Paolo Giuntella: differenze tra le versioni

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==''Strada verso la libertà''==
*In questo libro [...] non si parla a sufficienza di [[Maria]], forse per amore ecumenico verso i protestanti ama anche per una sorta di pudore dell'autore, che, pure [...] la invoca nel silenzio della sua anima e la considera il modello di chi « ascolta la Parola e la mette in pratica ».
*In un tempo che apprezza più l'avere che l'essere, anzi più ancora l'apparire, chi non fa affidamento sul potere e sull'apparenza deve essere credibile.
*Io sento il bisogno della lentezza (sempre più forte).
*Lo studio, la possibilità di svolgere una professione che possa essere utile al riscatto dei poveri e degli ultimi, sono il terreno e gli strumenti per tener fede ai nostri sogni, alla nostra vocazione.
*Molti cristiani vivono senza [[risurrezione]].
*Noi sappiamo che la [[fede]] non è né una camomilla né una consolazione, ma una fonte di interrogativi, di inquietudini, di non appagamento.
*Se {{NDR|coltivare ragione e fede}} ci toglie qualche ora di pub o di calcetto, festicciole in casa di amici o di shopping (anche alternativo), ci permette però di dare serenità ai nostri interrogativi, ai nostri sacrosanti dubbi.
*Se studio, se faccio l'intellettuale, se scrivo, se sono autorevole, fammi comunque restare un po' bambino.
*Senza [[studio]] si rischia di essere dalla parte dei carnefici, degli sfruttatori, o, per lo meno, se proprio non vogliamo esagerare, dalla parte degli spettatori impotenti.
*Sento il dovere morale di restituire i privilegi che mi sono stati regalati «alla corte di mio padre».
 
{{NDR|Paolo Giuntella, ''Strada verso la libertà'', Paoline, 2004}}
 
 
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