Bruno Forte: differenze tra le versioni

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{{intestazione|''La parabola dell’umanesimo ateo'', in ''Avvenire'', 19 agosto 2009}}
*Il [[bene]] c’è ed è assoluto; esso si i­dentifica anzi con l’Assoluto stesso, di cui è il volto attraente, lo splendo­re irradiante, l’esigenza amabile, il dono perfetto.
*Fra il [[male]] e il bene la scelta non sarebbe allora che una: con Dio o contro Dio; per l’Assoluto o per le onnivore fauci del nulla.
*La coscienza dell’impossibilità di un’eticaun’[[etica]] tutta soggettiva si impone alla riflessione dei moderni: che be­ne sarebbe il bene che fosse tale solo per me?
*Non può esserci agire [[morale]], lì do­ve non ci sia l’altro, riconosciuto in tutto lo spessore irriducibile della sua alterità.
*Chi afferma [[io|se stesso]] al pun­to da negare consapevolmente o di fatto ogni altro su cui misurarsi, nell’atto stesso di questa afferma­zione sazia, idolatrica, nega se stes­so come soggetto morale, nega anzi la possibilità stessa di una scelta etica fra bene e male, perché annega o­gni differenza nell’oceano asfissian­te della propria identità.
*La lezione di [[Kant]] conserva tutta la sua verità: l’imperativo mo­rale o è categorico, e dunque incon­dizionato, o non è.
 
=='' Cresimarsi perché''==