Massimo Luigi Salvadori: differenze tra le versioni

storico e politico italiano (1936-)
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Versione delle 18:55, 27 dic 2009

Massimo L. Salvadori (1936 – vivente), storico italiano.

Democrazie senza democrazia

  • Proprio mentre conosce i suoi maggiori trionfi, la democrazia, sotto la cappa della sua glorificata ideologia, appare però tutt'altro che in buona salute, poiché nella realtà dei fatti e dei suoi concreti meccanismi di funzionamento, troppi dei suoi presupposti essenziali appaiono profondamente scossi da processi di natura insieme politica, sociale ed economica [...] La questione su cui occorre incentrare la riflessione è in quale misura le società occidentali che della democrazia si fanno paladine continuino a potersi definire democratiche... (cap. I, La sacralizzazione della democrazia trionfante, pag. 6-7)
  • ...la sostanza della democrazia è il potere dei cittadini di decidere del proprio destino in modo consapevole e pacifico nel quadro di una «società aperta», nella quale non si dia una distribuzione delle risorse materiali e culturali tale da impedire a qualsiasi cittadino di partecipare alla formazione delle decisioni politiche, come anche di accedere ai massimi livelli del potere [...] Si pone quindi l'interrogativo: nelle attuali società democratiche si sono o no costituite barriere le quali impediscono loro di essere e di restare società effettivamente aperte, e cioè si sono o no stabilite posizioni di potere inaccessibili al controllo e alle decisioni della maggioranza? (cap. II, Democrazia diretta e democrazia rappresentativa, pag. 9-10)
  • Vi è oggi da domandarsi se nei sistemi che continuiamo a chiamare democratici non siano intervenuti mutamenti tali da richiedere l'elaborazione di nuove categorie atte a definirli. A tal fine occorre fare riferimento a tre tipi di sistemi [...] Il primo è il sistema liberale in senso proprio, che [...] è stato contraddistinto da un suffragio fortemente ristretto e dal fatto che le istituzioni parlamentari poggiavano su partiti di notabili i quali si attivavano soprattutto in occasione delle tornate elettorali. Il secondo è il sistema liberaldemocratico basato su un suffragio notevolmente allargato o universale, sulla competizione tra partiti [...] a carattere di massa, divenuti i principali artefici tanto della formazione e dell'orientamento dell'opinione pubblica quanto dell'azione politica e dei processi parlamentari. Il terzo è il sistema liberaldemocratico di ultima evoluzione [...] nel quale i partiti restano sì i principali soggetti della competizione elettorale [...] ma la loro struttura risulta profondamente mutata, insieme con le tecniche attinenti all'organizzazione del rapporto con le rispettive basi di massa e alla formazione dell'opinione politica. (cap. IV, Le applicazioni del principio rappresentativo, pag. 20-21)
  • ...nel secondo sistema liberaldemocratico, che pure viene presentato come il pieno compimento della democrazia liberale, i presupposti della democrazia liberale hanno in realtà subìto e continuano a subire un'alterazione sempre maggiore, al punto da risultare oggi, più ancora che profondamente erosi, per aspetti sostanziali rovesciati [...] il processo di globalizzazione ha ridotto drasticamente la capacità degli Stati di mantenere sotto il proprio controllo l'organizzazione, la dislocazione e la distribuzione delle forze produttive; ha concentrato contemporaneamente enormi poteri nelle mani di ristrette oligarchie industriali e finanziarie internazionali, le quali hanno preso ad agire senza sottostare al potere sovrano di alcun parlamento e corpo elettorale e senza disporre di alcuna legittimazione democratica, e a dotarsi di possenti mezzi di informazione al fine di orientare l'opinione pubblica a favore dei loro interessi (cap. XI, Il secondo sistema liberaldemocratico, pag. 56)
  • [Oggi] sono entrati in uno stato agonico i grandi partiti organizzati, con i loro distinti bacini sociali, portatori di determinati interessi e di specifiche ideologie; [...] è venuta meno l'«economia nazionale», soppiantata da un sistema di economia globale dominata da ristrette oligarchie di finanzieri, investitori e industriali le cui decisioni non solo si sottraggono largamente al potere sovrano degli Stati, ma spesso letteralmente vengono imposte agli Stati; [...] la formazione dell'opinione pubblica [...] è sempre meno espressione dell'influenza dei partiti politici, degli intellettuali e di quella che veniva chiamata la libera stampa. Nell'era della rivoluzione informatica essa è per contro sempre più largamente un prodotto pianificato e confezionato con le tecniche della pubblicità commerciale e controllato dai tycoons dell'informazione di massa (cap. XI, Il secondo sistema liberaldemocratico, pag. 60-61)
  • Nella società odierna [...] troppi poteri di primaria importanza per la vita dei cittadini sono stati sottratti alle istituzioni figlie del voto popolare, troppi poteri formalmente attribuiti a siffatte istituzioni sono sostanzialmente depotenziati e al limite annullati da altri poteri. (cap. XI, Il secondo sistema liberaldemocratico, pag. 63)
  • Se così stanno in sostanza le cose, ecco l'interrogativo che si pone con forza: qual è nelle attuali circostanze la condizione del «cittadino democratico»? [...] Il cittadino politicamente attivo ha ceduto [...] alla figura del consumatore, il cui voto, la cui scelta tra gli schieramenti e il cui atteggiamento di fronte ai loro programmi si esprime nel dire «mi piace» o «non mi piace», «compro» o «non compro» sulla base, oltretutto, di una diffusa incapacità di comprendere quali siano gli ingredienti e gli effetti dei prodotti che gli vengono offerti (cap. XI, Il secondo sistema liberaldemocratico, pag. 63-65)
  • ...nulla può tanto danneggiare la democrazia e contribuire al suo esaurimento quanto accettarla come discorso retorico, non guardare alla sostanza che sta dietro alla sua forma, compiacersi del dato [...] che mai come ora vi sono nel mondo tanti Stati che portano e si danno il nome di democratici. Se dunque i regimi che continuiamo a chiamare democratici in effetti non lo sono, quale definizione conviene loro più propriamente? [...] Chi può oggi credere che abbia ancora un senso parlare di «sovranità popolare» quando il ruolo del cittadino è ridotto ovunque a quello di un consumatore della politica che ha quale unica possibilità di cambiare fornitore? [...] Stando ai processi che effettivamente presiedono alla loro formazione, sembrerebbe più proprio definire i governi dei sistemi oggi chiamati «liberaldemocratici» più propriamente «governi a legittimazione popolare passiva». (cap. XIV, I «governi a legittimazione popolare passiva», pag. 84-86)
  • Se la democrazia deve avere un futuro, è necessario che essa scopra le vie del proprio rinnovamento, che appare tanto necessario quanto difficile da prospettare nelle sue forme possibili [...] Chi ha oggi un maggiore spirito democratico? Colui che si accontenta, o chi non si accontenta dello stato di salute delle nostre democrazie? (cap. XIV, I «governi a legittimazione popolare passiva», pag. 86-87)

Bibliografia

  • Massimo L. Salvadori, Democrazie senza democrazia, Laterza, Bari-Roma 2009, ISBN 9788842089834