George Steiner: differenze tra le versioni

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Donluca (discussione | contributi)
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== ''Nessuna passione spenta'' ==
[[Immagine:Jean-Baptiste_Siméon_Chardin_-_Le_philosophe_lisant.jpg|thumb|Jean-Baptiste Siméon Chardin, ''Le philosophe lisant'']]
*Non è un vero lettore, non è un ''philosophe lisant'', colui che non ha mai provato il fascino accusatore dei grandi scaffali pieni di libri non letti, delle biblioteche di notte evocata da Borges nelle sua fiabe. (da ''Una lettura ben fatta'': p. 10)
*Eppure l'atto di lettura è autentico soltanto quando conosciamo integralmente un autore, quando esaminiamo con sollecitudine particolare, anche se un po' irritata, i suoi «fallimenti» per elaborare una nostra visione personale della sua presenza. (da ''Una lettura ben fatta'': p. 20)
*Fino al tardo Ottocento [...] era pratica comune per i giovani, e per i lettori impegnati vita natural durante, trascrivere lunghi discorsi politici, prediche, pagine di poesia e di prosa, voci di enciclopedie e capitoli di narrazioni storiche. Questo lavoro di copiatura aveva diversi scopi: il miglioramento del proprio stile, la tesaurizzazione voluta di esempi pronti di argomentazione o di persuasione, il rafforzamento di una memoria accurata (elemento cardinale). Soprattutto, la trascrizione comprende un coinvolgimento totale con il testo, una dinamica reciproca fra lettore e libro. <br>Questo coinvolgimento totale è la somma dei vari modi di risposta responsabile: ''marginalia'', annotazione sistematica, correzione ed emendamenti filologici, trascrizione. Tutti insieme, essi generano una continuazione del libro che viene letto. La penna attiva del lettore verga «un libro in risposta». (da ''Una lettura ben fatta'': p. 14)
*Oggi soltanto i professionisti – epigrafisti, bibliografi, filologi – correggono ciò che leggono. Vale a dire coloro che incontrano il testo come una presenza viva, che ha bisogno della collaborazione del lettore per mantenere intatta la sua vitalità, la sua vivacità e luminosità. [...] E chi, fra noi, si prende la briga di trascrivere per piacere personale e per impararle a memoria le pagine che lo hanno interpellato più direttamente, che lo hanno «letto» con maggiore accuratezza? <br>La memoria, ovviamente, è il perno della questione. La «responsabilità verso» il testo, la comprensione dell'''auctoritas'' e la risposta critica che le si dà, le quali plasmano il modo classico di leggere e la sua rappresentazione da parte di Chardin, dipendono strettamente dalle «arti della memoria». [...] L'atrofia della memoria è la caratteristica precipua dell'educazione e della cultura nella seconda metà del Novecento. [...] Non impariamo più a memoria, «con il cuore». Gli spazi interiori sono muti o intasati di banalità discordanti. (da ''Una lettura ben fatta'': p. 21 ss.)
*Le alternative non sono rassicuranti: rischiamo la volgarizzazione e la roboante vacuità dell’intelletto da una parte, e lo sconfinamento della letteratura nelle bacheche dei musei dall’altra. Da una parte il meschino “riassunto della trama” o le versioni predigerite banalizzate dei classici, dall’altra le illeggibili edizioni ''variorum''. La cultura deve sforzarsi di riconquistare il terreno intermedio. Se non ci riuscirà, se una ''lecture bien fait'' diventerà un artificio obsoleto, si creerà un grande vuoto nelle nostre vite e non faremo mai più esperienza del silenzio e della luce del quadro di Chardin. (da ''Una lettura ben fatta'')
*È nella letteratura, nella poesia, nel dramma, nel romanzo che i modelli filosofici e il vaglio delle possibilità metafisiche e morali ricevono la densità, il peso realizzato ed esistenziale (letteralmente, la ''Dichtung'') della vita vissuta. (da ''Una lettura contro Shakespeare'': p. 50)
*Nel tragico assoluto la colpa criminale dell'uomo è di essere, di esistere. La sua sola presenza e la sua identità sono trasgressioni. Il tragico assoluto è quindi un'ontologia negativa. (da ''La tragedia assoluta'': p. 72)