Roger Peyrefitte: differenze tra le versioni

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Vi sono mille sfumature per la virtù, ma non dovrebbero essercene per il vizio, che può trovare una giustificazione soltanto nell'inesorabile compiersi del suo destino. Esso deve aspirare ai culmini o agli abissi, per tutto salvare o tutto perdere, in un'abdicazione totale o in un trionfo pieno. Ma è raro che giunga ai veri trionfi.<br>Le due parti di questo libro presentano, in personaggi molto diversi, i due volti dello stesso soggetto: l'ombra e la luce, il sorriso e il dramma, la pienezza della beatitudine e il dolore più cocente raggiunto attraverso la massima perversità. La maestra di pianoforte e il barone tedesco, di cui raccontiamo la storia vera, ci sembran riassumere quasi perfettamente i contrastanti aspetti delle eccentricità amorose: inoltre, a modo loro e nel quadro dei costumi contemporanei, illustrano anch'essi le antiche parole d'Ifigenia in Aulide: «L'aurocrinito amore ci fa segno agli strali della sua doppia faretra, di cui gli uni dispensano la felicità e gli altri la sventura».
===Citazioni===
*Cominciò a suonare il ''Chiaro di luna'' di [[Ludwig van Beethoven|Beethoven]] e il suo braccialetto, urtando la tastiera, aggiungeva alla melodia una nota gracile e un riflesso dorato e io, che le ero vicino, sentivo quella musica salire verso di me. Mi chinai, le dissi: «State suonando il pezzo che preferisco ad ogni altro al mondo». Si fermò, poi di colpo rovesciò indietro la testa ed io vidi due lagrime scendere lungo le sue guance. Carezzai leggermente i suoi capelli, appoggiai la testa contro la sua, la sentii tremare e allora, facendomi coraggio, le baciai la bocca. Non mi rese il bacio, ma le sue labbra restaron socchiuse come se lo respirassero. (p. 41)
 
{{NDR|Roger Peyrefitte, ''Eccentrici amori'' (''Lex Amours Singulières''), traduzione di Maria Lilith, Longanesi & C. 1958.}}