Dino Campana: differenze tra le versioni

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*Il destino così doloroso di Dino Campana risponde precisamente ad un problema sollevato dal giovane [[Victor Hugo]], verso il 1834. La domanda di questo allora quasi sconosciuto Hugo era: "Jusqu'à quel point le chant appartiene à la voix, et la poèsie au poéte?". Domanda di una inesauribile novità e contro cui nulla hanno potuto le innumerevoli esperienze poetiche in più di un secolo, anzi direi che rimane confermata dalle maggiori audacie degli esempi più usati: l'autorizzano [[Charles Baudelaire|Baudelaire]], [[Arthur Rimbaud|Rimbaud]] e la storia dei surrealisti. Noi sappiamo i nomi che mancano, quello di Dino Campana va fatto senza timore. ([[Carlo Bo]])
*L'idea di una poesia «europea musicale e colorita» era stata in Campana, oltre che istinto, un fatto di cultura; ma certo era stata accompagnata o preceduta, in lui, da una pratica ancora un po' inerte e passiva dei nuovi ''ismi'' trovati in aria. Anche il futurismo ufficiale aveva preteso, come già i novatori di fine secolo, di «rompere i vetri», di rinnovare l'aria. Campana s'era però scelto maestri più fini di quelli seguiti dai suoi provvisori iniziatori. Ripudiò d'istinto la parte più meccanica, più elencativa del liberismo di moda; andò, si può affermarlo anche con sicurezza di fatto, verso le sorgenti più certe di quel movimento, da [[Walt Whitman|Whitman]] a [[Arthur Rimbaud|Rimbaud]]. Riportò per conto suo, nell'arte e nella vita, un fatto di stile a un fatto di coscienza e fu consapevole di rappresentare, nel suo tempo e nel suo ambiente, una voce nuova, diversa. ([[Eugenio Montale]])
*Mi tenne lontano da lui, un certo suo modo di fare strano (che più tardi prese forma precisa di follia) e anche la convinzione, che non mi perito di confessare, che i suoi meriti poetici fossero allora e siano ora esagerati. Temo che il pittoresco della sua vita sia stato confuso col poetico della sua opera. ([[Giuseppe Prezzolini]])
*Non so di che specie egli {{NDR|[[Dino Campana]]}} fosse: se superiore o inferiore alla comune nostra; certo è ch'era di altra specie. [...] Da lui e dal coetaneo [[Giuseppe Ungaretti|Ungaretti]], s'inaugura un tono intimo e grave nella nostra ultima poesia. ([[Emilio Cecchi]])
*Notevole la forza e la novità del suo stile, anche se qualche eco può trovarsi in lui del [[Giosuè Carducci|Carducci]] e del [[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]]. Ma si tratta di debiti di poco conto. ([[Elio Andriuoli]])