William Gibson: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Aggiunti incipit da "La notte che bruciammo Chrome", corretto ordine alfabetico
Riga 6:
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''American Acropolis''===
Attraverso questa corrente serale di facce ininfluenti, indistinte, in mezzo a frettolose scarpe nere, ombrelli chiusi e alla folla che scivola fusa come un unico organismo nel cuore soffocante della stazione, ecco farsi avanti Shinya Yamazaki, con il computer portatile stretto sotto braccio come la sacca d'uova di una specie marina poco nota ma di discreto successo biologico. <br />
Evolutosi per tener testa a sgomitate alle sproporzionate borse della spesa di Ginza e alle spietate valigette, Yamazaki e il suo piccolo fardello di informazioni scendono nelle profondità al neon. Verso un ramo tributario di quiete relativa, un corridoio piastrellato che mette in comunicazione due scale mobili parallele.
 
===''Aidoru''===
Dopo Slitscan, Laney ricevette una proposta di lavoro da Rydell, il guardiano notturno allo Chateau. Rydell era uno di quei tipi grossi e tranquilli del Tennessee, con un sorriso triste e timido, occhiali da sole a buon mercato e un walkie-talkie perennemente collegato a un orecchio.<br />
Line 15 ⟶ 11:
– Davvero? – chiese Laney, dando corda a Rydell, come se uno come lui fosse davvero in grado di procurargli un lavoro.
 
===''NeuromanteAmerican Acropolis''===
Attraverso questa corrente serale di facce ininfluenti, indistinte, in mezzo a frettolose scarpe nere, ombrelli chiusi e alla folla che scivola fusa come un unico organismo nel cuore soffocante della stazione, ecco farsi avanti Shinya Yamazaki, con il computer portatile stretto sotto braccio come la sacca d'uova di una specie marina poco nota ma di discreto successo biologico. <br />
Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto. <br />
Evolutosi per tener testa a sgomitate alle sproporzionate borse della spesa di Ginza e alle spietate valigette, Yamazaki e il suo piccolo fardello di informazioni scendono nelle profondità al neon. Verso un ramo tributario di quiete relativa, un corridoio piastrellato che mette in comunicazione due scale mobili parallele.
– Non è com'ero abituato. – Case lo senti dire da qualcuno, mentre si faceva largo tra la calca, a gomitate, per infilarsi nella porta dello Chat. – È come se all'improvviso il mio corpo fosse affamato di droga, affamato da morire. – Era la voce d'uno di quei disperati che pullulavano abitualmente in quei quartieri multiformi e caotici chiamati in gergo «Sprawl». Il Chatsubo era un bar per espatriati professionisti: potevate berci per un'intera settimana senza mai sentire due sole parole in giapponese.
 
===''Giù nel cyberspazio''===
Misero un segugio esplosivo sulle tracce di Turner a Nuova Delhi, sintonizzato sui suoi feromoni e sul colore dei capelli. Lo raggiunse in una strada chiamata Chandni Chauk, e si lanciò verso la sua BMW noleggiata, fra una selva di gambe nude e brune e ruote di tassì a pedale. Il nucleo era costituito da un chilogrammo di esogene ricristallizzato e TNT in scaglie.<br/> Turner non lo vide arrivare. L'ultima cosa che vide dell'[[India]] fu la facciata rosa di un posto che si chiamava Khush-Oil Hotel.
 
===''MonnaLa Lisanotte cyberpunkche bruciammo Chrome''===
====''Johnny Mnemonico''====
Il fantasma era un dono d'addio di suo padre, portatole da un segretario vestito di nero nella sala delle partenze di Narita. <br/> Durante le prime due ore di volo verso [[Londra]], restò come dimenticato nella sua borsa. Era un oggetto liscio e scuro di forma allungata; un lato portava impresso l'onnipresente logo della Maas-Neotek, l'altro, invece, era curvo, per adattarsi al palmo della mano.
Misi il fucile da caccia in una borsa Adidas e la imbottii con quattro paia di calze da tennis. Tutto il contrario del mio stile abituale, ma era proprio questo il mio scopo: se ti credono rozzo, fai il raffinato; se ti credono raffinato, mostrati rozzo. Io sono molto raffinato. Perciò decisi di sembrare il più rozzo possibile. Di questi tempi, poi, uno deve essere piuttosto raffinato prima di poter anche aspirare alla grossolanità. Mi ero dovuto fabbricare tutte e due le cartucce calibro 12 a partire da un blocco di ottone, su un tornio, e caricarle personalmente; avevo dovuto scovare un vecchio microfilm con le istruzioni per le cartucce da caricare a mano; avevo dovuto costruire un meccanismo a leva per collocare il fulminante... Una faccenda piuttosto complicata. Ma sapevo che avrebbe funzionato. L'incontro era fissato per le 23 al Drome, ma scesi tre fermate di metropolitana dopo quella più vicina, e tornai indietro a piedi. Procedura impeccabile.
 
====''La notte che bruciammo Chrome''====
Faceva caldo, la notte che bruciammo Chrome. Nei viali e nelle piazze le falene sbattevano fino a morire contro le luci al neon, ma nella mansarda di Bobby l'unica luce era quella del monitor e dei led rossi e verdi del simulatore di matrice. Conoscevo a memoria ogni chip del simulatore di Bobby: sembrava un normalissimo Ono-Sendai 7, il "Cyberspace Seven", ma l'avevo ricostruito tante di quelle volte che sarebbe stato difficile trovare un millimetro quadrato di circuiti originali in quel silicio.
 
====''Il continuum di Gernsback''====
Per fortuna gli effetti stanno svanendo, la faccenda si sta rivelando un episodio temporaneo. Quando ancora mi capita di vedere qualcosa, è ai margini del campo visivo: frammenti di assurde macchine cromate, appena intraviste. Ho visto un'ala volante sopra San Francisco, la settimana scorsa, ma era quasi trasparente. E le auto con le pinne di squalo si sono fatte più rare, le autostrade evitano discretamente di espandersi in mostri scintillanti a ottanta corsie, come quello in cui sono stato costretto a guidare la settimana scorsa con la mia Toyota a nolo. E so che niente di tutto ciò mi seguirà fino a New York, il mio campo visivo si sta restringendo a una sola lunghezza d'onda probabilistica. Ho lavorato duro per ottenere questo risultato. La televisione mi è stata di grande aiuto.
 
====''Frammenti di una rosa olografica''====
Quell'estate Parker faceva fatica a dormire.<br>
C'erano interruzioni nell'erogazione dell'energia elettrica, e gli spegnimenti improvvisi dell'induttore-delta provocavano dolorosi e improvvisi ritorni alla coscienza.<br>
Per evitare l'inconveniente usò dei cavi con morsetti e del nastro adesivo nero per collegare l'induttore a una piastra A.S.P. a batteria. La caduta di tensione nell'induttore faceva scattare il circuito di riproduzione della piastra.
 
====''Hinterland''====
Quando Hiro schiacciò il bottone, io stavo sognando Parigi, strade bagnate e buie in inverno. Il dolore mi esplose nel cranio, dietro gli occhi, come un muro blu fluorescente. Balzai fuori dall'amaca urlando. Urlo sempre: ci tengo. Il feedback mi percorse il cervello. L'interruttore del dolore è un circuito ausiliario della radio ossea, collegato direttamente ai centri nervosi: proprio quello che ci vuole per penetrare la nebbia di un surrogato di barbiturici. Mi ci vollero alcuni secondi per rimettere a posto il tutto, iceberg di ricordi che incombevano nella nebbia: chi ero, dov'ero, perché ero là, chi mi stava svegliando.
 
====''New Rose Hotel''====
Sette notti a pagamento in questa bara, Sandii. New Rose Hotel. Come ti desidero, ora. Qualche volta ti colpisco. Rivivo tutto adagio, dolcemente e crudelmente. Riesco quasi a sentirlo. Qualche volta prendo dalla borsa la tua piccola automatica e faccio scorrere il pollice sulla cromatura liscia, da poco prezzo. Una calibro 22 cinese, il foro della canna non più grande della pupilla dilatata del tuo occhio scomparso.<br>
Fox è morto, Sandii.<br>
Fox mi aveva detto di dimenticarti.
 
====''Il mercato d'inverno''====
Piove molto, quassù; ci sono giorni, in inverno, in cui il cielo non diventa mai veramente chiaro, solo di un grigio uniforme. Ma ci sono anche giorni in cui è come se si aprisse di colpo per tre minuti un sipario sulle montagne illuminate dal sole, sospese nell'aria: come il prologo di un film girato da Dio. Era così il giorno in cui telefonarono i suoi agenti, dal cuore della loro piramide di specchi sul Beverly Boulevard, per dirmi che lei era entrata nella rete, che era arrivata in cima e che "I re del sonno" era tre volte platino. Io ho curato la maggior parte dei Re, ho fatto il lavoro di rilevamento cerebrale, ho rivisto tutto con il modulo di cancellazione rapida, perciò mi spettava una parte dei diritti d'autore.
 
====''La razza giusta'' (con John Shirley)====
Forse era stato al Club Justine, o al Jimbo's, o al Sad Jack's, o al Rafters; Coretti non riusciva a ricordare dove l'avesse vista per la prima volta. Avrebbe potuto essere successo in qualsiasi momento in uno qualsiasi di quei bar. Lei nuotava nella pseudo-vita fatta di bottiglie e bicchieri e del lento salire del fumo delle sigarette... si muoveva nel suo elemento naturale, un bar dopo l'altro.
 
====''Stella rossa, orbita d'inverno'' (con Bruce Sterling)====
Il colonnello Korolev si girò lentamente nella rete, sognando l'inverno e la gravità. Di nuovo giovane, un cadetto, sferzava il suo cavallo sulle steppe del Kazakistan, alla fine di novembre, verso il paesaggio secco e rosso del tramonto marziano.<br>
"Qualcosa non va" pensò...
 
====''Duello'' (con Michael Swanwick)====
Aveva intenzione di proseguire senza fermarsi fino in Florida. Pagarsi il passaggio lavorando su qualche nave di contrabbandieri d'armi, magari finire per farsi arruolare in qualche esercito ribelle del cazzo nella zona di guerra. O magari, con il biglietto valido finché non interrompeva la corsa, poteva non scendere mai... l'Olandese Volante dei Greyhound. Rivolse un sogghigno alla sua immagine riflessa sul finestrino freddo e sporco, mentre le luci del centro di Norfolk scivolavano via e il pullman ondeggiava sugli ammortizzatori stanchi, eseguendo l'ultima curva.
 
===''Luce virtuale''===
Il corriere appoggia la fronte contro strati di vetro, argon, plastica anti-proiettile. Osserva una cannoniera sorvolare la città a media altezza, come una vespa cacciatrice, la morte appesa sotto il torace in un liscio baccello nero. <br/> Qualche ora prima alcuni missili sono caduti in un sobborgo settentrionale; settantatré morti, ancora nessuna rivendicazione. Ma qui, sulle ziggurat coperte di specchi lungo il viale Lázaro Cárdenas, scorre la carne luminosa dei giganti, urlando la sua litania di sogni notturni alle ''avenidas'' in attesa: gli affari come al solito, il mondo non finisce questa sera.
 
===''Monna Lisa cyberpunk''===
Il fantasma era un dono d'addio di suo padre, portatole da un segretario vestito di nero nella sala delle partenze di Narita. <br/> Durante le prime due ore di volo verso [[Londra]], restò come dimenticato nella sua borsa. Era un oggetto liscio e scuro di forma allungata; un lato portava impresso l'onnipresente logo della Maas-Neotek, l'altro, invece, era curvo, per adattarsi al palmo della mano.
 
===''Neuromante''===
Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto. <br />
– Non è com'ero abituato. – Case lo senti dire da qualcuno, mentre si faceva largo tra la calca, a gomitate, per infilarsi nella porta dello Chat. – È come se all'improvviso il mio corpo fosse affamato di droga, affamato da morire. – Era la voce d'uno di quei disperati che pullulavano abitualmente in quei quartieri multiformi e caotici chiamati in gergo «Sprawl». Il Chatsubo era un bar per espatriati professionisti: potevate berci per un'intera settimana senza mai sentire due sole parole in giapponese.
 
== Film ==
Line 32 ⟶ 68:
 
==Bibliografia==
*William Gibson, ''America Acropolis'' (1999), traduzione di Daniele Brolli, Mondadori, 2000. ISBN 8804479426
*William Gibson, ''Aidoru'', traduzione di Delio Zinoni, Mondadori.
*William Gibson, ''NeuromanteAmerica Acropolis'' (1999), traduzione di GiampaoloDaniele CossatoBrolli, e Sandro SandrelliMondadori, Edizioni2000. Nord,ISBN Milano8804479426
*William Gibson, ''Giù nel cyberspazio'' (1986), traduzione di Delio Zinoni, Mondadori, 1994. ISBN 8804403683
*William Gibson, ''MonnaLa Lisanotte cyberpunkche bruciammo Chrome'' (1988), traduzione di MarcoDelio PensanteZinoni, Mondadori, 19911994.
*William Gibson, ''Luce virtuale'' (1993), traduzione di Delio Zinoni, Mondadori, 1996. ISBN 9788804576662
*William Gibson, ''AmericaMonna AcropolisLisa cyberpunk'' (19991988), traduzione di DanieleMarco BrolliPensante, Mondadori, 20001991. ISBN 8804479426
*William Gibson, ''Neuromante'', traduzione di Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli, Edizioni Nord, Milano.
*Marcus Chown, ''Is science fiction dying?'', New Scientist, 12 novembre 2008
 
Line 43 ⟶ 80:
{{interprogetto|w}}
===Opere===
{{Pedia|Neuromante|''Neuromante''|1984}}
{{Pedia|Giù nel ciberspazio||1986}}
{{Pedia|Monna Lisa Cyberpunk||1988}}
{{Pedia|Luce virtuale||1994}}
{{Pedia|Aidoru|''Aidoru''|1997}}
{{Pedia|American Acropolis|''American Acropolis''|2000}}
{{Pedia|Giù nel ciberspazio||1986}}
{{Pedia|La notte che bruciammo Chrome}}
{{Pedia|Luce virtuale||1994}}
{{Pedia|Monna Lisa Cyberpunk||1988}}
{{Pedia|Neuromante|''Neuromante''|1984}}
 
[[Categoria:Autori di fantascienza|Gibson, William]]