crollavano il capo e parevano vivi.<br>
- Chi vuol figurine, chi vuole!
 
====''Il mugnaio''====
C'era una volta un mugnaio che aveva due belle figliuole. A una avea dato nome Rota, all'altra Tramoggia.<br>
La gente che andava a macinare, vedendo le due ragazze, domandava:<br>
- Compare, quando maritate queste figliuole?<br>
- Quando ci sarà chi le vuole.
 
====''L'ago''====
C'era una volta un sarto, che campava la vita mettendo toppe e rivoltando vestiti usati.<br>
Nella sua botteguccia ci si vedeva appena; per ciò lavorava sempre davanti la porta, con gli occhiali sul naso; e, tirando l'ago, canterellava:
<poem>Il mal tempo dee passare,
Il bel tempo dee venire.
Zun! Zun! Zun!</poem>
 
====''La padellina''====
C'era una volta un contadino che aveva una figliuola. Egli andava a giornata; la figliuola filava stoppa o tesseva tela per conto delle vicine: così campavano la vita.
Avvenne una gran siccità: nei campi non nacque un filo di erba; e non ci fu più da lavorare per nessuno dei due. Avevano un gruzzoletto, messo prudentemente da parte nel buon tempo, e per parecchi mesi poterono tirare innanzi, vivendo quasi a pane e acqua. Il padre sospirava pensando all'avvenire; ma la ragazza, gioviale anche nella miseria, canticchiava da mattina a sera, come quand'era al telaio e con la rocca al fianco e lo stomaco pieno.
 
====''L'asino del gessaio''====
C'era una volta un gessaio che aveva parecchi asini magri e sbilenchi, sui quali caricava i sacchi del gesso da portare a questo e a quello; uno poi, il peggio di tutti, spelato, con un moncherino di coda, pieno di guidaleschi, pareva si reggesse su le gambe proprio per miracolo.
 
====''I due vecchietti''====
C'era una volta due vecchietti, marito e moglie, che vivevano poveramente. Non potevano più lavorare, e pensavano con terrore ai giorno in cui avrebbero finito di mangiare quel poco messo da parte in tant'anni di fatiche e di stenti.
 
===''Profumo''===
Patrizio Moro-Lanza si sentiva da tre mesi così pienamente felice, che già cominciava a provare una superstiziosa paura, quasi presentisse che la sua cattiva sorte stesse in agguato a tramargli qualche crudele sorpresa. Gli pareva impossibile che la disdetta, da cui era stato perseguitato fin dalla fanciullezza, fosse ora cessata d'improvviso, appena entrata in casa di lui la bella e gentile persona divenuta da tre mesi la dolce compagna della sua vita. Avea notato, con grande meraviglia, che dal giorno del suo matrimonio tutto gli era riuscito bene. Fin le circostanze che da prima gli avevano prodotto un senso di stizza e di dispiacere, come l'improvviso traslocamento all'Agenzia delle Tasse di Marzallo e il vasto ex convento destinato da quel municipio per ufficio dell'Agenzia e per abitazione dell'Agente; fin queste circostanze si erano a un tratto mutate in favor suo e contribuivano a rendergli più deliziosa la cara solitudine della sua vita, fra la madre malaticcia sempre e sofferente e la giovane moglie che pareva gettasse attorno, per le malinconiche stanze della loro strana abitazione, sorridenti sprazzi di sole.
 
===''Racconti''===
====''Delfina''====
Senza dubbio l'avevo veduta un'altra volta. Ma dove? Ma quando? Per tutta la giornata non ci fu verso di ricordarmene. E volevo rivederla, interrogarla, riannodare con lei una di quelle amicizie che cominciano da un nonnulla e diventano infine, massime trattandosi di donne, qualcosa di piú intimo dell'amicizia, un amore, che so io? Anche un matrimonio; ma dove cercarla? Come farmi intendere dalle persone che avrei dovuto interrogare?
 
====''Il canonico Salamanca''====
Il canonico Salamanca non amava molto il breviario; pure mancava di rado al coro, a recitare insieme con gli altri canonici l'uffizio di laudi e di vespro, perché allora il coro fruttava e le rendite venivano spartite soltanto tra i presenti, segnati su lo scartafaccio bislungo che si conservava in sagrestia.
 
====''Parola di donna''====
Don Paolo Forti faceva risonare nella cappella il brontolio degli Oremus e dei Dominus vobiscum, alzando o aprendo le braccia con lenti gesti, quasi a mostrare l'importanza attribuita a quella messa ch'egli veniva a dire ogni domenica nell'altare privilegiato in casa del marchese di Santacroce.
 
===''Scurpiddu''===
Massaio Turi aveva incontrato il ragazzo una sera nel punto dove finisce, sul ciglione della Arcura, la scorciatoia che dal mulino di Catalfàro conduce a Bardella. Il ragazzo stava accoccolato sur un sasso, con le mani strette dietro la testa. I gomiti aguzzi gli scappavano fuori dagli sdruci delle maniche della camicia. Non aveva scarpe ai piedi. La giacchettina scolorita e stracciata era buttata là accanto.
 
===''Un vampiro''===
====''Un vampiro''====
“No, non ridere!”, esclamò Lelio Giorgi, interrompendosi.<br>
“Come vuoi che non rida?”, rispose Mongeri. “Io non credo agli spiriti”.<br>
“Non ci credevo... e non vorrei crederci neppur io” riprese Giorgi. “Vengo da te appunto per avere la spiegazione di fatti che possono distruggere la mia felicità, e che già turbano straordinariamente la mia ragione”.
 
====''Fatale influsso''====
“Lascia andare!”, fece Blesio, vedendo impallidire tutt'a un tratto il suo amico Raimondo Palli, che aveva cessato di parlare quasi interrotto da un groppo di singhiozzi. “Mi racconterai il resto un'altra volta”.
 
==''Il marchese di Roccaverdina''==
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==Bibliografia==
*Luigi Capuana, ''Cardello'', Remo Sandron Editore, senza data [nella scheda di biblioteca: 1907]. ([http://www.liberliber.it www.liberliber.it])
*Luigi Capuana, ''Capuana: Tutte le fiabe'', Newton Compton Editori, 1992. ([http://www.liberliber.it www.liberliber.it])
*Luigi Capuana, ''Il benefattore'', Carlo Liprandi editore, 1901. ([http://www.liberliber.it www.liberliber.it])
*Luigi Capuana, ''Il Drago e cinque altre novelle per fanciulli'', Paravia, 1907. ([http://www.liberliber.it www.liberliber.it])
*Luigi Capuana, ''Il marchese di Roccaverdina'', Garzanti Editore, 1991.
*Luigi Capuana, ''Profumo'', a cura di Paola Azzolini, Mondadori, 1996. ISBN 8804409428 ([http://www.liberliber.it www.liberliber.it])
*Luigi Capuana, ''Racconti'', Salerno editrice, 1974. ([http://www.liberliber.it www.liberliber.it])
*Luigi Capuana, ''Scurpiddu'', Paravia, 1949. ([http://www.liberliber.it www.liberliber.it])
*Luigi Capuana, ''Un vampiro'', Passigli Editore, 1995. ISBN 8836803210 ([http://www.liberliber.it www.liberliber.it])
 
==Voci correlate==
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===Opere===
{{Pedia|Il marchese di Roccaverdina|''Il marchese di Roccaverdina''|(1901)}}
{{Pedia|Profumo (romanzo)|''Profumo''}}
 
==Collegamenti esterni==