Federico De Roberto: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*«Chi vi ha detto che non sono [[Socialismo|socialista]] anch'io?»<br />«Come ogni persona di cuore, sì; e appunto di ciò si tratta: di dire al popolo fino a qual segno è giusto e santo parlargli dei suoi diritti, ma quanto è necessario e doveroso rammentargli anche i suoi doveri.»
*Ciò che muove il [[lavoratore]] a dichiararsi malcontento è la [[speranza]] del meglio; egli spera di lavorare sempre meno e di godere sempre più: è questa la formula della profezia [[Socialismo|socialista]]: il massimo dei beni col minimo dello sforzo; formula contro la quale protestano la ragione, la logica, le leggi del mondo organico e fisico dove gli effetti sono sempre rigorosamente proporzionati alle cause.
*Come mai suo padre, servitore della prode monarchia, parlava ancora rispettosamente dei vili tiranni? Dell'ordinamento costituzionale, il giovanetto aveva udito spiegare la perfezione: Re e Popolo partecipi del governo, quello coi ministri, questo coi deputati; il Senato di nomina regia moderatore della Camera elettiva; il potere giudiziario libero e indipendente fra il legislativo e l'esecutivo: che cosa poteva opporre suo padre a questa perfezione? Un più grave e doloroso stupore egli doveva provare, udendo in famiglia affermare che, senza il tradimento, né mille né diecimila garibaldini avrebbero potuto abbattere un regno come quello di [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II]]!
*Con questo sistema di scoraggiare chi la difende, di accarezzare i suoi peggiori nemici, la [[Monarchia]] corre difilato al precipizio, ed io resto al mio posto e ci resterò forse fino all'ultimo anche per questo: per non parere che pensi a mettermi in salvo, avendo fiutato il cadavere. Ma se aspettano che voglia rompermi ancora le corna per i loro begli occhi, stanno freschi.
*Gli [[Utopia|utopisti]] vogliono che tutti gli uomini siano ricchi o agiati egualmente, questa eguaglianza nella ricchezza o nell'agiatezza, è la promessa con la quale allettano gli operai; perché se gli operai sapessero che il risultato dell'agitazione, sarà, come abbiamo visto, l'indigenza e la mediocrità universale, non darebbero loro ascolto.
*I [[Socialismo|socialisti]] serii sconfessano quei romanzieri di fervida fantasia che hanno rappresentato a modo loro la vita avvenire, ma se i pensatori non ci dicono essi quale sarà, qual è la realtà che vogliono attuare, bisogna pure, per averne un'idea, accettare l'immagine che ne dànno i romanzieri. Nel regime socialista, ciascun cittadino lavorerà non per conto suo proprio, ma per conto di tutto il consorzio, e riceverà in cambio del suo lavoro un assegno tanto largo, che non si potrà spendere tutto. Se questa sarà la sola difficoltà nello Stato futuro, potremo dire senz'altro che tutto andrà d'incanto: la somma da spendere, il modo di spenderla sarà un problema insolubile.
*Il [[Paese]]? Con la P grande? Voi ci credete ancora? Caro mio, se voi dite, chi è, dov'è, che cosa fa, dove si può trovare questo signor Paese ve ne sarò grato. Il Paese siamo io e voi, e l'usciere che sta in anticamera, e la signorina che ricopia lettere di là. Il Paese è tutti, il che vuol dire nessuno. E tanto valgono le nostre idee quanto quelle dei nostri avversarii.
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*La [[nobiltà]] e la [[ricchezza]] che uno acquista con l'opera propria nessuno le odia, perché tutti le sperano...
*«La [[Monarchia]] ha fatto l'[[Italia]].»<br /> «Proprio lei, sola sola? E come l'ha fatta? Sponte o spinte? Con le vittorie, o a furia di disfatte? E che cosa è questa sua Italia? Dov'è la gloria, il lauro e il ferro che il vostro Leopardi andava cercando sessant'anni addietro? Ne avete notizia voi? Siamo l'ultima delle grandi nazioni, una ranocchia gonfiata sul punto di crepare, come quella della favola. Teoricamente, filosoficamente, non mi direte che il regno d'un sol uomo su tutti gli altri suoi simili sia l'ideale. L'ideale, se siete idealista, è tutto il contrario, è la repubblica sociale, l'eguaglianza e l'accordo di tutti. Utopia, sta bene, e lo sanno anche coloro che la sostengono; ma utopia generosa, non rassegnazione antipatica, come la nostra. Generosa e pericolosa, volete dire? Andate là, che il mondo non è caduto e non cadrà, per quante riforme e per quante rivoluzioni si facciano...»
*La [[ricchezza]], assoluta o relativa, non può esser di tutti; è impossibile che quanti prendono parte al giuoco della vita vincano tutti, e che le vincite siano eguali; i giuocatori lo sanno, ma prima che le carte siano date, prima che il dado sia tratto, essi sono tutti in egual grado animati e confortati dalla speranza, e chi perde, se prova un umano senso di dispetto, accetta nondimeno la necessità della sorte, e aspetta la rivincita.
*O perché debbo [[Lavoro|lavorare]] con zelo a produrre molto, se chi produce meno di me, per incapacità reale o per pigrizia, partecipa esattamente come me al godimento dei beni? Non è meglio prender le cose con più calma, riposarsi spesso ed a lungo?...
*Oggi, dicono i [[Socialismo|socialisti]], chi lavora da mattina a sera stenta la vita, mentre chi non fa niente nuota nell'abbondanza; domani nuoteranno nell'abbondanza tanto chi produce poco, quanto chi produce molto: ingiustizia per ingiustizia, chi non preferirà la seconda alla prima?
*«Ora che l'[[Italia]] è fatta, bisognerebbe unificare le cucine italiane!»<br />«Ardua impresa. Si potranno federare; se pure!»