Indro Montanelli: differenze tra le versioni

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*Dobbiamo avere la modestia di riconoscere che noi, come venditori, non leghiamo nemmeno le scarpe a un piazzista che se un giorno si mettesse a produrre vasi da notte, farebbe scappare la voglia di urinare a tutta l'Italia. (''I predicatori e le comparse'', 15 febbraio 2001, p. 1)
*Al tavolo di pace di Versailles, il vecchio prostatico [[Georges Clemenceau|Clémenceau]], guardando il nostro [[Vittorio Emanuele Orlando|Orlando]] continuamente in lacrime per le umiliazioni che, a suo dire, gli Alleati gl'infliggevano, bofonchiava: «Ah, se io potessi pisciare come lui piange!». (''Io e il cavaliere qualche anno fa'', 25 marzo 2001, p. 1)
 
==== ''Le Stanze, le risposte ai lettori del Corriere'' ====
*Se qualcuno mi chiedesse: "Cosa vorresti che, dopo di te, di te rimanesse?", risponderei senza esitare: "Questi colloqui".
{{NDR|Indro Montanelli ''Le Stanze, dialoghi con gli italiani'', Rizzoli, 1998}}
*E lo specchio non vi giudica dai successi che avrete ottenuto nella corsa al denaro, al potere, agli onori; ma soltanto dalla Causa che avrete servito. Tenendo bene a mente il motto degli ''hidalgos'' spagnoli:"La sconfitta è il blasone delle anime nobili". (31 dicembre 1997)
*Il vero cacciatore ama gli animali a cui dà la caccia, forse anche perché li considera complici di questo gioco in cui ritrova la sua origine esistenziale. Non spara, per esempio, sul bersaglio fermo: lo considera sleale. (9 luglio 1997)
*No, è stata la persecuzione che ha costretto gli ebrei, per resisterle, a tendere ed affinare tutte le loro risorse intellettuali. Ecco il segreto dei loro primati. In tutto. E talvolta anche nella cretineria. (3 aprile 1996)
*L'unico incoraggiamento che posso dare ai giovani, e che regolarmente gli do, è questo: "Battetevi sempre per le cose in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Una sola potere vincerne: quella che s'ingaggia ogni mattina, quando ci si fa la barba, davanti allo specchio. Se vi ci potete guardare senza arrossire, contentatevi". (20 febbraio 1996)
*Tutti hanno diritto di credere nel miracolo, quando non c'è altro a cui aggrapparsi. La scienza no: se lo ricordi anche il Papa. (23 febbraio 1998)
*Infine, c'è quello che io considero il vero, grande vantaggio dell'euro: una volta dentro, non potremo tornare all'allegra finanza pubblica d'un tempo. (20 febbraio 1998)
*Che cosa io pensi dell'onorevole Previti mi pare di averlo detto in termini talmente espliciti da apparire – a più d'uno – brutali: un personaggio che solo a guardarlo in faccia verrebbe voglia di applicargli le manette ai polsi prima ancora di sapere chi è e cosa ha fatto. (31 gennaio 1998)
*Sono e rimango convinto che fin quando noi italiani ci affideremo soltanto alla Legge – o, come ora usa chiamarla, alle "regole" -, rimarremo quello che siamo, coi vizi che abbiamo, fra cui quello di accatastare regole su regole al solo scopo di metterle in contraddizione l'una con l'altra per poterle meglio evadere. (16 ottobre 1997)
*Io non mi sono mai impiccato. Ma a Norimberga assistetti a diciassette impiccagioni, compresa quella di una cadavere, il cadavere di Göring che si era suicidato il giorno prima. Be', mi resi conto (...) che ficcare la testa nel nodo scorsoio di una corda non è un esercizio da mezzetacche o quacquaracquà. (15 maggio 1997)
*La sola parola "ingegneria genetica” mi mette i brividi. (14 marzo 1997)
*Di commissioni d'inchiesta il nostro Parlamento ne ha partorite a dozzine. Me ne citi una sola che abbia raggiunto dei risultati, anche semplicemente conoscitivi. Per un Parlamento come il nostro (e mi trattengo a fatica dal qualificarlo) anche la ricerca della verità è materia di lottizzazione. (23 dicembre 1996)
*Io non ho titoli culturali che mi qualifichino a lezioni su una tematica come quella del calvinismo. Ma credo di averne afferrato l'essenziale: la concezione della Ricchezza come segno della Grazia, di cui quindi non si è proprietari, ma amministratori per conto del Signore col compito di moltiplicarla per il bene di tutti. (21 dicembre 1996)
*No, caro N***, non mi basta che il Pool abbia perseguito e persegua una buona Causa. Doveva farlo anche con buoni mezzi e criteri. E il caso Di Pietro basta a dimostrare che questo non è sempre avvenuto. (24 ottobre 1996)
*Perché, caro B***? Perché la vocazione a dividerci sempre e su tutto per il nostro “particulare”, come lo chiamava Guicciardini, noi italiani ce la portiamo nel sangue, e non c'è legge che possa estirparla. (18 aprile 1998)
*I conti col passato, si capisce, bisogna farli. Ma a un certo punto bisogna chiuderli. Perché nella Storia non ce n'è mai stato uno che, protratto all'infinito, non ne abbia innescato un altro. (10 marzo 1998)
 
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