Hans Jonas: differenze tra le versioni

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* Preso nella morsa di questa sfida [il nostro ambiente in pericolo], il genere umano diventa per la prima volta uno solo, che lo sappia già o no, saccheggiando la propria dimora terrena, condividendo il destino della propria rovina, essendo l'unico possibile salvatore di entrambi: la terra e se stesso. Una nuova solidarietà di tutto il genere umano sta sorgendo tra noi. Una colpa comune ci lega, un interesse comune ci unisce, un destino comune ci attende, una responsabilità comune ci chiama [...]. Lasciatemi concludere con una valutazione simbolica di come la “condizione umana” sia venuta trasformandosi. Una volta era la religione a dirci che eravamo tutti peccatori a causa del peccato d'origine. Oggi è l'ecologia del nostro pianeta che ci accusa di essere tutti peccatori a causa dell'eccessivo sfruttamento dell'ingegno umano. Una volta era la religione a terrorizzarci con il Giudizio universale alla fine dei tempi. Oggi è il nostro torturato pianeta a predirci l'approssimarsi di quel giorno senza alcun intervento divino. L'ultima rivelazione, che non giungerà da alcun monte Sinai né da alcun monte delle beatitudini, né da alcun albero della bodhi di Buddha, è il grido silenzioso delle cose stesse, quelle che dobbiamo sforzarci di risolvere per arginare i nostri poteri sul mondo, altrimenti moriremo tutti su questa terra desolata che un tempo era il creato. (da ''Il concetto di Dio dopo Auschwitz'', pp. 48-49)
 
* Cinque anni di servizio militare nell'esercito inglese, nella guerra contro Hitler, inaugurarono la seconda fase della mia vita teoretica. Privo di libri e strumenti di ricerca fui costretto a interrompere il lavoro sulla gnosi. Ma qualcosa di più sostanziale e fondamentale era in gioco. La situazione catastrofica, la rovina incombente di un mondo, la crisi progressiva della civiltà, la prossimità della morte, la scarna essenzialità cui la vita era stata ridotta - tutti questi elementi costituivano un argomento sufficiente per ripensare i fondamenti del nostro essere e per riconsiderare i principi che orientano le nostre riflessioni su di essi. Così, costretto a contare sulle mie sole risorse, non potei far altro che tornare al compito fondamentale del filosofo, e alla sua occupazione naturale - pensare. E se, quando si vive in tende e baracche, spostandosi o mantenendo una posizione, pulendo le armi o sparando, l'estrema semplicità e rozzezza e la desolazione disciplinata della vita del soldato in una lunga guerra non possono favorire affatto l'attività speculativa, nemmeno la impediscono, e stimolano anzi molto a pensare - e a pensare in modo logico - quando vi sia la volontà di farlo. (dalla premessa a ''Dalla fede antica all'uomo tecnologico'', p. 29)
 
*È molto dubbio che la [[filosofia]] possa essere oggi identificata con alcunché di univoco ed unitario. (da ''La filosofia alle soglie del Duemila'')