Fausto Coppi: differenze tra le versioni

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Riga 76:
Tornato su di lui, ho capito che si stava riprendendo.
Questa è la storia vera che ha consentito a Coppi di vincere il primo dei suoi cinque Giri d'Italia.
 
Fiorenzo Magni: Era convinzione generale che il Giro d'Italia del '55 si dovesse considerare finito a Trento, a due giorni dall'arrivo a Milano.
Alcuni giornalisti avevano lasciato la corsa convinti di dover fare il commento sulla vittoria di Nencini.
Io avevo partecipato alla Vuelta allo scopo di preparare il Giro e non ero ancora rassegnato alla sconfitta.
Telefono a mia moglie e l'invito a venire a San Pellegrino perchè voglio tentare ancora.
Dico a Martini, mio luogotenente, e agli altri della squadra di tenersi pronti.
Come tutte le sere leggo il comunicato sullo stato delle strade diramato dalla " Gazzetta dello Sport " e apprendo che dopo Tione la strada non è asfaltata e ci sono tratti di ghiaia.
Faccio mettere le gomme pesanti.
Appena scollinato, mi lancio senza mai toccare i freni.
Il solo che mi viene dietro e Koblet e in discesa facciamo follie.
Hugo fora.
Mi volto e vedo che ad inseguire sono Coppi e Nencini.
Continuo sparato, come se fossi impegnato in un match d'inseguimento al Vigorelli.
Vengo ripreso, ma Nencini non tira e Coppi nemmeno.
Insisto ugualmente e ci troviamo con un vantaggio di due minuti.
Non sentivo la catena.
Volavo.
Nencini fora.
Ci dò dentro a tutta.
Coppi non collabora.
Vado avanti come se non ci fosse.
Sul Sant'Eusebio, Fausto fora.
Mi rialzo e lo aspetto.
Poi, giu a settanta all'ora verso Brescia.
Finalmente, Coppi si decide a collaborare.
Non avevamo bisogno di andare dal notaio per fare un accordo.
Ci scambiavamo favori senza dover tirar fuori il libretto degli assegni.
Quando leggevamo sulla lavagna del motociclista che eravamo in vantaggio di 5'50" tiravamo il fiato, quando il vantaggio scendeva a 4'40" acceleravamo.
A San Pellegrino mi sono rialzato a venti metri dal traguardo.
E' stata senz'altro la più bella corsa della mia vita.
Il giorno dopo, Coppi si avvicina e mi dice: " Fiorenzo, stai tranquillo.Non mi muovo.Mi hai fatto soffrire tanto ieri e mi basta ".
Mi sono sentito nuovamente un leone.
 
Charly Gaul ( intervista del 1990 ): Fausto è stato un vero gentleman.
Chi non avrebbe voluto essere grande come lui?
Non c'era corridore che non lo stimasse per il suo modo di fare sia in corsa sia fuori.
A trent'anni dalla sua morte, non si può non pensare a tutto quello di eccezionale che ha fatto con la massima naturalezza.
Vederlo andare in salita, quando spiccava il volo, era bellissimo.
La gente ha fatto bene ad amarlo.
Ed è bello che, a trent'anni dalla sua morte, ci si ricordi ancora di lui.
 
 
==Note==