Arturo Pérez-Reverte: differenze tra le versioni

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==''La carta sferica''==
===[[Incipit]]===
*Scrutiamo la notte. È quasi perfetta, con la Stella polare visibile nel suo punto preciso del cielo, cinque volte a destra della linea formata da Merak e Dubhe. La Stella polare resterà dove si trova per i prossimi ventimila anni, e tutti i naviganti che la contempleranno si sentiranno sollevati nel trovarcela, perché è un bene che qualcosa resti immutabile da qualche parte finché le persone avranno bisogno di tracciare rotte su una carta nautica o sul paesaggio vago di una vita. Se continuiamo a prestare attenzione alle stelle, troveremo Orione senza alcuna fatica, quindi Perseo e le Pleiadi. È facile, perché la notte è tersa e non ci sono nuvole; neppure un soffio di brezza. Il vento da sudovest è cessato al tramonto e la darsena è uno specchio nero che riflette le luci delle gru del porto, i castelli illuminati sulle montagne e i bagliori – rispettivamente verde a sinistra e rosso a destra – dei fari di San Pedro e di Navidad.
*«Era un bene non aspettarsi niente dalla gente e che la borsa da viaggio fosse abbastanza leggera da potersela buttare sulle spalle e camminare fino al porto più vicino, senza rimpiangere quanto ci si lasciava alle spalle. Benvenuti a bordo. Da migliaia di anni, anche da prima che le concavi navi salpassero per Ilio, c’erano stati uomini con rughe attorno alla bocca e cuori piovosi di novembre, quelli la cui indole spinge, presto o tardi, a guardare con interesse il foro nero di una pistola, per i quali il mare aveva sempre rappresentato una soluzione e che sempre avevano intuito quando era ora di prendere il largo. E anche prima di saperlo in modo consapevole, Coy era stato uno di loro per vocazione e per istinto. Una volta in una taverna di Veracruz, una donna – erano sempre le donne a formulare quel tipo di domande – gli aveva chiesto perché faceva il marinaio e non l’avvocato o il dentista. Lui si era limitato a fare spallucce prima di rispondere, dopo un bel pezzo, quando lei ormai non se lo aspettava più: «Il mare è pulito». Ed era vero. In alto mare, l’aria era fresca, le ferite cicatrizzavano più in fretta e il silenzio si faceva intenso quanto bastava per rendere sopportabili le domande senza risposta e giustificare i propri silenzi.»
''Arturo perez-reverte “La carta sferica” Tropea, pag.22''
 
 
*Scrutiamo la notte. È quasi perfetta, con la Stella polare visibile nel suo punto preciso del cielo, cinque volte a destra della linea formata da Merak e Dubhe. La Stella polare resterà dove si trova per i prossimi ventimila anni, e tutti i naviganti che la contempleranno si sentiranno sollevati nel trovarcela, perché è un bene che qualcosa resti immutabile da qualche parte finché le persone avranno bisogno di tracciare rotte su una carta nautica o sul paesaggio vago di una vita. Se continuiamo a prestare attenzione alle stelle, troveremo Orione senza alcuna fatica, quindi Perseo e le Pleiadi. È facile, perché la notte è tersa e non ci sono nuvole; neppure un soffio di brezza. Il vento da sudovest è cessato al tramonto e la darsena è uno specchio nero che riflette le luci delle gru del porto, i castelli illuminati sulle montagne e i bagliori – rispettivamente verde a sinistra e rosso a destra – dei fari di San Pedro e di Navidad.
 
===Citazioni===
*«Era un bene non aspettarsi niente dalla gente e che la borsa da viaggio fosse abbastanza leggera da potersela buttare sulle spalle e camminare fino al porto più vicino, senza rimpiangere quanto ci si lasciava alle spalle. Benvenuti a bordo. Da migliaia di anni, anche da prima che le concavi navi salpassero per Ilio, c’erano stati uomini con rughe attorno alla bocca e cuori piovosi di novembre, quelli la cui indole spinge, presto o tardi, a guardare con interesse il foro nero di una pistola, per i quali il mare aveva sempre rappresentato una soluzione e che sempre avevano intuito quando era ora di prendere il largo. E anche prima di saperlo in modo consapevole, Coy era stato uno di loro per vocazione e per istinto. Una volta in una taverna di Veracruz, una donna – erano sempre le donne a formulare quel tipo di domande – gli aveva chiesto perché faceva il marinaio e non l’avvocato o il dentista. Lui si era limitato a fare spallucce prima di rispondere, dopo un bel pezzo, quando lei ormai non se lo aspettava più: «Il mare è pulito». Ed era vero. In alto mare, l’aria era fresca, le ferite cicatrizzavano più in fretta e il silenzio si faceva intenso quanto bastava per rendere sopportabili le domande senza risposta e giustificare i propri silenzi.» (p. 22)
*Il [[mare]] è fatto così. Puoi essere il miglior marinaio del mondo, ma arriva lui e ti liquida. L'unica consolazione è comportarti al meglio...
*Non sta abbracciando me, non sta abbracciando un uomo a cui assegnare un volto, una voce, una bocca. Non era per me che gemeva con tanto dolore le altre volte, non è me che si immagina adesso, ma l'eroe rude, virile e silenzioso che prima reclamava con la voce roca. Il sogno che loro, tutte loro, portano sulla pelle e nel ventre da che mondo e mondo: colui che le ha fecondate e che poi se n'è andato alla volta di Troia su navi nere. L'uomo la cui ombra nemmeno i cinici sacerdoti, i pallidi poeti, gli assennati uomini di pace e di parola che spiano accanto alla tela non terminata, sono mai riusciti a cancellare del tutto.