Dino Risi: differenze tra le versioni

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*Ai tavolini di via Veneto i letterati chiamavano [[Alberto Lattuada|Lattuada]] la «piccola vendetta lombarda», [[Alberto Moravia]] era l'Amaro Gambarotta. [[Vincenzo Cardarelli]], che in piena estate indossava tre cappotti uno sopra l'altro, «il più grande poeta italiano morente». (pp. 150-151)
*Non ci avevo mai pensato, in tutti questi anni. Non so se per pudore, o per rimorso, o per vergogna. La verità è che non solo io, ma nessuno dei miei amici, «internati» o «rifugiati» in Svizzera, nei quasi due anni che vanno dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, si ricorda di essersi mai intrattenuto a parlare della guerra in corso, che faceva milioni di morti nel mondo, né di aver mai ascoltato la radio o comprato un giornale per avere notizie. [...] La verità è che quei mesi passati in Svizzera [...] tutto questo ci era sembrato un sogno, una bella favola che senza merito ci aveva premiato e che volevamo tenere per noi, con l'egoismo di chi è scampato al naufragio e si aggrappa ben stretto alla tavola che lo ha portato in salvo, ma nello stesso tempo guarda con paura la riva dove non sa quello che troverà. (pp. 161-162)
*La [[televisione]] ha rubato clienti al prete e allo psicanalista. Uomini e donne, ma soprattutto donne, sembra che trovino un sottile piacere nel raccontarsi davanti a milioni di sconosciuti, nel riferire episodi piccanti della loro vita, comportamenti che hanno taciuto alla mamma e alla migliore amica. (p. 165)
*C'è un'«arte», che s'impara vivendo. È l'arte del non fare. (p. 183)
*Ci sono ore lente e ore che corrono. (p. 192)