Lorenzo Giustiniani: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Automa: Inversione degli accenti delle parole di questa lista
m Automa: sistemo automaticamente alcuni degli errori comuni...
Riga 3:
 
==''Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli''==
*MASSALUBRENSE città Regia, e vescovile suffraganea di ''Sorrento''. Ella è tra i gradi 40 40 di latitudine e 32 di longitudine. Da Napoli dista miglia 24 in circa per mare, ed altri dicono 30 per terra. Questa città nella provincia in oggi Terra di Lavoro denominata dagli scrittori Massa di Sorrento, ne' vecchi tempi fu detta ''Oppidum Minervium'', per un tempio dedicato a Minerva, e qualche volta P''romontorium Minervae''. I naviganti passando per colà faceano delle offerte per essere già in salvo della loro navigazione; quindi Stazio Papinio. ''Prima salutavit Capreas, et margino dextro Spargit Tyrrhenae Maretica vina Minervae''. Di questo tempio anche addì nostri vedesene qualche vestigio. Strabone avvisa che quel monte, ov'era edificato il tempio di Minerva veniva chiamato Praenussum, cioè un monte innanzi all'Isola di Capri. Io non saprei quando si fosse chiamata Massa Lubrense. Il Pontano descrivendo la guerra di Ferrante I d'Aragona con Giovanni Angioino nel 1459 dice: Vicani Massensesque ad Joannem defecere. Presso Giulio Cesare Capaccio si leggono questi versi: ''Maiores Massam dixerunt nomine, namque Affluit omnigena commoditate solum Cunctorum hic etiam collecta est massa bonorum, Ut merito hoc Massae nomen habere putes''. L'aggiunto di Lubrense senza niun dubbio l'ebbe ad avere dal tempio di sopra rammentato. E'È facile credere, che Massa fosse stata dapprima una villa, o casale di Sorrento, non altro indicando la stesa sua denominazione di Massa, o Masa, che pur trovasi, e Massum, e Massada. Nel 1150 fu distrutta, e riedificata in altro luogo; essendosi poi ribellata da Ferdinando del 1465 la del tutto demolire e citasi un istromento del Caracciolo del 1470, dal quale appare, che il Re incumbenzò il Dottor Ranieri d'Apuzzo affinché avesse distaccato il tenimento di Massa da quello di Sorrento, e dato in feudo al Consigliere Giovanni Sancez. Nel dì 13 giugno del 1558 fu saccheggiata da' Turchi approdandovi 120 galee comandate da Piolì Bassà, e ne portò prigionieri 1493 cittadini. Questo avvenimento memorando per Massa diede occasione di edificarvi delle spesse torri per sua difesa; quindi il P. Costanzo Pulcarelli. Massica turrrita Pallas defenditur ora Et sua de summo fulmina collo, jacit. Anticamente aveva anche un bel porto, che rimase distrutto a cagione delle sue frequenti sciagure e veggonse fin oggi i suoi vestigi. La città di Massa è una penisola circondata dal mare Tirreno, attaccando solo da levante con Sorrento. L'aria che vi si respira è perfettissima, e dappertutto godesi amenità. Il territorio è fertile in vino, ed olio, le quali produzioni vi riescono di una qualità veramente eccellente. Vi si veggono molti vestigj di anticaglie, e che attestano essere stato soggiorno di delizie, e di divertimento di ragguardevoli e ricchi personaggi. Pollione vi fece una superba villa sopra la marina di Polo, di cui Stazio. Vi sono eccellenti pascoli, e per conseguenza i formaggi vi riescono di buon sapore, qualora non sono alterati dalla malizia dell'uomo. Il suo vescovado è antico, ma è scarso di rendite. Tutta la diocesi comprende X parrocchie, avendo ciascuna sotto di se gli abitanti di diversi casali. La maggiore, o sia quella della Cattedrale tiene i casali: Campo, Serignano, Quarazzano, o Corazzano, Morta, Rorella, o Arolella, Villazzano, Santamaria, ed Annunziata. Quella di Santandrea tiene i casali: Marciano, ed Ospedale. La terza di Santacroce, Termini e Casa. La quarta del SS. Salvatore il solo di Sverano (sic). La quinta è detta del SS. Salvatore di Schiazzano. La sesta di Sanpietro comprende i casali di Monticchio, Metrano, Titigliano e Turri. La settima sotto il titolo di Sanvito Martire tiene il casale di Acquara. L'ottava detta di Sanpaolo ha il casale di Pastena. La nona sotto il titolo di Santamaria delle Grazie, ha i casali di Santagata, e di Pedara. La decima finalmente intitolata di Santommaso Apostolo comprende i casali di Torca, Nuvola, e Monticello. La città co' suoi casali comprendono una popolazione di circa 2700 individui. La tassa del 1532 fu di fuochi 575, del 1545 di 578, del 1561 di 344, del 1595 di 605, del 1648 dello stesso numero, e del 1669 di 554. Il Re Alfonso nel 1458 ne fece duca Gabriele Coriale, il quale essendo morto indi a poco tempo, gli succedè il fratello, che pure morì senza maschi. Nel 1471 il Re Ferdinando la concedé poi al consigliere Sancez come fu detto sopra, e nel 1521 nel dì 19 settembre l'imperatore Carlo V la vendé per ducati 15000 a Giovanni Carafa conte di Policastro. Vi nacque dunque il Pulcarelli, che fu un gran poeta.
 
*SCALEA città in Calabria Citra, in diocesi di ''Cassano'' lontana da ''Cosenza'' circa miglia 60. E'È situata su un sasso di figura triangolare pochi passidistante dal mare e gli edifizi si innalzano l'un dopo l'altro a segno che sivuole detto Scalea per la forma quasi di una scala, che deesi ascendere dalbasso all'alto d'essa città.Si vuole di fondazione antica, ma niuno monumento l'è rimasto da cui potersiavere l'epoca certa della sua fondazione, anche perché tutte le scritture sismarrirono in tempo che soffrì una pestilenza. Nulladimeno se ne congettural'antichità dalle sue mura, dagli acquedotti, da piccioli edifizi a volte trovatipoco lungi dalle sue suddivisate sue mura, da vari sepolcri e da un tempiettocon un idolo di marmo, il quale scioccamente 50 anni fa fu fatto disfaredall'arciprete Lombardi. Alcuni si avvisano che fusse sorta nel territorio ditarlano, del cui seno parla Strabone (1) e propriamente dove oggi si vede ladetta città vi fosse stato il tempietto del personificato Dracon. Leggendosi poipresso il Malaterra (2) che Ruggieri Scaleam reversus est, statimque in eodemvespere apud castrum, quod Narencium dicitur, milites suos castra Guiscardipraedatum mittens, provinciam spoliavit, corregens alcuni Narencium in Narancium come l'Aceti al Barrio, ma non mi dispiace che la vera lezione fosse Tanlanium o Tanlanum e corrottamente, nei tempi di mezzo, Tanlacium. E infatti l'eruditissimo Ciro Saverio Minervino coll'altro suosapere delle morti lingue, si avvisò che in una moneta fattagli vedere edelineare dal Signor Birunste del peso di grana 268, e che ora può vedersiincisa nella tav. II in fondo della sua faticatissima lettera sull'etimologia delmonte Volture vi si legge Tarlano, che crede essere la presente Scalea o chefosse stata edificata nel suo territorio, la quale distrutta poi diede origine allaScalea presente; poiché i sibariti dopo la distruzionech'ebbero daiCrotoniati andarono ad abitare in diversi luoghi ; e sebbene Erodoto facessemenzione di due luoghi soltanto come principali, cioè uno detto Laos el'altro Scidros, la cui situazione non è stata al certo così nota come quella delprimo, che corrisponde al presente Laino, pur tuttavolta Sidros e Tarlanoebbero ad essere in un sol luogo, e di essi furono o dove e propriamenteScalea o nel suo territorio, dimostrandolo assai bene con una maschia esingolare erudizione.L'aria che gode è molto temperata e sono assicurato che i cittadini sonoaccorti a non far stagnare le acque nel loro territorio che lasciano i fiumi che cicorrono quando si gonfiano a cagione delle piogge. Il suo orizzonte è vasto edelizioso. Questa città tiene 4 porte, una è detta porta di mare, la seconda è detta portadel ponte, da un antico ponte, in cui vi si vede un pezzo di artiglieria; laterza porta di Cimalonga, in cui vi è una torre che serve oggi da carcere e laquarta porta del forte. Nella sommità si vede il suo antico castello quasi diruto coi suoi baluardi efossi e vi è un pezzo di artiglieria che i vecchi del paese si ricordano diesservene stati molti. Pochi passi lungi dalla porta di mare, verso settentrione, alla sommità di unadeliziosa collina, si vede un'antichissima torre detta di giuda, che doveaservire di specola al suddetto castello. Tiene un comodo e sicuro porto per lebarche da carico e sul fianco sinistro evvi una torre edificata in unapenisoletta ai tempi di Carlo V con tre pezzi di cannoni, alla cui custodiason alcuni soldati invalidi con il loro alfiere. Al lato destro di esso porto vi sono poi molti scogli che si estendono per piùdi tre miglia e sonovi delle grotte da passo in passo, e tra queste una èchiamata la grotta della pecora nella quale sono annidati molti colombiselvaggi. Il suo territorio confina verso oriente con quello di Papasidero, dal nord conquello di Aieta e da sud con quello di Abatemarco ed ursomarzo. Al lato destro della città vi passa un ruscelletto che quasi lambisce la porta dimare. Tiene un lago detto il Pantano, di quasi un miglio di circuito e finalmentenei confini a distanza di tre miglia tiene un altro fiume chiamato della Scalea, che ha la sua origine da Laino, il quale raccoglie molte acque in tempo dipioggia, e sebbene ricorre molto profitto per la coltura di esso territorio, irrigandone dei cittadini i loro fondi, pure alle volte vi cagiona del dannocolle sue inondazioni. Produce in abbondanza grano, grano d'india, legumi ed ogni sorta di fruttied ottimi vini.I melloni di pane e di acqua vi riescono assai buoni ed anche le cipolle che èin gran capo di commercio con i paesi vicini. I fichi e le uve zibibi sono pureeccellenti che poi secche ne fanno un gran smaltimento con i Genovesi, Livornesi ed anche cogli inglesi, venendoli a caricare o nel porto di S. Nicola, territorio di essa città o sull'isola Dino di Aieta. Il suddetto Pantano e il fiume, detto di Scalea, danno delle anguille e deicefali agli abitatori; ma il mare è quello che somministra loro gran quantità dipesci e frutti di mare che raccogliono dalla suddivisata scogliera. Non vi sono boschi, essendo stati resi tutti a coltura e soltanto vicino al fiumevi è una selva detta "I salici" che gli fa fronte, trattenendo le acque che nonsboccassero nei territori in tempo di abbondanti piogge. Vi è caccia di lepri, volpi e lupi, specialmente in luogo che chiamanoVannefora, e non vi mancano gli uccelli soprattutto nel suddivisato lago intempo d'inverno e per le campagne delle beccacce, starne, ecc… Vi è una regia dogana col suo cassiere, libro all'incontro, credenziere e vice-segretario. Tiene un casale detto San Nicola Arcella, La cui popolazione unita a quelladella nostra Scalea ascende a tremila individui. Un tempo aveva anche persuo casale la terra di S.Domenica, che trovasene ora separata da circa unsecolo. La tassa dei fuochi del 1532 fu di 167, del 1545 di 181, del 1561 di 165, del1535 di 196 del 1648 di 160, del 1669 di 56.Il possessore è D. Vincenzo Maria Spinelli col titolo di principe.E'È in cuore dei giornalisti di Venezia volere quella terra, patria del celebreGian Vincenzo Gravina e come crede il Giannelli natio di Catanzaro, essendoegli nato a Roggiano.
 
==Bibliografia==