E. M. Forster: differenze tra le versioni

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m →‎Maurice: refusi orribili (che vergogna, troppa fiducia nella tecnica)
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*Ognuno di noi, in qualche punto del suo essere, professa un credo per cui è pronto a morire. Solamente, non è improbabile che a indicartelo siano stati i tuoi genitori e custodi? Se un credo esiste, non sarà piuttosto una parte della tua carne e del tuo spirito? Mostramelo dunque, e smettila di spacciar luoghi comuni sul tipo della "Redenzione" o della "Trinità". (Clive a Maurice: cap. 7: p. 76)
*Durham non poté aspettare. Erano circondati da parecchi giovani, ma i suoi occhi divennero intensamente azzurri e sussurrò: «Ti amo». <br> Maurice fu scandalizzato, atterrito. Sconvolto fin nel profondo della sua anima suburbana, esclamò: «Ah, che scemenza!». Le parole, il tono, gli sfuggirono prima che potesse richiamarli: «Durham, tu sei inglese. Lo sono anch'io. Non mi offendo perché capisco che non intendevi offendermi, ma questo è troppo, questo è l'unico argomento che supera ogni limite, come tu sai, è il peggior delitto sotto il sole e non devi parlarne mai più. Durham! Sul serio, che idea stomachevole...» (cap. 9: p. 86)
*La pazzia non è da tutti, ma quella di Maurice risultò il fulmine che scaccia le nuvole. Il temporale non andava convandocovando da tre giorni, come lui si figurava, bensì da sei anni. Aveva fermentato nelle tenebre dell'essere che nessun occhio perfora, l'atmosfera in cui lui era vissuto l'aveva addensato. Era esploso, e lui non era morto. Attorniato dal fulgore del giorno, sostò sulla catena montuosa che adombra la giovinezza, e vide. [...] Ogni cosa appariva talmente chiara, adesso. Aveva mentito. Era stato «rimpinzato di bugie,» così si espresse tra sé, ma le bugie erano il cibo naturale della fanciullezza, e lui se n'era pasciuto con ingordigia. La prima risoluzione che prese fu di essere più cauto in avvenire. Avrebbe vissuto lealmente, non perché importasse a nessuno, ormai, ma per stare al gioco. Non avrebbe più – ecco la prova cruciale – finto di interessarsi alle donne quando l'unico sesso che lo attraeva era il suo. Amava gli uomini e sempre li aveva amati. Smaniava dalla voglia di abbracciarli e di fondere il proprio essere nel loro. Ora, nel momenomomento in cui l'uomo che ricambiava il suo amore era perduto, ora lo ammetteva. (cap. 10: p. 89)
*Dopo quella crisi Maurice diventò un uomo. Fin allora – posto che si possa fare una stima degli esseri umani – non era valso l'affetto di nessuno, essendo stato convenzionale, meschino, infido verso il prossimo perché lo era verso sé stesso. Ora viceversa aveva da offrire il dono più pregiato. L'idealismo e la brutalità che avevano segnato il cammino della fanciullezza si erano finalmente uniti e intrecciati a comporre l'amore. Forse, di questo amore, nessuno avrebbe voluto saperne, ma lui non poteva vergognarsene perché era «lui», non corpo o anima, e nemmeno corpo e anima, ma «lui» che operava attraverso l'uno e l'altra. Continuava a soffrire, e tuttavia un senso di trionfo si era formato altrove. La soferenzasofferenza gli aveva indicato una nicchia al di là del giudizio del mondo, dove gli era consentito rifugiarsi. (cap. 11: p. 90)
*Da principio Clive stentò a creder a tanta fortuna: ritenne che dovesse esserci qualche malinteso, e che lui e [[Platone]] alludessero a cose diverse. Dopo però si avvide che il temperante pagano lo comprendeva effettivamente e che, sorvolando la Bibbia invece di osteggiarla, gli offriva una nuova guida di vita. (cap. 12: p. 100)
*Consapevole che la vita stava facendosi più stupefacente di giorno in giorno, rimase zitto. Possibile che fosse il medesimo individuo che appena otto mesi prima si era sentito così sbalestrato davanti a Risley? Cos'era che aveva approfondito la sua visuale? Un plotone dopo l'altro, gli eserciti dell'umanità stavano diventando vivi. Vivi, ma leggermente assurdi: lui, lo fraintendevano così totalmente, ed esponevano la loro debolezza proprio quando si giudicavano più perspicaci. Non poté trattenere un sorriso. (cap. 17: p. 131)
*«Che tu mi voglia un briciolo di bene, lo credo», ammise, «ma non posso far dipendere la mia vita da così poco. Neanche tu saresti disposto a far lo stesso. Tu fai dipendere tutta la tua vita da Anne. Non ti curi di appurare se i tuoi rapporti con lei sono o non sono platonici, ti basta sapere che sono più che sufficienti a farne dipendere una vita. loIo non posso far dipendere la mia vita dai cinque minuti che rubi a lei e alla politica per intrattenerti con me. Per me faresti qualsiasi cosa, salvo vedermi. Ecco qual è stata la situazione dal principio alla fine di quest'anno d'inferno. Mi metti a disposizione la tua casa e ti dai una pena infinita per ammogliarmi, perché il mio matrimonio ti permetterebbe di lavarti le mani di me. Sì, mi vuoi bene, lo so», Clive si preparava a protestare, «ma è così poco che non merita neanche di parlarne, e non mi ami. Un tempo fui tuo fino alla morte e lo sarei rimasto se ti fosse importato di non perdermi, ma oggi sono un altro». (1983, pp. 315-316)
*Eppure stava facendo una bella cosa: stava dimostrando come poco possa bastare all'anima per sussistere. Privo di nutrimento sia del cielo che della terra, Maurice andava avanti per la sua strada, lume che si sarebbe spento se fosse vero il materialismo. Non aveva un Dio, non aveva un amante... i due consueti incentivi alla virtù. Ma continuava a combattere dando le spalle alla vita facile, perché lo esigeva la dignità. Non c'era nessuno ad osservarlo, e nemmeno si osservava lui stesso, ma le battaglie come la sua sono le imprese supreme dell'umanità, e superano tutte le leggende del paradiso. <br> Non lo aspettavano compensi di sorta. Quel suo operato, come tante altre cose già scomparse, sarebbe caduto in rovina. Ma lui non cadde con esso, e i muscoli che si erano sviluppati nel frattempo, rimasero validi per un uso diverso. (cap. 28: p. 188)
*Il dottor Barry aveva dato il miglior consiglio che fosse in grado di dare. Non aveva letto opere scientifiche sul soggetto che interessava Maurice, giacché non ne esistevano quando lui studiava medicina, e tutte le pubblicazioni successive erano in tedesco, e quindi sospette. Alieno per temperamento dall'affrontare quel tema, sanciva di buon animo il verdetto del consorzio civile: vale a dire, il suo verdetto era di natura teologica. Riteneva che soltanto gli esseri più depravati potessero dare una capatina in quel di Sodoma e perciò, quando un uomo di buoni antecedenti e fisico sano confessava di avere la tendenza, «corbellerie, corbellerie!» era la risposta che gli veniva spontanea. (cap. 32: p. 206)
*{{NDR|Clive:}} La segretezza gli si confaceva, o perlomeno lui la adottò senza rimpianti. Non aveva mai avuto la mania di chiamar le cose col loro nome, e nonostante apprezzasse il corpo, l'atto sessuale di per sé gli sembrava davvero prosaico, e riteneva ottimo espediente ammantarlo nel velo della notte. Fra uomini è imperdonabile, fra uomo e donna si può praticarlo, dal momento che lo approvano tanto la Natura quanto la società, mai però discuterlo o gloriarsene. Il suo ideale del matrimonio era sobrio e delicato, come tutti gli altri suoi ideali, e trovò una collaboratrice perfetta in Anne, ch'era raffinata anche lei e ammirava la raffinatezza nel prossimo. Si amarono teneramente, li ricevettero belle convenzioni... mentre mauriceMaurice andava errando al di là della barriera con le parole sbagliate sulle labbra e i desideri sbagliati nel cuore e con le braccia piene di aria. (cap. 33: p. 212)
*Fu come se la barriera che lo isolava dagli altri avesse preso un aspetto diverso: Maurice non provò più paura né vergogna. In fin dei conti, le foreste e la notte parteggiavano per lui, non per loro; loro, non lui, si trovavano confinati in una siepe di cinta. Lui aveva agito male e subiva tuttora la punizione: male, sicuro, perché aveva tentato di ricavare il meglio da tutti e due i mondi. «Eppure,» insisté, «io debbo vivere nella mia classe, è un fatto categorico.» (cap. 42: p. 275)