Alain de Botton: differenze tra le versioni

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*Una casa può trasmetterci uno stato d’animo che siamo incapaci di crearci da soli ma a volte l’architettura più nobile può fare per noi meno di una siesta o un’aspirina. (p. 15)
*Dotata di un potere che è sovente tanto inaffidabile quanto inesprimibile, l’architettura faticherà sempre ad aggiudicarsi le risorse altrimenti destinate a necessità più impellenti. [...] La bella architettura non presenta i vantaggi indiscutibili di un vaccino o di una ciotola di riso e per questo motivo non acquisterà mai rilevanza politica e non diventerà mai una priorità, perché anche se potessimo rimodellare tutte le opere dell’edilizia umana, con sforzi e sacrifici costanti, fino a emulare piazza San Marco, anche se potessimo trascorrere il resto della nostra vita nella Villa Rotonda del Palladio o nella Glass House di Philip Johnson, continueremmo comunque a essere spesso di cattivo umore. (p. 16)
*Se anche l’architettura possiede un contenuto morale, le manca il potere di farlo valere. Offre suggerimenti invece di promulgare leggi. Ci invita a emulare il suo spirito – non ce lo impone -, e non può impedire che se ne abusi. (p. 18)
*È nel dialogo con la sofferenza che molte cose belle acquistano il loro valore. Conoscere il dolore si rivela inaspettatamente uno dei requisiti essenziali per apprezzare l’architettura. A prescindere da tutti gli altri fattori, forse dobbiamo proprio essere un po’ tristi affinché gli edifici ci commuovano davvero. (p. 23)
*L’architettura, anche quella più compiuta, costituirà sempre solo una debole e imperfetta protesta (costosa, affatto indistruttibile e moralmente inaffidabile) contro lo stato delle cose. (p. 23)