Enzo Bettiza: differenze tra le versioni

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{{intestazione|Novecento, il secolo del Male ancora in cerca di scrittori forti, Corriere della Sera, 2 aprile 2010}}
*Dobbiamo cercare di capire, ed esprimere, il perché alle domande fondamentali poste dal [[XX secolo|Novecento]] siano state date risposte così disastrose. Il fallimento di quell'impulso, di quella fede totalitaria sarà stato anche titanico, a tratti superomistico, quasi più nietzschiano che marxiano, ma ha pur sempre portato con sé risposte criminali e nichilistiche.
*Ho l'impressione che la grande storia dia fastidio a chi vuol raccontare solo storie minori. Costoro si levano a stento il cappello per [[Italo Svevo|Svevo]], mentre [[Umberto Saba|Saba]] e [[Biagio Marin|Marin]], [[Virgilio Giotti|Giotti]], [[Scipio Slataper|Slataper]] e [[Carlo Michelstaedter|Michelstaedter]], e più in là, nel [[Veneto]] occidentale il grande, ignorato e frainteso [[Guido Piovene|Piovene]], sono dimenticati. Ma io preferisco restare con loro. Della noia e dell'ammirazione stupefatta per quel Cagliostro militarizzato della letteratura che fu [[Gabriele D'Annunzio|d'Annunzio]] (Italia novecentesca al cubo) oggi non mi resta che la noia. [[Fiume]] meritava più navi e commerci che puttanieri in stivali e "alalà"».
*La caccia alla totalità, nella letteratura cui apparteniamo, porta necessariamente all' incompiutezza. A differenza dello scrittore italiano, quello di frontiera è adatto a travalicare i confini e rompere le chiusure, favorendo il travaso di un secolo, il [[XX secolo|Novecento]], solo apparentemente concluso. Le cinquecento pagine del mio ''Fantasma di Trieste'', le duemilasette dei ''Fantasmi di Mosca'' sono la testimonianza di questa mia ricerca della totalità. Non per titanismo o superomismo, sia ben chiaro. Ma perché altrimenti, secondo me, non si possono più scrivere romanzi seri e credibili. Devono confluirvi vari elementi e generi contrastanti, come la narrazione, la filosofia politica, anche certe forme di giornalismo: nel tentativo di ricreare, dopo l'antiromanzo, il post-romanzo.
*La letteratura italiana continua a girare attorno ai soliti tre o quattro nomi: [[Italo Calvino|Calvino]], [[Carlo Emilio Gadda|Gadda]], [[Cesare Pavese|Pavese]]... Poi viene soltanto una modesta scuola postmoderna nella quale non mi riconosco; un relativismo che finisce per dissolvere l'idea stessa del male. E diciamo la verità, questo vale anche per una certa letteratura americana à la page... non certo [[William Faulkner|Faulkner]] o [[Saul Bellow|Bellow]].
*Vogliamo essere [[Europa|europei]] di lingua italiana, piuttosto che italiani di lingua [[toscana]].
*Leggo volentieri [[Carlo Sgorlon|Sgorlon]], apprezzo [[Mario Vargas Llosa|Vargas Llosa]], non esagero negli abbracci ecumenici. E ammiro il coraggio di [[Jonathan Littell|Littell]], un ebreo americano che scrive in ottimo francese per incarnarsi in uno sfaccettato criminale nazista tedesco.
*Il [[XX secolo|Novecento]], definito da [[Eric Hobsbawn|Hobsbawn]] "secolo breve", si sta invece rivelando lungo, lunghissimo. Stermini, esodi, carestie, guerre regionali infinite, malattie e miracoli inauditi: non si può costringerlo nella camicia di forza della brevità, facendolo coincidere quasi al millimetro con la durata del comunismo reale. Il secolo passato si è innestato su quello attuale, senza soluzioni di continuità. Ecco perché il [[nichilismo]] dolce e pigro di questi anni zero del XXI secolo non può esprimerlo, se non stancamente.
 
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