Federico De Roberto: differenze tra le versioni

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citazioni da ''L'imperio''.
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Quando Ranaldi s'affacciò dal parapetto della tribuna, appoggiandovi la destra armata del cannocchiale, l'aula era spopolata. Scoccavano le due, e per aver salito più che in fretta le scale, dalla paura di perdere il principio dello spettacolo, il giovane ansava. Era anche un poco confuso e intimidito. Il bersagliere di guardia, al portone; più su, al primo piano, l'usciere che lo aveva avvertito di dover la sciare la mazza; l'altro usciere che, ancora più in alto, nella saletta già popolata di giornalisti vociferanti, gli aveva chiesto di mostrare la tessera, quasi sospettando in lui un intruso; quell'apparato, quella diffidenza, i visi sconosciuti, l'ignoranza della via, l'errore d'essere entrato nella sala del telegrafo prima di fare l'ultimo tratto di scale, lo avevano impacciato e quasi intimorito.
===Citazioni===
*«Chi vi ha detto che non sono [[Socialismo|socialista]] anch'io?»<br />«Come ogni persona di cuore, sì; e appunto di ciò si tratta: di dire al popolo fino a qual segno è giusto e santo parlargli dei suoi diritti, ma quanto è necessario e doveroso rammentargli anche i suoi doveri.»
*Come mai suo padre, servitore della prode monarchia, parlava ancora rispettosamente dei vili tiranni? Dell'ordinamento costituzionale, il giovanetto aveva udito spiegare la perfezione: Re e Popolo partecipi del governo, quello coi ministri, questo coi deputati; il Senato di nomina regia moderatore della Camera elettiva; il potere giudiziario libero e indipendente fra il legislativo e l'esecutivo: che cosa poteva opporre suo padre a questa perfezione? Un più grave e doloroso stupore egli doveva provare, udendo in famiglia affermare che, senza il tradimento, né mille né diecimila garibaldini avrebbero potuto abbattere un regno come quello di [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II]]!
*Con questo sistema di scoraggiare chi la difende, di accarezzare i suoi peggiori nemici, la [[Monarchia]] corre difilato al precipizio, ed io resto al mio posto e ci resterò forse fino all'ultimo anche per questo: per non parere che pensi a mettermi in salvo, avendo fiutato il cadavere. Ma se aspettano che voglia rompermi ancora le corna per i loro begli occhi, stanno freschi.
*I [[Socialismo|socialisti]] serii sconfessano quei romanzieri di fervida fantasia che hanno rappresentato a modo loro la vita avvenire, ma se i pensatori non ci dicono essi quale sarà, qual è la realtà che vogliono attuare, bisogna pure, per averne un'idea, accettare l'immagine che ne dànno i romanzieri. Nel regime socialista, ciascun cittadino lavorerà non per conto suo proprio, ma per conto di tutto il consorzio, e riceverà in cambio del suo lavoro un assegno tanto largo, che non si potrà spendere tutto. Se questa sarà la sola difficoltà nello Stato futuro, potremo dire senz'altro che tutto andrà d'incanto: la somma da spendere, il modo di spenderla sarà un problema insolubile.
*Il [[Paese]]? Con la P grande? Voi ci credete ancora? Caro mio, se voi dite, chi è, dov'è, che cosa fa, dove si può trovare questo signor Paese ve ne sarò grato. Il Paese siamo io e voi, e l'usciere che sta in anticamera, e la signorina che ricopia lettere di là. Il Paese è tutti, il che vuol dire nessuno. E tanto valgono le nostre idee quanto quelle dei nostri avversarii.
*Il [[pensiero]] è come il Pròteo della favola, che muta incessantemente d'aspetto, o meglio, poiché non v'è un pensiero unico e fisso, ma una serie infinita di pensieri, incostanti, contradittorii, nessuno può con una parola definire esattamente un uomo; nessun uomo può definire esattamente sé stesso.
*Il signor di [[Voltaire]], a un parrucchiere che gli dava consigli sull'arte di poetare, rispose: "Mastro Andrea, fate parrucche..."»
*La [[nobiltà]] e la [[ricchezza]] che uno acquista con l'opera propria nessuno le odia, perché tutti le sperano...
*«La [[Monarchia]] ha fatto l'[[Italia]].»<br /> «Proprio lei, sola sola? E come l'ha fatta? Sponte o spinte? Con le vittorie, o a furia di disfatte? E che cosa è questa sua Italia? Dov'è la gloria, il lauro e il ferro che il vostro Leopardi andava cercando sessant'anni addietro? Ne avete notizia voi? Siamo l'ultima delle grandi nazioni, una ranocchia gonfiata sul punto di crepare, come quella della favola. Teoricamente, filosoficamente, non mi direte che il regno d'un sol uomo su tutti gli altri suoi simili sia l'ideale. L'ideale, se siete idealista, è tutto il contrario, è la repubblica sociale, l'eguaglianza e l'accordo di tutti. Utopia, sta bene, e lo sanno anche coloro che la sostengono; ma utopia generosa, non rassegnazione antipatica, come la nostra. Generosa e pericolosa, volete dire? Andate là, che il mondo non è caduto e non cadrà, per quante riforme e per quante rivoluzioni si facciano...»
*Oggi, dicono i [[Socialismo|socialisti]], chi lavora da mattina a sera stenta la vita, mentre chi non fa niente nuota nell'abbondanza; domani nuoteranno nell'abbondanza tanto chi produce poco, quanto chi produce molto: ingiustizia per ingiustizia, chi non preferirà la seconda alla prima?
*«Ora che l'[[Italia]] è fatta, bisognerebbe unificare le cucine italiane!»<br />«Ardua impresa. Si potranno federare; se pure!»
*Perché si dice che i più violenti rivoluzionarii diventano i più rigidi [[Tiranno|tiranni]]? Tra un rivoluzionario e un autoritario che sembrano due uomini assolutamente diversi, incapaci di poter intendersi mai, la differenza non dev'esser poi molto grande, se l'uno è capace di mutarsi nell'altro e l'altro nell'uno. La convenienza, l'utilità, il tornaconto, può suggerire a ciascuno una certa professione di fede, interessata, e perciò soggetta ad esser disdetta col venire meno del vantaggio, ma chi potrà vantarsi d'esser del tutto disinteressato? Muta la qualità dell'interesse: interesse materiale o morale, diretto o indiretto, presente o futuro, reale o immaginario; ma sempre, tra tutte le opinioni che cozzano dentro di noi e che riconosciamo tutte vere, noi ne esprimiamo qualcuna per uno speciale motivo...
* Secondo [[Herbert Spencer|Spencer]], le parole sono come i gettoni: il valore di questi e il significato di quelle dipendono dalla generale convenzione.
*Se [[Massimo D'Azeglio|Massimo Taparelli D'Azeglio]], dopo aver tanto gridato: ''Fuori lo straniero'', fu preso dal dubbio d'esser egli straniero, il principe di Francalanza era esente da simile scrupolo.
*«Signore e signori, c'era una volta un critico il quale, affermando con straordinario calore la superiorità della Gerusalemme liberata di [[Torquato Tasso]] sull'Orlando furioso di [[Ludovico Ariosto|Lodovico Ariosto]], attaccò molte liti con le persone che non la pensavano come lui, e sostenne perciò uno dopo l'altro non meno di quattordici fortunati duelli; ma al quindicesimo, cadde finalmente col petto trapassato dalla lama nemica. Allora i padrini che afflittissimi lo sorreggevano e aspettavano di raccogliere le sue ultime volontà, lo udirono uscire in questa confessione suprema: "E dire che io non ho ancora letto né l'Orlando furioso né la Gerusalemme liberata!...".»
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''L'illusione''===