Disputa su Dio e dintorni: differenze tra le versioni

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'''''Disputa su Dio e dintorni''''' , saggio storico-filosofico di [[Corrado Augias]] e [[Vito Mancuso]].
 
===Citazioni===
*Essere un filo di un indumento più grande: forse è questo il senso ultimo del mio essere. Essere me stesso, senza confondere la mia specificità di filo diverso da ogni altro, e insieme, però, unirmi ad altri fili, perché un filo ha senso solo se si unisce ad altri fili, come una nota ha senso solo se si unisce ad altre note, come una lettera ha senso solo se si unisce ad altre lettere e così forma parole, e poi frasi, periodi, magari anche racconti, novelle, romanzi, poesie...<br>Essere se stessi, ma anche legati agli altri: come la «a» rimane «a», ma se tra due «a» inserisco una «m» ho trovato la possibilità di dire come mia moglie mi pensa, e ho dato un senso a due «a» che altrimenti, da sole, non l'avrebbero avuto. Essere liberi e indipendenti, ma anche responsabili e in comunione. Io penso sia questo il senso esistenziale, fisico e insieme metafisico, della [[religione]]. La religione in quanto ''religio'', legame, legame di me (filo o nota o lettera che sia) con altri elementi diversi eppure simili a me (fili o note o lettere che siano). ([[Vito Mancuso]], pp. 189-190)
*Lei {{NDR|[[Corrado Augias]]}} ha ricordato [[Giordano Bruno]], un filosofo al quale mi sento vicino, soprattutto per la sua concezione della natura come ''natura naturans'', come ''optima deitas''. Che cosa le devo dire? Se veramente c'è Dio, se veramente c'è la vita eterna, allora Giordano Bruno, che ha dato la vita per amore della verità, che non ha rinnegato i risultati cui era giunto con il suo potente lavoro intellettuale (alcuni dei quali oggi vengono accolti persino da autorevoli rappresentanti della Chiesa istituzionale, come da lei ricordato), se veramente ci sono il regno di Dio e la vita eterna, allora Giordano Bruno ne fa sicuramente parte, quelli che l'hanno ucciso (fra cui papa Clemente VII e il cardinale Bellarmino) non lo so. Anche se Roberto Bellarmino è stato dichiarato santo. ([[Vito Mancuso]], pp. 46-47)
*[[Spinoza]] non è un ateo che nega l'esistenza di Dio: non avrebbe mai approvato una campagna a favore dell'ateismo. Spinoza è un filosofo che dice: «Dio è diverso». Affermando che Dio e natura coincidono, sostiene che la natura è divina, il mondo è divino, e anche noi, in quanto frammento di mondo, siamo divini. Non dice che Dio non c'è, ma che è dentro il mondo, dentro ogni cosa del mondo. ([[Vito Mancuso]], p. 213)
*Si tratta di capire perché [[Spinoza]], scrivendo un libro intitolato ''[[Ethica|Etica]]'', parli in continuazione di Dio, iniziando con il darne una definizione [...] e concludendo col dire che la più alta virtù è «l'amore intellettuale della mente verso Dio» (libro V, proposizione 36). Perché tanto parlare di Dio, per parlare di etica? Non sarebbe bastato parlare appunto solo di etica, di etica rigorosamente laica, tale da sussistere «''etsi Deus non daretur''» (anche se Dio non ci fosse) come aveva proposto solo qualche anno prima un altro grande olandese, Ugo Grozio? Invece no, Spinoza insiste sulla teologia, come aveva già fatto scrivendo, prima dell'''Etica'', opere come il ''Breve trattato su Dio, l'uomo e il suo bene'' e il più noto ''Trattato teologico-politico''. Il fatto è che Spinoza sa bene che, senza un adeguato discorso su Dio, cioè sul fondamento razionale dell'essere, non si dà alcuna possibilità di stabilire un'etica. ([[Vito Mancuso]], pp. 218-219)