Jacopo Sannazaro: differenze tra le versioni

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Giace ne la sommità di Partenio, non umile monte de la pastorale Arcadia, un dilettevole piano, di ampiezza non molto spaziosa, però che il sito del luogo non consente, ma di minuta et verdissima erbetta sì ripieno, che, se le lascive pecorelle con gli avidi morsi non vi pascesseno, vi si potrebbe di ogni tempo ritrovare verdura. Ove, se io non mi inganno, son forse dodici o quindici alberi di tanto strana et eccessiva bellezza, che chiunque li vedesse, giudicarebbe che la maestra natura vi si fusse con sommo diletto studiata in formali. Li quali alquanto distanti, et in ordine non artificioso disposti, con la loro rarità la naturale bellezza del luogo oltra misura annobiliscono.
===Citazioni===
*Selvaggio ed Ergasto. <br>'''Selvaggio''': ''Ergasto mio, perché solingo e tacito | pensar ti veggio? Oimè, che mal si lassano | le pecorelle andare a lor ben placito. | Vedi quelle che 'l rio varcando passano; | vedi quei duo monton che 'nsieme correno, | come in un tempo per urtar s'abassano. | [...] A dire il vero oggi è tanta l'inopia | di pastor, che cantando all'ombra seggiano, | che par che stiamo in Scitia o in Etiopia. | Or, poi che o nulli o pochi ti pareggiano | a cantar versi sì leggiadri e frottole, | deh canta omai, che par che i tempi il cheggiano''.<br>'''Ergasto''': ''Selvaggio mio, per queste oscure grottole | Filomena Progne vi si vedono; | ma meste strigi et importune nottule. | [[Primavera]] e suoi dì per me non riedono, | truovo erbe e fioretti che mi gioveno; | ma solo pruni e stecchi che 'l cor ledono. | Nubbi mai da quest'aria non si moveno, | e veggio, quando i dì son chiari e trepidi; | ma attendo sua ruina, e già considero | che 'l cor s'adempia di pensier più lepidi''. (Prosa prima, p. 7 -8)
*Montano et Uranio. <br>'''Montano''': ''Per [[pianto]] la mia carne si distilla, | sì come al sol la neve, | o com'al vento si disfà la nebbia, so che far mi debbia. | Or pensate al mio mal qual esser deve''.<br>'''Uranio''': ''Or pensate al mio [[Male|mal]], qual esser deve; | che come cera al foco, | o come foco in acqua mi disfaccio; | cerco uscir dal laccio, | sì mi è dolce il tormento, e 'l pianger gioco''. (prosa seconda, p. 16)
*'''Montano''': ''Ecco la [[notte]], e 'l ciel tutto s'imbruna, | e gli alti monti le contrade adombrano; | le stelle n'accompagnano e la [[luna]]''. (prosa seconda, p. 18)
*'''Logisto''': ''O fortunato, che con altre [[Rima|rime]] | riconsolar potrai la doglia e 'l pianto''. (prosa quarta, p. 36)