Grazia Deledda: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Grazia Deledda.jpg|thumb|right|200px|Grazia Deledda e famiglia]]
'''Grazia Deledda''' (1871 – 1936), scrittrice italiana, premio Nobel per la letteratura.
 
*Mutiamo tutti, da un giorno all'altro, per lente e inconsapevoli evoluzioni, vinti da quella legge ineluttabile del tempo che oggi finisce di cancellare ciò che ieri aveva scritto nelle misteriose tavole del cuore umano. (da ''Versi e prose giovanili'', a cura di Antonio Scano, Virgilio)
*Possibile che non si possa vivere senza far male agli [[innocenza|innocenti]]? (da ''La chiesa della solitudine'', Mondadori)
*{{NDR|[[Eugène Sue]]}} Quel gran romanziere glorioso o infame, secondo i gusti, ma certo molto atto a commuovere l'anima poetica di un'ardente fanciulla. (<ref>Citato in introduzioneVittorio aSpinazzola, ''EliasDalla Portolu'narrativa d'appendice aal curapremio diNobel'', introduzione a [[VittorioGrazia SpinazzolaDeledda]], ''Elias Portolu'', Oscar Mondadori, Milano 1970).<ref>
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
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Eccolo tutto ai suoi piedi, silenzioso e qua e là scintillante d'acque nel crepuscolo, il poderetto che Efix considerava più suo che delle sue padrone: trent'anni di possesso e di lavoro lo han fatto ben suo, e le siepi di fichi d'India che lo chiudono dall'alto in basso come due muri grigi serpeggianti di scaglione in scaglione dalla collina al fiume, gli sembrano i confini del mondo.
 
{{NDR|Grazia Deledda, ''Canne al vento'', Newton Compton, Roma}}
 
===''Cenere''===
Cadeva la notte di San Giovanni. Olì uscì dalla cantoniera biancheggiante sull'orlo dello stradale che da Nuoro conduce a Mamojada, e s'avviò pei campi. Era una ragazza quindicenne, alta e bella, con due grandi occhi felini, glauchi e un po' obliqui, e la bocca voluttuosa il cui labbro inferiore, spaccato nel mezzo, pareva composto da due ciliegie. Dalla cuffietta rossa, legata sotto il mento sporgente, uscivano due bende di lucidi capelli neri attortigliati intorno alle orecchie: questa acconciatura ed il costume pittoresco, dalla sottana rossa e il corsettino di broccato che sosteneva il seno con due punte ricurve, davano alla fanciulla una grazia orientale. Fra le dita cerchiate di anellini di metallo, Olì recava striscie di scarlatto e nastri coi quali voleva segnare i fiori di San Giovanni, cioè i cespugli di verbasco, di timo e d'asfodelo da cogliere l'indomani all'alba per farne medicinali ed amuleti.
 
{{NDR|Grazia Deledda, ''Cenere'', Newton Compton, Roma, a cura di Marta Savini}}
 
===''Cosima''===
La casa era semplice, ma comoda: due camere per piano, grandi, un po' basse, coi pianciti e i soffitti di legno; imbiancate con la calce; l'ingresso diviso in mezzo da una parete: a destra la scala, la prima rampata di scalini di granito, il resto di ardesia; a sinistra alcuni gradini che scendevano nella cantina. Il portoncino solido, fermato con un grosso gancio di ferro, aveva un battente che picchiava come un martello, e un catenaccio e una serratura con la chiave grande come quella di un castello. La stanza a sinistra dell'ingresso era adibita a molti usi, con un letto alto e duro, uno scrittoio, un armadio ampio, di noce, sedie quasi rustiche, impagliate, verniciate allegramente di azzurro: quella a destra era la sala da pranzo, con un tavolo di castagno, sedie come le altre, un camino col pavimento battuto. Null'altro. Un uscio solido pur esso e fermato da ganci e catenacci, metteva nella cucina. E la cucina era, come in tutte le case ancora patriarcali, l'ambiente più abitato, più tiepido di vita e d'intimità.
 
{{NDR|Grazia Deledda, ''Cosima'', Fratelli Treves Editori, Milano, a cura di Antonio Baldini}}
 
===''Elias Portolu''===
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Finalmente arrivò il giorno tanto atteso, specialmente da zia Annedda, la madre, una donnina placida, bianca, un po' sorda, che amava Elias sopra tutti i suoi figliuoli. Pietro, che faceva il contadino, Mattia e zio Berte, il padre, che erano pastori di pecore, ritornarono di campagna.
 
{{NDR|Grazia Deledda, ''Elias Portolu'', Newton Compton, Roma, a cura di Marta Savini}}
 
===''La madre''===
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Ella spense il lume ma non si coricò. Seduta presso l'uscio si stringeva una con l'altra le sue dure mani di serva, ancora umide della risciacquatura delle stoviglie, calcando i pollici uno sull'altro per farsi forza; ma di momento in momento la sua inquietudine cresceva, vinceva la sua ostinazione a sperare che il figlio s'acquetasse, che, come un tempo, si mettesse a leggere o andasse a dormire. Per qualche minuto, infatti, i passi furtivi del giovane prete cessarono: si sentiva solo, di fuori, il rumore del vento accompagnato dal mormorio degli alberi del ciglione dietro la piccola parrocchia: un vento non troppo forte ma incessante e monotono che pareva fasciasse la casa con un grande nastro stridente, sempre più stretto, e tentasse sradicarla dalle sue fondamenta e tirarla giù.
 
{{NDR|Grazia Deledda, ''La madre'', Newton Compton, Roma}}
 
===''Marianna Sirca''===
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"Marianna, dà retta a chi ti vuol bene. Obbedisci".
 
{{NDR|Grazia Deledda, ''Marianna Sirca'', Newton Compton, Roma, a cura di Marta Savini}}
 
===''Il paese del vento''===
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La mèta del nostro viaggio era sicura, adatta alla circostanza: una casetta fra la campagna e il mare, dove il mio sposo aveva già qualche volta villeggiato: una donna anziana, discreta, brava per le faccende domestiche, da lui già conosciuta, doveva incaricarsi di tutti i nostri bisogni materiali.
 
{{NDR|Grazia Deledda, ''Il paese del vento'', Newton Compton, Roma}}
 
==Citazioni su Grazia Deledda==
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*La signorina Deledda fa benissimo di non uscire dalla sua Sardegna e di continuare a lavorare in questa preziosa miniera, dove ha già trovato un forte elemento di originalità. I suoi personaggi non possono esser confusi con personaggi di altre regioni; i suoi paesaggi non sono vuote generalità decorative. Il lettore, chiuso il libro, conserva vivo il ricordo di quelle figure caratteristiche, di quei paesaggi grandiosi; e le impressioni sono cosi forti, che sembrano quasi immediate, e non di seconda mano, a traverso un'opera d'arte. ([[Luigi Capuana]])
*Così ci fermiamo al Dazio, la casetta della dogana in città, e Vestito di Velluto deve pagare per della carne e del formaggio che porta con sé. Dopo di che scivoliamo via nella fredda strada principale di Nuoro. Penso che questa è la patria di [[Grazia Deledda]], la scrittrice, e vedo una bottega di barbiere: De Ledda. E grazie al cielo siamo alla fine del viaggio. Sono le quattro passate. ([[David Herbert Lawrence]])
 
==Note==
<references/>
 
== Altri progetti==