Ivan Sergeevič Turgenev: differenze tra le versioni

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*La [[filosofia]] è un punto di vista supremo. Anche la mia [[morte]] appartiene al punto di vista supremo. Ma che cosa può imparare, l'[[uomo]], considerando tutte le cose dalle vette?...Quando vorrà comperare un cavallo non lo considererà mica dalla cella campanaria di una [[chiesa]]! (p. 36)
*L'[[egoismo]] equivale al [[suicidio]]. L'uomo egoista si piega come un [[albero]] solitario e sterile... ma l'[[amore]] di sé stesso, nel senso più elevato, in quanto è aspirazione reale verso il perfezionamento del proprio [[essere]], è la sorgente di tutte le grandezze. L'uomo deve lasciare in sé questo egoismo ostinato della sua personalità, allora soltanto l'amor proprio avrà [[diritto]] di imporre la sua [[volontà]]. (p. 56)
 
==[[Incipit]] di ''Clara Militch''==
Nella primavera del 1878 viveva a Mosca, in una piccola casa di legno a Shabolovka, un giovane di venticinque anni, di nome Jakov Aratov. Assieme a lui viveva una zia, sorella di suo padre, un'anziana zitella di più di cinquant'anni, Platonida Ivanovna. Ella provvedeva alle faccende domestiche e amministrava il suo denaro, compito per il quale egli si era rivelato totalmente inetto. Oltre a lei, non aveva altri parenti. Alcuni anni prima suo padre, un gentiluomo di campagna di condizioni non troppo agiate, si era trasferito a Mosca con lui e Platonida Ivanovna, che soleva chiamare Platosha.
 
==Bibliografia==
*Ivan Turgenev, ''Clara Militch'', traduzione di Adria Tissoni, in "Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror", a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 8834404068
*Ivan Turghenieff, ''Rudin'', Bietti, Torino, 1963.
*Ivan Turghenieff, ''Padri e figli'', traduzione di Mirco Gallenzi, Edizioni Frassinelli, 1997. ISBN 8876844465
*Ivan Turghenieff, ''Rudin'', Bietti, Torino, 1963.
 
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