Federico De Roberto: differenze tra le versioni

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*Il [[progresso]] è la sintesi di tutta la storia umana; chi ne ha sfogliato i libri immortali, ha letto questa parola in ogni pagina.
*Il signor di [[Voltaire]], a un parrucchiere che gli dava consigli sull'arte di poetare, rispose: "Mastro Andrea, fate parrucche..." Chiedo a me stesso se il grande scrittore francese non sarebbe stato più accorto consigliando a mastro Andrea di studiare la prosodia!
*L'[[Uccidere|uccisione]] d'un uomo si condanna giustamente come il più nefando delitto, perché dalla morte data ad un simile, l'assassino ottiene un vantaggio per la sua propria vita.
*La [[nobiltà]] e la [[ricchezza]] che uno acquista con l'opera propria nessuno le odia, perché tutti le sperano...
*«La [[Monarchia]] ha fatto l'[[Italia]].»<br /> «Proprio lei, sola sola? E come l'ha fatta? Sponte o spinte? Con le vittorie, o a furia di disfatte? E che cosa è questa sua Italia? Dov'è la gloria, il lauro e il ferro che il vostro Leopardi andava cercando sessant'anni addietro? Ne avete notizia voi? Siamo l'ultima delle grandi nazioni, una ranocchia gonfiata sul punto di crepare, come quella della favola. Teoricamente, filosoficamente, non mi direte che il regno d'un sol uomo su tutti gli altri suoi simili sia l'ideale. L'ideale, se siete idealista, è tutto il contrario, è la repubblica sociale, l'eguaglianza e l'accordo di tutti. Utopia, sta bene, e lo sanno anche coloro che la sostengono; ma utopia generosa, non rassegnazione antipatica, come la nostra. Generosa e pericolosa, volete dire? Andate là, che il mondo non è caduto e non cadrà, per quante riforme e per quante rivoluzioni si facciano...»
*La [[ricchezza]], assoluta o relativa, non può esser di tutti; è impossibile che quanti prendono parte al giuoco della vita vincano tutti, e che le vincite siano eguali; i giuocatori lo sanno, ma prima che le carte siano date, prima che il dado sia tratto, essi sono tutti in egual grado animati e confortati dalla speranza, e chi perde, se prova un umano senso di dispetto, accetta nondimeno la necessità della sorte, e aspetta la rivincita.
*La forma della [[società]] resiste per la semplicissima ragione che la maggior parte degli uomini, se concepiscono l'ideale, obbediscono ai dettami della ragione. L'[[ideale]] si chiama così perché non attuato e non attuabile; il giorno che fosse attuato, non sarebbe più l'ideale, ma il reale. Questa non è metafisica: è filosofia pratica, perché c'insegna a guardarci dai voli d'Icaro.
*La [[saggezza]] espressa dal genere umano nella secolare esperienza, ripete ai giovani che la gioventù, la salute, i piaceri, sono tutti beni fallaci e fugaci. Essa raccomanda però quelli morali e promette premii futuri che non sono meno chimerici. Allora perché non dire a quella giovinetta che le esteriori forme da lei ammirate e la stessa sua vita non erano altro che prodotti del principio maligno? Perché non aprirle gli occhi alla verità, se ella pareva tanto intelligente e tanto sensibile?... Non l'avrebbe compresa.
*Lo [[scoraggiamento]] è da pessimisti, da fatalisti, da pusillanimi. Si accascia chi non ha fibra, chi non ha fede, chi non vede oltre sé stesso, chi non pensa che se il frutto dell'opera sua maturerà troppo tardi perché egli possa gustarlo, lo gusteranno i suoi figli, le generazioni future.
*O perché debbo [[Lavoro|lavorare]] con zelo a produrre molto, se chi produce meno di me, per incapacità reale o per pigrizia, partecipa esattamente come me al godimento dei beni? Non è meglio prender le cose con più calma, riposarsi spesso ed a lungo?...
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*«Ora che l'[[Italia]] è fatta, bisognerebbe unificare le cucine italiane!»<br />«Ardua impresa. Si potranno federare; se pure!»
*Perché si dice che i più violenti rivoluzionarii diventano i più rigidi [[Tiranno|tiranni]]? Tra un rivoluzionario e un autoritario che sembrano due uomini assolutamente diversi, incapaci di poter intendersi mai, la differenza non dev'esser poi molto grande, se l'uno è capace di mutarsi nell'altro e l'altro nell'uno. La convenienza, l'utilità, il tornaconto, può suggerire a ciascuno una certa professione di fede, interessata, e perciò soggetta ad esser disdetta col venire meno del vantaggio, ma chi potrà vantarsi d'esser del tutto disinteressato? Muta la qualità dell'interesse: interesse materiale o morale, diretto o indiretto, presente o futuro, reale o immaginario; ma sempre, tra tutte le opinioni che cozzano dentro di noi e che riconosciamo tutte vere, noi ne esprimiamo qualcuna per uno speciale motivo...
*Predicare agli uomini la [morte]], con le parole o con l'esempio è stato e sarà sempre invano. Si può riconoscere il male, ma esso è tale e tanto, che non si lascia vincere. I saggi indiani hanno predicato l'astinenza e decantato il Nirvana: a che pro? Il più coraggioso rivelatore del dolore e del male ha concepito il suicidio della Terra; con quale effetto? Dove sono le opere, le azioni, i tentativi, un principio di esecuzione?
* Secondo [[Herbert Spencer|Spencer]], le parole sono come i gettoni: il valore di questi e il significato di quelle dipendono dalla generale convenzione.
*Se la [[morte]] è il fine necessario della vita, tutta la saggezza consiste nell'affrettarne il conseguimento.
*Se [[Massimo D'Azeglio|Massimo Taparelli D'Azeglio]], dopo aver tanto gridato: ''Fuori lo straniero'', fu preso dal dubbio d'esser egli straniero, il principe di Francalanza era esente da simile scrupolo.
*«Signore e signori, c'era una volta un critico il quale, affermando con straordinario calore la superiorità della Gerusalemme liberata di [[Torquato Tasso]] sull'Orlando furioso di [[Ludovico Ariosto|Lodovico Ariosto]], attaccò molte liti con le persone che non la pensavano come lui, e sostenne perciò uno dopo l'altro non meno di quattordici fortunati duelli; ma al quindicesimo, cadde finalmente col petto trapassato dalla lama nemica. Allora i padrini che afflittissimi lo sorreggevano e aspettavano di raccogliere le sue ultime volontà, lo udirono uscire in questa confessione suprema: "E dire che io non ho ancora letto né l'Orlando furioso né la Gerusalemme liberata!...".»