Gualberto Alvino: differenze tra le versioni

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*In mezzo a una montagna di libri inutili, fasulli, dalle copertine ammiccanti e senza vita, sempre più raramente spunta inaspettata la chicca che ti fa di nuovo credere nella potenza della scrittura, della narrativa. Ultimamente mi è capitato con ''Là comincia il Messico'' di Gualberto Alvino, edizioni Polistampa. Alvino è un filologo e uno dei critici letterari più preparati della letteratura italiana. Per presentarlo ai lettori del ''Taccuino'' mi basta citare i suoi puntuali ed autorevoli studi sul nostro Gianfranco Contini, e soprattutto su Sandro Sinigaglia, uno degli “irregolari” più illustri della poesia italiana di fine Novecento. Uno dei suoi ultimi lavori è stata la pubblicazione presso la Sellerio di uno dei libri più belli di Antonio Pizzuto: ''Si riparano bambole''. Un lavoro, questo di Alvino, da certosino della critica alle prese con gli autori più ostici della letteratura italiana. Mentre gli altri critici passeggiano su strade asfaltate, lui s’inerpica su pareti scoscese cercando un minimo appiglio per le sue originali ricerche. [[Franco Esposito]], ''Alvino: come si ripara la letteratura'', in «Eco risveglio», 30 luglio 2008).
 
*Il discorso è alacremente intenso e inventivo, trascorrendo dal distacco ironico del commento e della critica alla rappresentazione d’orrore e di morte. L’opera è di straordinaria originalità, e la pubblicherei subito, con entusiasmo: ne potrà derivare un salutare scontro con la banalità e la povertà della letteratura di moda. Io sono con Gualberto Alvino, appassionatamente. Egli ha ridato verità al tragico e al “grande Stile”». ([[Giorgio Bàrberi Squarotti]], quarta di copertina di ''Là comincia il Messico'', cit.).