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*Appena tutti gli uomini ricerchino il più alto fine soltanto in un bene che è indipendente da tutte le condizioni esterne, da ogni lavoro comune, da ogni scambio comunque ordinato, viene a mancare anche la possibilità ch'essi raggiungano mai codesto fine.
*Dall'esigenza che il supremo bene sia un fine universalmente riconosciuto consegue senz'altro che nel lavoro per il fine universale ciascuno deve anche trovare il suo proprio soddisfacimento e ciascuno deve ubbidire alle massime mediante le quali si attende che il fine universale sia raggiunto.
*La vita dell'uomo si svolge in un succedersi di fini. Certo, anche nell'adulto si dànno ancora ore di un'attività che è libera da ogni fine consapevolmente posto; ma esse costituiscono solo delle pause del moto indefesso del congegno della nostra natura spirituale teologicamente ordinata. Ogni fine, che noi ci poniamo, ha la tendenza a spingere verso la sua attuazione.
*Ogni fine relativo all'individuo in tanto è giustificato in quanto può esser voluto come parte del fine universale.
*Quanto più alto è il valore d'un fine nella nostra coscienza, con tanto maggior energia noi ci sforziamo di tradurlo in realtà.