Antonio Spadaro: differenze tra le versioni

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opera e citazioni
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*In fondo, si potrebbe riconoscere qui il vero problema dell'opera pavesiana: dapprima l'intuizione della realtà lascia lo scrittore ammirato, sorpreso, desideroso di vivere in maniera sana e forte; successivamente l'elaborazione interiore però vela di ombre e di incertezze, di dubbi e di fragilità questa intuizione iniziale.
*Pavese sembra incapace di riconoscere che la condizione aurorale dell'infanzia non è solamente terra a cui far ritorno per capire la realtà e luogo in cui trovare rifugio, ma condizione stessa dell'esperienza del mistero del reale, possibilità di una conoscenza intesa come «prima volta» e non sempre e soltanto «seconda».
 
{{intestazione|''Per una spiritualità dello studio'', in ''La Civiltà cattolica'', anno 2009 n. II}}
*L’uomo che studia e l’uomo che prega sembrano assumere atteggiamenti simili.
*Lo studio, per il credente, è «un servizio per l’uomo, una carità ecumenica, ma nondimeno un’esperienza spirituale.
*Lo studioso che è uomo spirituale va alla ricerca di una sintesi profonda, che faccia sì che preghiera e studio siano virtualmente indistinti come l’equilibrio non si distingue dal camminare, né il movimento uniforme del treno si distingue dagli spostamenti del viaggiatore nel compartimento.
*Non basta esercitare la propria professione e «avvolgerla» di intenzioni buone e spirituali perché quell’impegno secolare si trasformi in preghiera.
 
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