Fausta Cialente: differenze tra le versioni

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*La Resistenza era stata, certo, una bellissima pagina che qualche speranza aveva suscitato in tutti noi, e col nostro giornale l'avevamo esaltata il più possibile; ma era ''una'' pagina soltanto, e per di più era stata condotta da una minoranza, proprio come da una minoranza era stato fatto il nostro Risorgimento su cui ancora oggi si discute, illuminandone gli angolini. Le pagine che in seguito si sarebbero lentamente voltate sotto i miei occhi durante anni, non ebbero proprio nulla che potesse esaltarmi o confortarmi; così, a freddo, facevo del giornalismo con ben poco convincimento e avevo cominciato a scrivere la ''Ballata''. Dovevo ogni tanto ripensare a mio padre quando aveva detto all'avvento del fascismo: "siamo un gran popolo di cialtroni", continuavo a non dargli ragione, ma il comportamento, o meglio il costume degl'italiani è quasi sempre tale che ho quasi sempre voglia di andarmene, e non perché "fuori" io trovi gran che di meglio, ma essendo fuori non vedo e non sento. (parte IV, cap. III, p. 240)
 
===Excipit[[Explicit]]===
Queste care figure che mi camminano davanti sono proprio mie, pensavo guardandole con tenerezza; erano un me stessa sdoppiato che sembrava promettermi, pur allontanandosi e volgendomi le spalle, qualcosa di affettuoso e sereno — per sempre. Sapevo di amarle profondamente, e siccome il mio non era un sentimento nuovo, doveva essere dunque un risveglio. Ma perché un risveglio? e proprio allora? Ch'esse rappresentassero per me la continuità della vita poteva essere solo un severo richiamo alla realtà, una sensazione che dovevo responsabilmente accettare, dopo averla riconosciuta; ma quasi non bastasse, e mentre così le seguivo amandole, mi venne improvvisamente un altro pensiero, o forse un presentimento, ch'era pure un angoscioso sospetto: se mi volto, non vedrò forse mia madre camminare dietro di noi, anche lei su questa spiaggia? è possibile che sia lì a seguirci e a volerci ancora bene?<br>Non mi volto, naturalmente, non voglio vedere la spiaggia deserta alle mie spalle, né se l'ultima delle triestine Wieselberger ci sta davvero seguendo, piena d'amore anche lei, ne sono certa, e forse di un'affettuosa, indulgente tolleranza, perché siamo vive, noi, e lei invece è morta, dunque riposa per sempre, nulla potrà mai più deluderla né ferirla o recarle offesa. Forse è questo il suo messaggio, ed è venuta fin sulle rive del Golfo Persico a portarcelo: vi voglio ancora bene, ma lasciatemi in pace, adesso, e pensate a vivere sbagliando il meno possibile. Noi abbiamo tanto sbagliato.<br>Mi vengono le lagrime agli occhi mentre seguito a camminare verso la pagina aperta che sono questo mare e questo cielo, dietro le mie tre lontane figurine. La nebbia della sera sta lentamente avvolgendole, ma non riuscirà a nascondermele e continuiamo insieme, a distanza, sul filo dell'onda che si ritira con un fruscio sottile. Non penso più al remoto disordine della vita alla quale dovrò pur tornare, per inumana, vergognosa o impossibile che sia; ho in silenzio accettato quella che sembra essere la promessa d'una gioia esigua per quanto anch'essa remota — quindi non è solo un barlume questo che ora dilegua lamentandosi sull'acqua.