Paolo Isotta: differenze tra le versioni

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'''Paolo Isotta''' (? – vivente), giornalista e critico musicale italiano.
 
*È ormai pacifico essere [[Carlo Gesualdo]], il principe di Venosa, uno dei piu' grandi polifonisti di tutti i tempi; e contendere a [[Claudio Monteverdi|Monteverdi]] ([[Luca Marenzio|Marenzio]], morto a soli quarantasei anni, mancò per pochi mesi l'ingresso nel nuovo secolo) la palma di più importante musicista a cavallo fra Cinque e Seicento, di massimo esponente dell'aurorale Barocco le radici del quale si sprofondano nel linguaggio, nello stile, nella stessa concezione del suono, del pieno [[Rinascimento]]. (citato in ''Corriere della Sera'', 6 febbraio 1994)
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*Se [[Alban Berg|Berg]] non fosse morto avrebbe trovato un accomodamento col Regime e non sarebbe stato il Wozzeck, derivante dai frammenti ottocenteschi di [[Georg Büchner]], bollato in quanto «arte degenerata. (citato in ''Corriere della Sera'', 28 ottobre 2007)
*Tedesco, [[Herbert von Karajan|Karajan]] aderi' al partito nazionalsocialista come tutti i suoi compatrioti, anche artisti sommi. Dopo la guerra pago' duri prezzi non essendosi offerto a penose palinodie, a recite di "pentimenti", a carnevalate di "emigrazione interna" e a processi di "denazificazione". Il suo giudizio su di se' resto' chiuso nella coscienza; oggi egli e' al cospetto di ben altro Giudice. (citato in ''Corriere della Sera'', 21 marzo 1998)
*A settant'anni, [[Alfredo Kraus]] era ancora il più grande tenore vivente. (da ''Alfredo Kraus il tenore hidalgo'', ''Corriere della Sera'', 10 ottobre 1999)
*Il più vibrante violoncello pareva freddo a paragone del raggio di luce scaturito dal suo fiato. (''ivi'')
*Ha insegnato [[Leonardo Sciascia]] che la [[Sicilia]] non è una. Ne esistono molteplici, forse infinite, che al continentale, forse al Siciliano stesso, si offrono e poi si nascondono in un giuoco di specchi. (citato in ''Corriere della Sera'', 4 marzo 2008)
*L'[[Ungheria|ungherese]] è non solo lingua isolata ma addirittura non indoeuropea né slava, sibbene della stessa famiglia del turco: e fortuna che il nazionalismo turco, adombrato da altri e più vasti crimini e problemi, non abbia ancora scoperto la «nativa musicalità» della sua lingua: fortuna, dico, per la musica e per noi suoi disgraziati storici. (citato in ''Corriere della Sera'', 13 marzo 2008)
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*Il vocabolo latino «requies» col quale principia l'antifona della Missa defunctorum cattolica («Requiem aeternam dona ei Domine») ha finito col mutar di significato allo stesso modo che la coscienza religiosa s' è affievolita e la liturgia è divenuta una parodia dell'Inps. In tempi di fede l'officio dei defunti, che perciò metonimicamente si definiva «il Requiem», citandosene all' accusativo la parola mutata di genere dal femminile al neutro, era ritenuto effettualmente in grado di mondare in parte l'anima del trapassato pel quale l'officio veniva celebrato dal peso dei peccati commessi in vita e di conseguenza di alleggerirne la pena nell'al di là. Se la gran parte della gente di [[Chiesa]] abbia mai posseduto la fede, in qualsiasi epoca della Storia, è interrogativo destinato a rimanere irresoluto stante il costume di essa, sin dalla prima giovinezza, a una simulazione e una dissimulazione assolute. (citato in ''Corriere della Sera'', 17 agosto 2008)
*Che cosa c'è di più bello d'un'Opera che si chiude con un rogo? Il finale della Valchiria {{NDR|Opera di [[Richard Wagner]]}} fa scender qualche lagrima anche al centesimo ascolto. (citato in ''Corriere della Sera'', 5 ottobre 2008)
 
[[Categoria:Giornalisti italiani|Isotta, Paolo]]
[[Categoria:Critici musicali italiani|Isotta, Paolo]]