Mario Soldati: differenze tra le versioni

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*Il mito del cinema, come qualunque altro mito, si dissolve per chiunque lo accosti sul serio. Se trovate un regista filmopatico, e cioè un regista entusiasta, «imballato» del proprio lavoro e del cinematografo in generale, dite pure che egli è negato a quest'arte, e non sbaglierete. (p. 95)
 
*Autorità è la prima e indispensabile qualità di un direttore cinematografico. [...] Il cinematografo è prima industria, e poi arte. Il direttore deve essere prima «sergente», e poi artista. Troverete - è vero - molti direttori che non sono artisti, ma soltanto sergenti. Ma non troverete un solo vero e bravo direttore che non sia sergente, e soltanto artista. [...] Un regista sensibilissimo, genialissimo ecc. ma senza autorità non può essere un vero grande regista. (pp. 105-106)
 
*Se volessimo paragonare l'arte del cinematografo alle altre arti, diremmo che i collaboratori - attori, operatori, operai, ecc. - sono per il direttore quello che i pennelli, i colori, la tela per un pittore, le parole le rime i concetti per uno scrittore, le note i timbri i ritmi per un musico. Materia cioè con la quale l'artista crea. Materia che l'artista ama, e odia insieme: ch'egli combatte e per mezzo della quale combatte: nemico e insieme arma di quell'intima guerra che è il processo di creazione artistica. (p. 106)
 
*Autorità e comunicativa: ecco le due essenziali qualità pratiche che deve possedere il regista. Per autorità intendiamo quell'imponenza, quella fermezza e quel vigore militaresco del tratto che incutono in tutti i collaboratori un assoluto rispetto del direttore, e ottengono una pronta, cieca esecuzione degli ordini. Per comunicativa intendiamo quella simpatia che, senza pregiudizio alcuno dell'autorità, il direttore deve suscitare intorno a sé: quel calore, quel consenso, quel piacere nell'obbedirgli e, quindi, quella facilità e prontezza e giustezza con cui tutti lo capiscono. (pp. 106-107)