Gustavo Zagrebelsky: differenze tra le versioni

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Contro l'etica della verità
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===Citazioni===
*''Contro'' l'etica della [[verità]] significa ''a favore'' di un'etica del [[dubbio]]. Al di là delle apparenze, il dubbio non è affatto il contrario della verità. In certo senso, ne è la ri-affermazione, un omaggio alla verità. E' incontestabile che solo chi crede nella verità può dubitare, anzi: dubitarne. (p. VII)
*Questa [[laicità]] «nuova», che pretende di far convivere pluralismo e neutralità con privilegi, assomiglia a una pallida reincarnazione del passato, una sorta di «semi-laicità» che rappresenta ciò che rimane dell'antico sogno della «repubblica cristiana» che inconsapevolmente si appoggia sull'opposto del principio di Westfalia:'' cuius religio, eius et regio''. Le chiese, le fedi [[religione|religiose]], i rispettivi dèi chiedono di disporre di territori su cui organizzarsi e imporsi. In questo tempo di paura e di ostilità crescenti nel mondo, anche le religioni, nelle loro espressioni istituzionali, si mobilitano per creare identità e coesione spirituale da gettare nel conflitto. L'epoca della neutralizzazione politica rispetto alle religioni sembra terminare la sua curva ascendente. Gli Stati laici vengono percepiti come ostacoli a una nuova confessionalizzazione degli spazi. Dove non è possibile imporre direttamente regimi teocratici o ierocratici, si parla almeno di «nuova» laicità. L'intensità è diversa; il movimento è lo stesso.<br />Che, poi, questa «nuova» laicità sia anche «sana», oltre che «giusta», sembra da escludere. Essa, contraddicendo l'equidistanza dello Stato dalle manifestazioni di fede, religiosa o laica che sia, contraddice il suo ruolo pacificatore, che è venuto a imporsi nelle società pluraliste e che oggi appare ancor più necessario e urgente nelle società interculturali odierne. (cap. 2, p. 33)
*Ha senso dire che chi nega [[Dio]] vorrebbe mettersi al suo posto? Se Dio non esiste, non può essere questione di rimpiazzarlo. L'argomento della superbia sta e cade con Dio e, se Dio esiste, non vale più niente. (p. 83)
*[[Etica]] pubblica e convivenza politica sono sotto molti aspetti interdipendenti. Il modo d'intendere la prima si riflette sul modo d'intendere la seconda, e così anche al rovescio. (p. 98)
*Pensando e ripensando, non trovo altro fondamento della democrazia che questo solo. Solo, ma grande: il rispetto di sé. La democrazia è l'unica forma di reggimento politico che rispetta la mia dignità nella sfera pubblica, mi riconosce capace di discutere e decidere sulla mia esistenza in rapporto con gli altri. Nessun altro regime mi presta questo riconoscimento, poiché mi considera indegno di autonomia, fuori della cerchia stretta delle mie relazioni puramente private. (cap. 16, p. 134)
 
*La [[democrazia]] non promette nulla a nessuno, ma richiede molto a tutti. È non un idolo, ma un ideale corrispondente a un'idea di dignità umana, e la sua ricompensa sta nello stesso agire per realizzarlo. Se siamo disillusi, è per illusione circa la facilità del compito. Se abbiamo perduto fiducia, è perché siamo sfiduciati in noi stessi. (cap. 16, p. 137)
{{NDR|Gustavo Zagrebelsky, ''Contro l'etica della verità'', Edizioni Laterza, Bari 2008}}
*L'[[Europa]] cerca con difficoltà di costituzionalizzarsi. Se questo vuole essere un progetto da prendere sul serio, si deve considerare che ogni Costituzione è l'esito di un «processo di differenziazione». Se non fosse così, non se ne vedrebbe l'utilità. Per perfezionare soltanto istituzioni che già esistono basterebbe una semplice «revisione regolamentare». La difficoltà di mobilitare un'«opinione pubblica europea» deriva anche da qui: per continuare come prima, solo con un po' più di efficienza, che bisogno c'è di una Costituzione? Non c'è enfasi o retorica (come quella esibita nel preambolo del progetto di Costituzione europea) che possa coprire il vuoto. Occorre dunque un «progetto di differenziazione». Nell'attuale momento, esso non potrebbe che definirsi rispetto alle tendenze e alle forze omologanti che già operano nell'indistinto astratto che ci ingloba e che si denomina, per l'appunto, globalizzazione, entro la quale si staglia la concreta egemonia, anche costituzionale, degli Stati Uniti d'America. Se mai l'Europa si darà una vera Costituzione, sarà quando avrà intrapreso una profonda riflessione su se medesima, ancora una volta a confronto con l'America. Questa volta per rispondere alla domanda: chi davvero noi siamo, che cosa davvero ci distingue, sempre che si voglia essere qualcuno e qualcosa, e non una semplice propaggine. (cap. 17, p. 148)
*La democrazia, come la concepiamo e la desideriamo, è, in breve, il regime delle possibilità sempre aperte. Non basandosi su certezze definitive, essa è sempre disposta a correggersi perché – salvi i suoi presupposti procedurali (le deliberazioni popolari e parlamentari) e sostanziali (i diritti di libera, responsabile e uguale partecipazione politica), consacrati in norme intangibili della Costituzione, oggi garantite da tribunali costituzionali – tutto il resto può sempre essere rimesso in discussione. La vita democratica è una continua ricerca e un continuo confronto su ciò che, per il consenso comune che di tempo in tempo viene a determinarsi modificandosi, può essere ritenuto prossimo al bene sociale. Il [[dogma]] – cioè l'affermazione definitiva e quindi indiscutibile di ciò che è vero, buono e gusto –, come pure le decisioni di fatto irreversibili, cioè quelle che per loro natura non possono essere ripensate e modificate (come mettere a morte qualcuno o provocare una guerra), sono incompatibili con la democrazia. (cap. 18, p. 153)
 
==''Lo Stato e la Chiesa''==
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==Bibliografia==
*Gustavo Zagrebelsky, ''Lo Stato e la Chiesa'', raccolta di articoli pubblicati nelle pagine de ''la Repubblica'', Biblioteca di Repubblica, 2007.
{{NDR|*Gustavo Zagrebelsky, ''Contro l'etica della verità'', Edizioni Laterza, Bari, 2008}}.
 
==Altri progetti==