Theodor Kröger: differenze tra le versioni
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*Una di queste porte si apre, stridendo sui cardini arrugginiti; una mano mi spinge verso le larghe fauci spalancate d'una notte che mi guata immota. La porta geme; ricade un pesante chiavistello.<br>E m'ingoia un negro nulla, senza fine e senza speranza.<br>In qualche parte si sente gocciolare; una stilla dopo l'altra cade. Così esse misurano qui il tempo fino alla morte, fino alla liberazione. (p. 24-25)
*Le mie dita, passando e ripassando sugli occhi, constatano che sono spalancati. Eppure non vedono nulla, nulla... I nervi ottici sono tesi fino al limite del possibile, tanto che le orbite mi dolgono sordamente. I miei occhi... non vedono. Sono dunque cieco?... È mai possibile che questo frenetico sforzo di voler vedere qualcosa tutt'a un tratto m'abbia portato alla cecità? È possibile? (p. 25)
*Questa casamatta è d'una vastità inconcepibile. Spazio e distanza si annegano, si annullano in essa, e con la certezza di trovarmi in un ambiente vasto m'invade un senso di grande calma e benessere. Già lo sopazio è quasi diventato un concetto costante. Respiro profondamente. (p. 26)
*La casamatta inconcepibilmente vasta sarebbe uno stabbio?! Una gabbia?!<br>Il concetto di limitazione dello [[spazio]] mi mette un vero orgasmo che aumenta fino alla frenesia. Aria, aria... Mi sento soffocare. Ho scoperto che lo spazio in cui mi trovo non può misurar più di due metri quadrati. (p. 28)
*[[Sole]], caldo, smagliante sole... Rigogliosi prati estivi, fiori multicolori, aria mite... Io cammino e cammino, e tanta bellezza non ha fine... Il mondo è vasto... Note, care immagini. (p. 28)
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