Vincenzo Gioberti: differenze tra le versioni

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*L'amore ch'io porto all'[[Italia]] e il vivo desiderio che tengo d'ogni suo bene, mi obbligano ad aggiungere che nulla più osta, secondo il parere mio, al risorgimento della comune patria, che le dottrine intemperate, e l'opera di quelli che le spargono e promulgano dentro e fuori della Penisola. (p. 3)
*Il [[Cristianesimo]] abbellì, nobilitò, santificò la [[Re|monarchia]], ritornandola a' suoi principii, rappresentandola come una paternità sociale, e restituendole quel carattere soave e augusto del patriarcato primitivo di cui i [[Cina|Cinesi]] soli serbarono un'ombra fra tutti i popoli pagani. (p. 8)
*Grande è la forza della opinione, che nasce principalmente dal consenso degli [[Scrittore|scrittori]]; i quali , se facessero il loro debito e pubblicassero, potendo, arditamente il vero, senza guardare in viso a nessuno, rendendosi interpreti dell'universale nel giudicare e maledire le azioni colpevoli dei grandi, questi andrebbero più a rilento nel commetterle: perché non vi ha uomo così perverso, che non abbia qualche cura e ansietà della propria fama. (p. 10)
*{{NDR|Ai politici}} Permettete che gli [[Scrittore|scrittori]] antepongono al vostro esempio quello dei maestri della cristiana sapienza; i quali non risparmiavano le colpe illustri in grazia dei colpevoli, e sfolgoravano con eroica eloquenza le scelleratezze dei dominatori. Leggete ciò che fu scritto da quei magnanimi contro i tristi Cesari dei loro tempi; leggete i discorsi con cui il divino [[Giovanni Crisostomo|Crisostomo]] fulminava una stolta e profana imperatrice {{NDR|Eudossia}}, e quelli del grande [[Ilario]] {{NDR|vescovo di Poitiers}} contro un imperatore eretico e persecutore dei Cristiani. (pp. 11-12)