Paolo Pavolini: differenze tra le versioni

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→‎1943, la caduta del fascismo - 1: errore di copia/incolla
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*Secondo Bottai, tutto il [[fascismo]] di destra e di sinistra, doveva abbandonare il campo e dissolversi, passando obbligatoriamente la mano, piacesse o no, all'unica forza superstite di un regime crollato, e cioè all'apparato militare del re. (p. 87)
*[[Roberto Farinacci]], il più feroce tra i capibanda squadristi nel 1919-1922, poi segretario del partito e ras da sempre di [[Cremona]]: un ceffo truce e violento, votato senza riserve alla causa di [[Adolf Hitler|Hitler]] di cui era, notoriamente, l'agente (ben pagato) e l'informatore personale per le cose italiane. (p. 87)
*Rommel aveva il dono meraviglioso di arrivare nei punti vitali della lotta e di imprimere un impulso decisivo all'azione nel momento cruciale. ([[Liddell Hart]]) {{da controllare}}
*[[Erwin Rommel|Rommel]] rifiutò sempre di ripiegare da quel fronte indifendibile {{NDR|[[El Alamein]]}}, riuscendo anche ad infiammare [[Mussolini]] che in quella calda estate del suo estremo fulgore si trasferì nel deserto egiziano con un grosso cavallo bianco, che voleva inforcare nella sua entrata trionfale al [[Il Cairo|Cairo]]: finché il disagio prolungato della temperatura, unito a un doloroso attacco di dissenteria, lo convinsero a tornarsene a [[Roma]] insieme col suo cavallo. (p. 51)