Avarizia: differenze tra le versioni

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Citazioni sull''''avarizia'''.
 
==Citazioni==
*All'avaro manca tanto quello che ha quanto quello che non ha. ([[Publilio Sirio]])
*Avarizia è il quinto vizîo che nasce della mala volontà; e questo fa l'animo vizîoso e disordinato in ciò che 'l fa disideroso ed empio di guadagnare o ritenere ricchez[z]e. E comettesi Avarizia per molte vie, e ha catuna il suo nome per meglio tenelle a mente. E quelli sono i vizî che nascono d'Avarizia, e sono cosí nominati: Simonia, Usura, Ladroneccio, Fur[t]o, Rapina, Forza, Ing[a]nare, Spergiuro, Bugia. ([[Bono Giamboni]])
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*Sa perché dicono che sono avaro? Perché i soldi non li sbatto in faccia alla gente, come fanno certi miei colleghi. ([[Alberto Sordi]])
*Un avaro non può mai essere virtuoso. ([[Antistene]])
=== ''[[Dante Alighieri|Divina Commedia]]'' ===
 
=== ''[[Dante Alighieri|Divina Commedia]]'' ===
*''Ed una lupa <ref>Nella ''Divina Commedia'' la lupa è il simbolo dell'avarizia.</ref>, che di tutte brame | sembrava carca nella sua magrezza, | e molte genti fé già viver grame, | questa mi porse tanto di gravezza | con la paura ch'uscia di sua vista, ch'io perdei la speranza dell'altezza''. (Inferno, I)
 
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*''Fino a quel punto misera e partita | da [[Dio]] anima fui {{NDR|papa Adriano V}}, del tutto avara: | or come vedi, qui ne son punita.'' (Purgatorio, XIX)<ref>Secondo molti commentatori qui Dante attribuisce a papa Adriano V, Ottobuono dei Fieschi, conti di Lavagna, papa dal 11 luglio 1276 al 18 agosto (giorno del suo decesso) dello stesso anno, caratteristiche che pare appartenessero invece ad uno dei suoi predecessori ed omonimo, Adriano IV, l'inglese Nicola Breakspear, papa dal dicembre 1154 al settembre 1159.</ref>
 
===[[Giovanni Vannucci]]===
*L'avarizia non solo è la più stolta delle passioni, ma anche la più dispotica, investe ogni aspetto dell'anima, distrugge ogni fondamentale ragione di vita spirituale. L'avarizia crea i più irresistibili legami con il contingente e l'effimero. Cristo la sferza risolutamente: «Stolto, questa notte ti sarà ridomandata l'anima tua, e quel che hai riserbato di chi sarà?» (Lc 12, 20).<br>La volontà di potenza, l'egoismo innalzato a sistema, il narcisismo mentale sono le radici sottili e inconsce dello spirito di avarizia.<br>L'avaro vuole dominare il mondo delle forme, vuole divenire padrone dei suoi fratelli schiacciandoli con il peso delle sue ricchezze. Per questo egli accumula con passione le ricchezze – non vi è cosa che non farebbe per aumentarle – e pensa che il denaro sia tutto, che la potenza economica tenga il posto di ogni altra cosa. Quanto più sarà ricco, tanto più potrà dominare, ma come farà a sapere di essere ricco? L'avaro non lo saprà mai, vedrà se stesso sempre povero, non dirà mai basta all'ingorda fame, e così la volontà di potenza che l'ha sedotto, alla fine lo beffa, muore e il suo tesoro viene disperso.<br>L'avarizia così offusca il lume della ragione e la conoscenza della grazia: più sarai ricco e più avrai potenza. L'accumulare diventa una mania: l'avaro non vede che il possesso, non vive che per possedere, il possesso è per lui il fine supremo. Il possesso, da schiavo, è divenuto padrone e selvaggiamente trionfa.<br>L'avaro non riconosce di esserlo, afferma di essere sobrio, parsimonioso, economo, di dover fare delle privazioni per non mancare ai suoi doveri, di non poter essere generoso perché altrimenti lui stesso dovrebbe mendicare, trova continuamente nuove economie e se ne vanta come di un pregio. Non vi è nulla di più spaventoso della buona fede dell'avaro, ed è questa buona fede che gli uccide l'anima.<br>Gli schiavi di altre passioni finiscono presto o tardi a sentirsi a disagio, le conseguenze delle loro passioni prima o poi li fanno meditare o vergognarsi; la possibilità di riconoscere il proprio peccato è una piccola via di salvezza loro offerta. Ma l'avaro di che cosa può pentirsi o vergognarsi? Frugale per non spendere, casto per economizzare, sobrio per non sprecare, convinto di sacrificarsi per il bene dei lontani eredi, si crea, a maggiore tranquillità, la visione di opere buone cui lascerà, morendo, tutto il suo. Allora si sente un eroe, un santo, un martire.
 
==[[Proverbi italiani]]==