Hans Jonas: differenze tra le versioni
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* Come per molte altre cosa la Seconda guerra mondiale ha rappresentato uno spartiacque anche per la filosofia [...]. Al pensiero abituato a vivere in alto, nel cielo, sopraggiunse la visione sconvolgente delle forze che lottavano in basso, sulla terra, ed esso fu costretto a mescolarsi al corso delle cose [...]. L'impegno morale penetrò di sé la ricerca teorica. (da ''La filosofia alle soglie del Duemila'', p. 42)
* Preso nella morsa di questa sfida [il nostro ambiente in pericolo], il genere umano diventa per la prima volta uno solo, che lo sappia già o no, saccheggiando la propria dimora terrena, condividendo il destino della propria rovina, essendo l'unico possibile salvatore di entrambi: la terra e se stesso. Una nuova solidarietà di tutto il genere umano sta sorgendo tra noi. Una colpa comune ci lega, un interesse comune ci unisce, un destino comune ci attende, una responsabilità comune ci chiama [...]. Lasciatemi concludere con una valutazione simbolica di come la
* Cinque anni di servizio militare nell'esercito inglese, nella guerra contro Hitler, inaugurarono la seconda fase della mia vita teoretica. Privo di libri e strumenti di ricerca fui costretto a interrompere il lavoro sulla gnosi. Ma qualcosa di più sostanziale e fondamentale era in gioco. La situazione catastrofica, la rovina incombente di un mondo, la crisi progressiva della civiltà, la prossimità della morte, la scarna essenzialità cui la vita era stata ridotta – tutti questi elementi costituivano un argomento sufficiente per ripensare i fondamenti del nostro essere e per riconsiderare i principi che orientano le nostre riflessioni su di essi. Così, costretto a contare sulle mie sole risorse, non potei far altro che tornare al compito fondamentale del filosofo, e alla sua occupazione naturale – pensare. E se, quando si vive in tende e baracche, spostandosi o mantenendo una posizione, pulendo le armi o sparando, l'estrema semplicità e rozzezza e la desolazione disciplinata della vita del soldato in una lunga guerra non possono favorire affatto l'attività speculativa, nemmeno la impediscono, e stimolano anzi molto a pensare – e a pensare in modo logico – quando vi sia la volontà di farlo. (dalla premessa a ''Dalla fede antica all'uomo tecnologico'', p. 29)
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