George Rudé: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Maximilien de Robespierre]]}} Egli contestò il diritto del re di dichiarare guerra senza l'espressa approvazione dell'Assemblea,; sostenne il diritto del clero a sposarsi; reclamò la creazione del tribunale penale; si oppose alla pena di morte e chiese che tutti i cittadini maschi, fossero o no proprietari, venissero ammessi alla Guardia nazionale. (p. 22)
*Tra le ventidue vittime [[Maximilien de Robespierre|Robespierre]] fu la penultima a salire sul patibolo. A riprova dell'austera rettitudine che distinse l'uomo, ricordiamo che, dopo aver occupato per un anno un'alta carica, tutto quello che lasciò fu poco più di 461 franchi assegnati. (p. 52)
*Nell'Assia, in [[Germania]], anche [[Georg Büchner]], un giovane romantico di stampo più radicale di [[Walter Scott]], che era stato esiliato per aver preso parte all'attività politica clandestina agli inizi degli anni 1830, concentrò la sua attenzione sulla rivoluzione francese e, dopo aver letto [[François-Auguste Mignet|Mignet]] e [[Adolphe Thiers|Thiers]], scelse Danton come eroe e [[Maximilien de Robespierre|Robespierre]] come anima nera. (p. 66)
*[[Karl Marx|Marx]] riconobbe che [[Maximilien de Robespierre|Robespierre]] e i giacobini avevano avuto un ruolo particolare e necessario da svolgere, in quanto usarono il Terrore per vincolare la nazione alle esigenze di una guerra rivoluzionaria; ma una volta superato il pericolo di un'invasione, essi furono inevitabilmente messi da parte, poiché sostenevano l'idea illusoria e anacronistica che si potesse costruire il nuovo Stato su un modello tratto dall'antichità classica invece di venire a un compromesso con il modello «borghese», meglio adeguato ai tempi. In questo quadro, Robespierre venne presentato non come un eroe né come un malvagio, ma come un utopista che aveva giocato un ruolo storico necessario, anche se limitato. Vedremo che i marxisti nel secolo successivo non rimasero affatto legati a questa interpretazione. (p. 66)
*{{NDR|[[Georg Büchner]]}} Nel suo dramma, ''La morte di Danton'', [[Georges Jacques Danton|Danton]] è rappresentato come uomo vigoroso, di solido buon senso, che sceglie di godere i frutti di una rivoluzione che reputa ormai conclusa; mentre [[Maximilien de Robespierre|Robespierre]], un fanatico di idee ristrette, che si crede più giusto e virtuoso degli altri, è pericolosamente convinto - ma non riesce a convincere Danton - che la rivoluzione debba continuare. (p. 66-67)