Piero Calamandrei: differenze tra le versioni

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*Carlo e Nello Rosselli. Giustizia e Libertà. Per questo morirono. Per questo vivono. ([[epitaffi|Epitaffio]] riportato sulla lapide di Carlo e Nello Rosselli, cimitero di Trespiano, Firenze)
*Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata [[dittatura]]. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle [[scuola|scuole]] e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora il partito dominante segue un'altra strada. Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. [...] Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. (dal [[s:Facciamo l'ipotesi|discorso]] al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale, Roma, 11 febbraio 1950)
*Fra le tante distruzioni di cui il passaggio della pestilenza [[fascista]] è responsabile, si dovrà annoverare anche quella, non riparabile in pochi anni, del senso della legalità. [...] Per vent'anni il [[fascismo]] ha educato i cittadini proprio a disprezzare le leggi, a far di tutto per frodarle e per irriderle nell'ombra. (da ''Costituzione e leggi di Antigone. Scritti e discorsi politici'', Sansoni)
*"La [[legge]] è [[uguaglianza|uguale]] per tutti" è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar la uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l'aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una [[beffa]] alla sua miseria. (1954; citato in Mauro Cappelletti, ''Giustizia e Società'', Edizioni di Comunità, Milano, 1972, p. 11)
*Quando io considero questo misterioso e miracoloso moto di popolo, questo volontario accorrere di gente umile, fino a quel giorno inerme e pacifica, che in una improvvisa illuminazione sentì che era giunto il momento di darsi alla macchia, di prendere il fucile, di ritrovarsi in montagna per combattere contro il terrore, mi vien fatto di pensare a certi inesplicabili ritmi della vita cosmica, ai segreti comandi celesti che regolano i fenomeni collettivi, come le gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno, come certe piante subacquee che in tutti i laghi di una regione alpina affiorano nello stesso giorno alla superficie per guardare il cielo primaverile, come le rondini di un continente che lo stesso giorno s'accorgono che è giunta l'ora di mettersi in viaggio. Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini. (dal discorso tenuto al Teatro Lirico di Milano, 28 febbraio 1954, in ''Uomini e città della Resistenza: discorsi scritti ed epigrafi'', Laterza)